James McClean ha rotto il tabù dell'autismo nel calcio
L'irlandese è il primo calciatore in attività a rivelare di soffrire di un disturbo dello spettro autistico.
Ci sono persone che per vocazione, per l'educazione ricevuta, per quello che hanno vissuto, sono molto più tendenti a esporsi, a prendere posizione, a dare l'esempio. Non è una caratteristica propria di tutti e non si può forzare nessuno ad essere così, ma se si è personaggi famosi, si ha sicuramente una cassa di risonanza molto ampia per far arrivare a più persone possibili i propri messaggi, le proprie posizioni, il proprio modo di essere diventando così fonte di ispirazione per qualcuno. Uno che questo compito lo assolve alla perfezione è James McClean. Finora il calciatore del Wigan era noto principalmente per le sue posizioni a sostegno della causa irlandese, ma a inizio aprile ha deciso di annunciare pubblicamente di soffrire di un disturbo dello spettro autistico.
McClean ha deciso di rendere pubblico questo dettaglio della sua vita personale durante la Settimana di Sensibilizzazione nei confronti dei Disturbi dello Spettro Autistico, il periodo in cui l'attenzione mediatica su questi disturbi è massima. Ha deciso di farlo anche per la figlia Willow-Ivy, anche lei autistica e grazie alla quale McClean ha deciso di sottoporsi al test che ha portato alla diagnosi. Di riflesso, James McClean è stato ringraziato e celebrato da molte persone con disturbi dello spettro autistico, genitori di queste e associazioni che si occupano del tema, per averne parlato ed essere fonte di ispirazione per tutti loro. Il calciatore irlandese ha confermato ancora una volta di non esitare ad esporsi per rappresentare chi è come lui, che si tratti dell'appartenenza nazionale o del disturbo che ha scoperto di avere.
Una questione di identità
Derry è una città di circa ottantamila abitanti situata al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. Ad essere precisi, per pochi chilometri ricade all'interno di quest'ultima. Proprio a Derry, il 22 aprile del 1989 nasceva da una famiglia cattolica James McClean. Sei anni prima, sempre in primavera, gli U2 cantavano per le prime volte "Sunday Bloody Sunday", diventata poi un successo globale. La canzone del gruppo irlandese fa riferimento a un fatto avvenuto proprio a Derry nel 1972, passato alla storia come Bloody Sunday: un reggimento dell'esercito britannico sparò su una folla di manifestanti disarmati, uccidendone quattordici e ferendone molti altri. Le vittime della violenza dei militari erano tutte cattoliche e manifestavano contro le incarcerazioni arbitrarie di cittadini irlandesi.
Gli eventi del Bloody Sunday fecero esplodere la fase più violenta del conflitto nordirlandese, che durò con tale intensità fino alla fine degli anni '80. Il piccolo James McClean cresce quindi in una Derry che si sta lentamente normalizzando e distendendo, ma che porta ancora freschi i segni dei cosiddetti Troubles. Ancora oggi farsi un giro tra i murales della città, soprattutto nella zona che tra il 1969 e il 1972 fu Free Derry - ricordata dalla scritta che ne segnava l'ingresso - permette di respirare il clima passato e comprendere il presente degli abitanti di Derry. Uno dei tantissimi graffiti che colorano i muri della città raffigura proprio James McClean. È rappresentato esultante, la maglia della nazionale irlandese addosso.
Come sempre, calcio e storia si intrecciano, e il Conflitto Nordirlandese non fa eccezione. Basti solo pensare al fatto che la squadra di calcio di Derry, il Derry City, è l'unica squadra con sede nell'Irlanda del Nord a giocare il campionato nazionale dell'Eire. È proprio con la maglia biancorossa del City che McClean fa il suo esordio tra i professionisti, giocando per tre anni con la squadra della sua città natale. Nel 2011 passa al Sunderland, andando a giocare quindi in Inghilterra, e nel 2012 sceglie di legarsi alla nazionale irlandese, scartando quella dell'Irlanda del Nord. Queste due scelte, come vedremo poi, saranno fondamentali nel definire chi è James McClean oggi.
La carriera del calciatore irlandese è poi proseguita interamente in Inghilterra, passando per Wigan, West Bromwich, Stoke e di nuovo Wigan, dove gioca tutt'ora. Alle partite con il Wigan si affiancano ormai da dieci anni a questa parte anche le partite con la sua nazionale, verso cui McClean nutre un senso del dovere e un'attrazione a volte quasi eccessive, come quando fece infuriare il suo allenatore allo Stoke, Michael O'Neill, per essere sceso in campo con l'Irlanda nonostante fosse infortunato. Lo scorso anno McClean ha pure indossato per la prima volta la fascia da capitano dei Boys in Green, confermandosi come uno dei simboli della selezione irlandese, con cui ha raccolto quasi cento presenze.
Un passo importante
James McClean è a un punto ormai avanzato della sua carriera e ormai ha raggiunto la maturità anche come persona. Gioca in Championship, è un pilastro della sua nazionale, ha una moglie e quattro figli, ha un murales che lo rappresenta nella sua città natale. Ha realizzato molti dei suoi sogni e aspirazioni e ha superato numerosi ostacoli. In questo contesto, ha deciso di rendere pubblica la diagnosi che ha ricevuto solo di recente, rivelando di soffrire di un disturbo dello spettro autistico. Lo ha fatto per dimostrare alla figlia, ma anche a chiunque altro abbia il suo stesso disturbo, che questo non li deve frenare dal raggiungere i propri obiettivi.
Tra il 15% e il 25% della popolazione nel Regno Unito è neurodivergente, categoria in cui rientrano anche le persone affette da disturbi dello spettro autistico. Nel corso degli ultimi anni si è raggiunta sempre maggiore consapevolezza sul tema e le diagnosi sono in costante aumento. Tuttavia, nel mondo del calcio se ne parla ancora molto poco e quando se ne parla lo si fa spesso a sproposito. Basti pensare anche solo alla quantità di persone che tentano di diagnosticare qualche neurodivergenza a Lionel Messi solo per alcuni suoi comportamenti. I calciatori sono tutt'altro che incoraggiati a rendere pubblica una eventuale diagnosi o anche semplicemente a sottoporsi a dei test per individuare un eventuale disturbo. La struttura stessa della vita di un calciatore professionista porta spesso ulteriori difficoltà ai calciatori neurodivergenti, che in alcuni casi non sanno nemmeno di esserlo.
A questo proposito diceva in un'intervista John O'Kane: "Sostanzialmente devi essere un robot. Mangi, dormi e respiri calcio. Non faceva per me. Non era nella mia natura essere quel robot". O'Kane è uno dei membri della celebre Class of '92 del Manchester United e uno dei pochissimi calciatori ad aver reso pubblico il suo disturbo dello spettro autistico. La sua carriera ad alti livelli è durata solo fino ai 28 anni ed è stata parecchio travagliata, anche a causa del fatto che allenatori e tifosi lo prendevano per pigro, distaccato e poco incline al sacrificio, quando in realtà questi erano tutti effetti del suo disturbo. Dai compagni dello United fu soprannominato Spaceman, per la sua tendenza a distaccarsi dalla realtà. Tutto questo è accaduto senza che O'Kane sapesse di soffrire di un disturbo dello spettro autistico, in quanto la diagnosi è arrivata a carriera ampiamente finita.
Una lunga intervista a John O'Kane sul tema.
McClean è invece il primo a scoprire il suo disturbo e a rendere pubblica la diagnosi mentre ancora in attività e questo è un passo estremamente importante. Il calciatore irlandese ha deciso di esporsi per sé e per gli altri, in un ambiente come il calcio in cui temi come la neurodivergenza e la salute mentale sono ancora ignorati se non addirittura stigmatizzati. Nel bene e nel male ora McClean sarà sotto i riflettori a seguito di questo suo annuncio, un peso non da poco che non tutti sono disposti ad affrontare. James McClean si è esposto senza nascondere una parte di sé e non è una novità per un personaggio come lui.
Per sé stessi e per gli altri
A questo punto dobbiamo ritornare al 2011/12 e ai due momenti chiave che hanno definito la traiettoria del personaggio McClean. Scegliere l'Irlanda piuttosto che l'Irlanda del Nord - dopo aver oltretutto giocato nell'under 21 della seconda - è una decisione carica di significato politico, che McClean ha fatto spiegando anche il perché senza mezzi termini. "Da cattolico mi guardavo attorno e vedevo le Union Jack e sentivo i cori dei tifosi e non mi sentivo per nulla a casa" ha detto McClean in occasione della scelta, aggiungendo anche di essere contento di poter giocare per il proprio paese. Questo gli ha attirato enormi antipatie da parte dei tifosi nordirlandesi ma anche l'apprezzamento dei suoi connazionali.
Pochi mesi prima McClean aveva fatto il suo esordio con il Sunderland e a inizio novembre aveva vissuto il suo primo Remembrance Day da giocatore di una squadra inglese. Come molti sapranno, in occasione di tale ricorrenza, giocatori e allenatori della Premier League indossano un papavero rosso sulla loro divisa. McClean no. E dal 2011 a oggi non lo ha mai fatto. Il cosiddetto poppy celebra, infatti, i caduti dell'esercito inglese nelle guerre, quello stesso esercito che nel 1972 ha massacrato 14 persone a Derry, la città natale del calciatore irlandese. Intreccio tra storia e calcio, che si ripete periodicamente e che mette ogni novembre James McClean al centro dell'attenzione e delle polemiche.
A queste prese di posizione si sono affiancate nel corso degli anni anche le numerose donazioni e opere di beneficienza fatte da McClean in favore della comunità della sua città natale. Anche queste azioni sono la conferma del ruolo che il calciatore del Wigan ha deciso di assumere, un ruolo di rappresentante, di esempio, di ispirazione per la sua gente, che si pensi ai suoi concittadini o agli irlandesi in generale. Non si è mai preoccupato di subire le offese, le minacce, i cori e gli insulti, o di essere al centro dell'attenzione dei media. Non è l'unico irlandese a giocare in Inghilterra e molto probabilmente non è l'unico a pensarla in quel modo sull'argomento. Ma McClean se la sente di agire e di accettarne le conseguenze.
La scelta di rendere pubblico il suo disturbo dello spettro autistico, con tutte le motivazioni dietro alla decisione, si lega strettamente a questo discorso, pur afferendo a una sfera completamente diversa. La causa irlandese e la recente diagnosi sono comunque due aspetti della persona di James McClean su cui l'irlandese ha deciso di esporsi, assumendo un ruolo impegnativo e difficile. Non tutti sono adatti né magari hanno la volontà di assumersi una responsabilità di questo tipo, ma McClean lo è e continua a decidere di farlo per sé e per tutti gli altri che sono come lui. Che si tratti della propria nazionalità o della propria neurodivergenza James McClean è pronto a esporsi. Sempre.
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