Il Milan ha ottenuto il massimo dal minimo
I rossoneri hanno vinto di misura contro un buon Napoli.
La squadra campione d’Italia in carica contro chi a breve gli scucirà lo scudetto dalla maglietta - ormai per quanto riguarda la vittoria dello scudetto la scaramanzia è fuori moda pure a Napoli. Due allenatori interessanti e carismatici. Personaggi a modo loro, Pioli con la sua pacatezza, Spalletti con la sua simpatia e perle in grado di diventare aforismi. La sfida tra due giocatori dotati del talento più incisivo e intimidatorio del campionato, Rafa Leão e Kvaratskhelia. Settentrione contro meridione, un revival della sfida di fine anni 80. L’idolatrato Maldini contro il contestato De Laurentiis. La sfida tra i caldissimi e coloratissimi tifosi, un confronto ben inaugurato dalla coreografia dei tifosi milanisti con Pulcinella che sta per essere stretto tra le mani del diavolo, un’immagine già iconica comunque andrà. San Siro contro il San Paolo, anzi contro il Diego Armando Maradona.
È un vero peccato che per questa prima sfida manchino due uomini simbolo, seppur in modo diverso, delle squadre coinvolte: Victor Osimhen e Zlatan Ibrahimovic. L’attaccante più in forma del campionato, trascinatore instancabile contro il vecchio campione stanco ma con ancora un po’ di talento da spremere in notti come questa. Milan-Napoli doveva essere il manifesto di cosa può offrire la Serie A, e lo è stato. Il tabellino finale è da partita di vertice in Serie A, un solo gol, tanti ammoniti, un’espulsione, polemiche con l’arbitro. Ma tutta la tensione di una partita europea così importante i giocatori in campo l’avevano stampata in volto.
Spalletti ha dovuto rinunciare a schierare un attaccante puro al centro dell’attacco, viste le assenze di Osimhen e Simeone e le condizioni di Raspadori, e ha deciso di puntare su Elmas al centro del tridente con Kvaratskhelia e Lozano (preferito a Politano) ai lati. Per il resto le posizioni del suo solito 4-2-3-1 erano occupate dai suoi giocatori di fiducia. Pioli invece ha confermato la difesa a 4, rispolverata dopo la pausa per la nazionali dopo un finale d’inverno giocato con la difesa a 3. Nel 4-2-3-1 rossonero Kjaer affianca Tomori e si rivede la mossa tattica che fu la chiave del 4-0 in campionato: Brahim Diaz largo sulla trequarti destra e Bennacer al centro, incaricato di muoversi tra le linee e di guidare il pressing una volta persa palla. Pioli non cambia nulla dunque, e d’altra parte perché dovrebbe: il Milan ha pienamente recuperato la fiducia nelle ultime settimane. Rispetto all’ultimo incontro, però, Spalletti ha architettato una contromossa.
Il talento liquido del Milan
È il pressing la novità più evidente fin dal primo minuto. La pressione del Napoli sulla costruzione dal basso del Milan è aggressiva e intimidatoria, e genera subito una grande occasione per Kvaratskhelia. Dopo un’incursione dalla destra del Napoli, Krunic sembra spegnere momentaneamente il cervello, come pensasse di trovarsi ancora nel riscaldamento, e regala di fatto un assist per l’esterno georgiano. Quello però, forse anche lui sorpreso dall’errore dell’avversario, non coglie l’attimo e si fa respingere il tiro sulla linea dallo stesso Krunic, bravo a reagire prontamente all’errore precedente. L’occasione dà coraggio al Napoli e spaventa un po’ il Milan. Il pressing degli attaccanti napoletani sporca l’impostazione di Maignan e compagni, costringendoli più di una volta a controlli poco puliti e a palle perse, e generando anche qualche occasione come il tiro da 25 metri di Zielinski con cui il portiere francese comincia a mettersi sotto i riflettori. In questo senso la scelta di puntare su Elmas si è rivelata azzeccata: con la palla il macedone si è visto poco e non ha offerto grandi soluzioni in rifinitura, ma in compenso ha svolto un lavoro enorme nel portare pressione agli avversari A fine partita Spalletti lo ha elogiato proprio per questo apporto: «Elmas ha disputato una grande partita. Ha sempre pressato bene, ha sporcato la loro costruzione e questo ha agevolato la nostra gara».Questa chiave tattica ha permesso al Napoli di prendere il controllo della partita nelle battute iniziali, tanto da arrivare al tiro già 5 volte nei primi 15 minuti.
Allo stesso tempo il Milan dava l’idea di poter essere nettamente più pericoloso del Napoli una volta eluso il primo pressing. I principali strumenti con cui i rossoneri uscivano dalla pressione era il loro talento nel dribbling, ma non solo: gli scambi fiammanti tra Leao e Theo Hernandez, le verticalizzazioni improvvise, le conduzioni di Brahim Diaz, le protezioni del pallone di Bennacer. Al 25’ Leao parte a razzo dalla propia trequarti dopo aver mandato al bar Rrahmani, si fa sessanta metri di campo palla al piede fino a tirare in porta, ma la sua conclusione sfiora il palo. Da quell’azione il Milan prende in mano la partita. La continua minaccia degli strappi dei suoi giocatori un po’ spaventa l’avversario, un po’ cementa la propria stessa fiducia.
I giocatori con più estro si esaltano nelle notti europee. L’atmosfera più calda e gli spazi più ampi rispetto alle sfide di campionato invitano i giocatori più talentuosi a provare le giocate difficili. E in questo senso Pioli aveva nettamente più armi a disposizione rispetto a Spalletti. Brahim Diaz è stato uno dei singoli che ha brillato di più nella partita di ieri, come già aveva fatto in quella al Maradona. Il numero 10 spagnolo per tutto il primo tempo ha attirato gli avversari sia sulla linea laterale che in mezzo al campo: ogni volta che entrava in possesso partiva a razzo grazie alla sua tecnica sopraffina nel primo e secondo controllo.
È sua la giocata della partita: in mezzo al campo elude la pressione di Lobotka e Mario Rui con un dribbling brillante, rapido, tutto di sinistro spostando la sfera tra interno ed esterno. Da quella giocata nasce la transizione 5 contro 3 in campo aperto che porta al gol di Bennacer. Una transizione che il Milan non rifinisce nemmeno in modo troppo pulito: il passaggio di Leao in realtà è per Brahim, ma la velocità dello spagnolo nel frattempo lo ha portato troppo avanti rispetto al pallone, che diventa così buono per il sinistro secco di Bennacer. Se qualcuno si stesse ancora chiedendo perché Brahim Diaz indossa la 10 del Milan e se sia davvero un giocatore importante dopo ieri dovrebbe aver trovato la risposta. Diaz si è esaltato spesso nelle grandi partite, è stato l’uomo su cui Pioli ha spesso puntato quando gli serviva un tocco di imprevedibilità nelle partite tese, come contro la Juventus o nei derby. Un asso nella manica da giocarsi in quelle gare in cui abbondano gli spazi e la giocata individuale ha un peso maggiore. Lo spagnolo sguazza splendidamente in questo tipo di situazioni. A fine partita si è preso il premio di migliore in campo della UEFA e adesso molti più tifosi chiederanno il suo riscatto dal Real Madrid. In questo senso è stata la sua partita statement, quella con cui ha fatto capire che è un giocatore che merita di giocare i quarti di finale di Champions League – se con la maglia del Milan o quella del Real Madrid non importa.
Il Napoli non è crollato
Il gol è stata la conferma che le fiammate del Milan potevano fare molto male al Napoli, e l’entusiasmo che segue in quei minuti sembra preannunciare una replica della prestazione del San Paolo. Il Milan spinge e comincia a portare il barometro emotivo dalla propria parte. Tutto comincia con Theo Hernandez che risponde all’esultanza del pubblico in faccia a Lozano, e che inizia a giocare col nervosismo degli avversari come aveva già fatto con Romero del Tottenham nel turno precedente. Il Napoli sembra scosso ed è anche salvato dalla traversa nel recupero del primo tempo, colpita da Kjaer dopo uno stacco secco di testa. Sembra sull’orlo del crollo, ma poi nel secondo tempo dimostra invece qualcosa che nello 0-4 di Napoli non aveva mostrato: la capacità di assorbire il colpo e crescere.
Spalletti all’intervallo non ha fatto cambi, e il Napoli ha ripreso a giocare a viso aperto. In questa fase della partita ha pesato l’assenza di un terminale offensivo. Soprattutto su Kvaratskhelia, al quale non si può chiedere tutto. La partita del georgiano è stata positiva su più fronti e ma ben contenuta dalla grande prestazione difensiva del suo diretto avversario, Calabria. È evidente che il capitano del Milan abbia studiato come affrontarlo: nel secondo tempo in varie occasioni si è lasciato sorprendere dai suoi giochi di gambe, ma poi con l’aiuto dei raddoppi di Kjaer riusciva a recuperarlo e a strappargli il pallone da dietro quando Kvara sterzava sul destro. L’assenza di un attaccante di riferimento su cui appoggiarsi ha sporcato molte scelte del georgiano, che inevitabilmente è diventato il principale responsabile della finalizzazione vista l’impalpabilità di Lozano ed Elmas in area.
Oltre a Kvara, gli unici in grado di sollecitare la difesa rossonera con qualche incursione sono stati Anguissa, Di Lorenzo e Zieliniski. Pur giocando decisamente bene e con un approccio ambizioso, il Napoli sta scoprendo in questo periodo quanto le sue soluzioni siano corte senza il suo giocatore più talentuoso. Il ritorno di Osimhen è vitale in vista del ritorno.
Theo Hernandez si è preso la testa del Napoli
C’è stato solo un momento in cui il Napoli ha perso completamente il controllo sull’emotività della gara, e lo pagherà a caro prezzo al ritorno. Come detto, Theo ha seminato nervosismo sulla sua fascia, ben consapevole che qualche frutto sarebbe arrivato. Ne sono arrivati due, a pochi istanti l’uno dall’altro. L’espulsione di Zambo Anguissa, al di là delle polemiche che possono scaturire da un derby italiano in Europa, è figlia soprattutto del talento, anche fastidioso e ai limiti della prova d’attore, di Theo Hernandez nel manipolare a suo favore i momenti emotivi chiave della partita. All’espulsione del centrocampista camerunese, poi, è seguita anche l’ammonizione di Kim, furioso per la decisione dell’arbitro Kovacs, che era diffidato e salterà per squalificala la gara di ritorno. Spalletti, che a fine partita si rimprovererà di aver tardato troppo a decidere di sostituire Anguissa, dopo l’espulsione ha tolto Kvaratskhelia e abbassato il baricentro. Un segnale di resa accolto da Pioli, che ha inserito Rebic per Diaz in modo da affiancare un partner a Giroud e provare il colpo del KO.
In un primo momento è sembrato poter arrivare (Krunic ha avuto una buona occasione dopo una serpentina di Saelemakers) ma poi nell’ultimo quarto d’ora è stato il Napoli ad andare più vicino a cambiare il risultato, con il tiro secco di Di Lorenzo tolto letteralmente da sotto la traversa da Maignan. Una parata da campione, un colpo di reni improvviso che ha tolto al Napoli il pareggio – a quel punto, tutto sommato meritato – e che ha rinfocolato nei tifosi del Milan il rimpianto che senza il suo infortunio il divario in classifica dal Napoli sarebbe meno ampio. Il Napoli ha trovato anche altre due occasioni da fermo: un colpo di testa di Olivera che fa la barba alla traversa e un altro più centrale parato da Maignan.
Il Milan, tutto sommato, ha vinto il primo round in maniera convincente, ma al contempo dall'altra parte il Napoli non meritava la sconfitta. Anche per questo, per quanto fatto vedere dagli azzurri, la qualificazione è ancora del tutto aperta. Nessuna delle due squadre ha deluso le attese: il Milan ha dimostrato di avere delle forti individualità capaci di vincere i duelli col puro talento, e forse è proprio questa l’arma che fa più male al Napoli. Il Napoli da parte sua ha dimostrato di saper imporre il proprio gioco con autorità anche senza Osimhen (un po’ meno di finalizzarlo) e anche di saper assorbire le botte emotive di un quarto di finale di Champions League. Sa anche che lo svantaggio non è ampio, che uscire da San Siro con uno 0-1 non compromette nulla, ma anche che le assenze di Kim e Anguissa nel ritorno potrebbero avere un certo peso. La partita di andata ci ha detto poi che sarà Spalletti quello che avrà più difficoltà nelle scelte, mentre Pioli ha trovato solo conferme, in particolare nelle posizioni di Diaz e Bennacer.
In sostanza Napoli e Milan hanno dimostrato di avere nel proprio organico campioni che valgono un palcoscenico del genere, che la Serie A non ha nulla in meno rispetto alle altre leghe per quanto riguarda il talento nel dribbling, nel difendere, nel pressare, nel parare e nel gestire i momenti di una partita di alto livello europeo. Come ha sottolineato Pioli nel dopopartita, però, ci sono stati anche “molti errori tecnici da entrambe le parti”, e la speranza è che sia il Milan sia il Napoli riescano a limarli per la partita di ritorno che si preannuncia elettrizzante.
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