Rovella in campo con il Monza
, 14 Aprile 2023
7 minuti

Nicolò Rovella si è preso la scena


Il regista del Monza è uno dei giocatori più interessanti in Serie A.

Quando alla fine di agosto era stato ceduto al Monza in prestito, era tornato fuori l'argomento delle plusvalenze. Come aveva potuto la Juventus spendere quasi 20 milioni di euro per un centrocampista che dopo due anni di Serie A non era ancora pronto? L'ennesima prova di un sistema in declino, dove i giovani calciatori sono asset per rinfoltire i bilanci. È assurdo ripensarci oggi, mentre guardiamo a Nicolò Rovella come uno dei giocatori più interessanti del campionato. Lentamente ci siamo accorti del suo modo unico di stare in campo: uno stile garbato eppure dinamico, elettrico, vitale.

Rovella ha 21 anni e alla sua età ha già capito che nel calcio le cose cambiano in fretta. Sabato ha segnato il suo primo gol in carriera, un bel tiro d'interno destro con cui aveva portato il Monza in vantaggio a Udine. Intorno al suo nome c'è talmente tanto hype che nelle scorse settimane si era parlato di un'interesse del Manchester City, oltre che di una fantomatica offerta del Chelsea. «Neanche lui sa fin dove può arrivare» ha detto il suo allenatore, Raffaele Palladino. «Deve migliorare giorno dopo giorno perché può essere il futuro del calcio italiano: gioca, difende, è un centrocampista completo».

È difficile parlare di Nicolò Rovella trascinando le sue giocate fuori dalla continuità della partita. Certo i suoi passaggi sono tecnicamente appaganti ma il suo impatto sul possesso del Monza, la guida mentale e tecnica che esercita in mezzo al campo è un'arte sottile. Forse non decifrabile a pieno. Rovella ha effettuato zero assist e tranne qualche sporadica incursione è tutto tranne che un goleador. Cosa lo rende così speciale?

Spesso viene schierato in coppia con un altro centrocampista-feticcio della Serie A di questi anni, Stefano Sensi, ma Rovella rimane il primo regista del Monza. È attraverso i suoi piedi, ma forse dovrei dire innanzitutto attraverso la sua testa, che la squadra tesse la manovra offensiva. Con un passaggio può tagliare una linea di pressing o lanciare l'esterno sul lato opposto. Non solo: quasi sempre vede oltre la prima giocata ed è sempre lui a indicare ai compagni la scelta giusta da fare sotto pressione.

Il regista preferito del tuo regista preferito

Contro la Salernitana, a metà novembre, ha approfittato di un rapido contrattacco per infilarsi tra le linee – alle spalle di Kastanos – per condurre il pallone con i suoi tocchi gracili, prima di verticalizzare per Dany Mota, atterrato da Candreva nel rigore che diventerà il gol del 3-0. È un'azione che nasce dal pensiero di Rovella, che con la mano indica a Ranocchia dove e quando vuole essere servito. Rovella interpreta gli spazi tra i corpi degli avversari in campo e li sfrutta creando corridoi in cui far passare il pallone con la naturalezza che associamo ai grandi del ruolo.

Nelle interviste Rovella parla di sé come di uno con personalità da vendere e non è difficile credergli. A dicembre a Tuttosport ha ricordato i tempi in cui camminava sulle acque nelle giovanili: «Volevo sempre la palla, anche se ero messo male in campo». Rovella accentra tutte le responsabilità sul suo talento. Qualche mese dopo è stato Dazn a intervistarlo nel format Piedi X Terra, dove vediamo una bella punizione segnata da Rovella adolescente, piccolo e gracile, con la maglia dell'Alcione in Serie D. «Ammiro molto Modric, ho ammirato Marchisio e Sneijder».

Già allora la sua tecnica – che nei giocatori creativi tendiamo a cristallizzare nelle punizioni, il gesto più sensuale possibile – era eccezionale, e si stagliava sugli altri ventuno in campo come le montagne dal paesaggio nei quadri di Caspar Friedrich. Il giorno in cui il suo primo allenatore all'Alcione, Alessandro Tonani, lo ha visto giocare ha chiamato il direttore sportivo: «Quel biondino lì in mezzo farà il calciatore. Dobbiamo prenderlo subito». La crescita di Rovella è stata lenta ma costante. A 16 anni ha firmato con il Genoa, nonostante la concorrenza delle big italiane. Tuttavia è diventato titolare in Serie A solo grazie a una lunga serie di infortuni nell'organico rossoblu. L'unico fiore rigoglioso in una squadra cupa e appassita com'era il Genoa durante la pandemia.

Quest'anno è tra i migliori centrocampisti del campionato per passaggi riusciti – 65.3 ogni 90 minuti, è nel 97 percentile. E se non vi bastasse la sua precisione cibernetica (è nel 9% dei centrocampisti che sbaglia meno passaggi secondo Fbref), possiamo parlare della sua intensità senza palla. Rovella non ha un fisico da boxeur – non arriva al metro e ottanta, pesa poco più di sessanta chili – ma è tra i centrocampisti che vincono più contrasti, con 1.69 ogni 90'. Le gambe lunghe e sottili da gru gli servono come tentacoli per estirpare il pallone dai piedi degli avversari.

Come Rovella ha cambiato il Monza

Rovella è innanzitutto un giocatore intelligente. Con la palla è in grado di spezzare il campo in due e rendere da solo il Monza una squadra verticale – come ha fatto in questa battuta di baseball contro il Milan o in quest'assist fine a Caprari contro la Samp, o ancora in questa lunga sequenza di aperture contro la Juventus – ma anche se il Monza difende dietro la palla Rovella è presente nella partita. La sua lettura delle azioni è profonda, gli fa assumere rischi calcolati nell'anticipo e infatti nessun centrocampista effettua più intercetti di lui in Serie A: 2.42 ogni 90 minuti.

Da quando è stato chiamato ad allenare la prima squadra, Palladino ha organizzato il Monza puntando sul 3-4-3 e un impianto di pressing simile a quello del suo maestro Gasperini. A differenza dell'Atalanta, però, il Monza di Palladino gestisce il pallone anche per larghi tratti della partita: è terza per possesso in Serie A. È da Rovella che parte la prima costruzione del Monza, quando si abbassa sulla linea dei difensori – gioca sul centro-sinistra se di fianco a lui c'è Pessina, dall'altro lato con Sensi – per innescare le rotazioni laterali tra esterno e centrale.

Rovella svuota il centrocampo abbassandosi e detta il passaggio per Caldirola. Questo produce due effetti: 1) Caldirola si allarga ed è libero di ricevere 2) Machin prende il posto di Rovella e smarcato tra le linee può condurre la ripartenza del Monza.

Se Rovella gioca sul centro-sinistra la sua signature move è la ricerca del lancio lungo per l'ampiezza fornita a destra da Patrick Ciurria, uno dei migliori esterni del campionato per rendimento. Il calcio di Rovella ha pochi eguali per precisione, ma è soprattutto verticale. Effettua 5.43 passaggi progressivi a partita – e il 61% dei suoi passaggi si svolgono nell'ultimo terzo di campo: è un dato che dimostra le sue doti anche in rifinitura – e soprattutto è tra i primi centrocampisti per distanza media dei passaggi. Appena riceve il pallone, Rovella sterza per evitare la pressione ma la prima giocata che ha in mente spesso fa guadagnare al Monza 30 o 40 metri. La sua interpretazione del ruolo di regista si avvicina più a quella del quarterback nel football americano.

Contro l'Udinese ha giocato una delle migliori partite in stagione. Ci ricordiamo del suo gol dopo un inserimento violento, ma a centrocampo Rovella è stato dominante, con un controllo sulla partita che associamo a pochi calciatori. Ha effettuato 3 passaggi chiave, finendo la partita con 66 passaggi riusciti – 94.3% di precisione –, 4 duelli aerei vinti e un'altra occasione mancata di testa a pochi passi dalla porta di Silvestri. Poi è uscito all'80esimo per crampi e se c'è una cosa che deve migliorare quella ha a che fare col fisico. «Come voto mi darei un sette, a volte sono un po’ calato nei finali ma sono soddisfatto nel complesso» aveva detto nell'intervista a Tuttosport.

Fate caso alla diagonalità dei passaggi di Rovella (a 0:55, ma anche a 1:00 o a 1:12), che riesce sempre a trovare l'angolo giusto per passare il pallone in avanti. Questo permette al Monza di essere una squadra più verticale, più pericolosa e quindi più efficace.

Il futuro del calcio italiano?

A settembre ha giocato una delle prime partite da titolare col Monza contro la Juventus, con cui aveva debuttato poche settimane prima. Era l'esordio di Palladino e quella sconfitta, arrivata per il colpo di testa di Gytkjaer, è stata il punto più basso della stagione juventina. A ballare come un demone sulle macerie di una squadra svuotata, ricca di forma e povera di contenuto, c'era Nicolò Rovella. Una delle azioni che racchiude il suo status, la sua "prontezza" per i grandi palcoscenici riguarda il duello a distanza con Leandro Paredes, acquistato dalla Juve proprio per sostituire Rovella.

«La cosa che lui aveva più degli altri era che non voleva perdere» ha detto Tonani e dopo aver visto Rovella anticipare, dribblare e manipolare il centrocampo della Juve nello spazio, trasformando la fascia centrale del campo in un territorio ostile persino a uno dei registi più completi in Europa, non possiamo che diventare testimoni di questa sua attitudine. Quella era pur sempre una delle prime apparizioni juventine per Paredes, eppure la mia sensazione è che ci fosse qualcosa di ancora più voluttuoso nel gioco di Rovella in quella partita. Ai microfoni si è detto dispiaciuto per quel risultato, per i suoi ex compagni, ma se provate a guardarlo in partita l'ultima idea che vi farete è di una persona in preda all'infelicità. Forse è una prestazione che sarebbe arrivata contro qualsiasi altra squadra, ma il fatto che Rovella abbia giocato in quel modo contro la Juve aggiunge qualcosa alla sua storia. Lo rende più vicino, cioè, all'ideale di giocatore pronto per la Juventus. stessa Un giovane pronto a bruciare tutto tra sé e l'affermazione, un atleta che sbranerebbe il mondo solo per toccare la palla e rendersi protagonista.

Dopo la partita vinta a Bologna, in cui Rovella ha brillato per la gestione del possesso – in un contesto strano dove il Monza ha preferito difendersi in basso nel campo piuttosto che pressare come suo solito – i tifosi della Juventus hanno invaso i suoi social per rimpiangerlo. È presto per arrivare a certe conclusioni, ma è un punto di vista che non possiamo trascurare. Sono anni tetri per il calcio italiano. Non ci qualifichiamo da otto anni ai Mondiali e ormai anche le speranze per il futuro ci sembrano grigie, come i calcinacci della fittizia città di Coketown descritti da Dickens in Hard Times. Guardiamo i giocatori italiani e pensiamo al passato, a un'età dell'oro perduta.

Lo stile elegante ma spurio di Nicolò Rovella invece non ha niente a che fare con il passato. Né con lo stereotipo del centrocampista centrale tecnico, vestito di raso ma immune al sacrificio. Al contrario, Rovella è diventato uno dei giocatori più interessanti in Serie A perché sa fare molte cose, e quasi tutte bene. La sua tecnica è essenziale, non trabocca nella futilità; i suoi interventi rudi, allo stesso tempo, sono figli di un approccio sempre proattivo. Rovella è diventato il regista preferito del tuo regista preferito, insomma. Uno di quei talenti che non si riassumono in gol o assist, e che migliorano la squadra attraverso giocate che restano fuori dagli highlights. Un'interprete efficace e moderno del ruolo ancora invisibile al "mainstream", ma da cui molti possono già imparare. Rovella è il centrocampista italiano dal futuro più luminoso, eppure non è ancora stato convocato in Nazionale.

È grazie a talenti come Rovella se ogni tanto riusciamo a guardare al futuro del nostro calcio o semplicemente della Nazionale senza provare angoscia.


Autore

  • Nato a Giugliano (NA) nel 2000. Cinema, rap e letteratura sopra ogni cosa. Studia ingegneria mentre cerca di razionalizzare il mito di Diego Maradona.

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