Il Manchester City ha vinto con personalità
La squadra di Guardiola è ancora la principale favorita.
Nella conferenza stampa che aveva preceduto Manchester City-Bayern Monaco, Thomas Tuchel aveva sostenuto come il sonno fosse la miglior forma di preparazione. Ironicamente, aveva poi aggiunto che per lui a volte era difficile dormire e che proprio lunedì mattina si era svegliato presto ed era corso al campo di allenamento per pensare alla partita. L’eco di queste parole non può che rievocare forse la più grave delle colpe storiche del suo avversario, Pep Guardiola: l’overthinking che lo aveva portato a stravolgere le sue squadre in Champions e che, tra le altre cose, gli era costato il più eccellente dei precedenti tra i due: la finale di Porto del 2021.
Se a Guardiola si possono imputare numerosi episodi di overthinking, è opportuno notare che, avvicinandosi a questa partita, il tecnico catalano abbia adottato una scelta di continuità con le sue ultime partite. L’idea di disporre quattro difensori centrali in campo, usando John Stones come partner di Rodri in mediana, non è inedita e, in generale, nelle scorse partite ha dato maggior ordine al possesso del Manchester City. La vera sorpresa, per paradosso, è stata il ritorno di Bernardo Silva in campo e, soprattutto, nel suo ruolo “naturale": quello di esterno alto.
La sensazione generale è che Guardiola, ben conscio dei sottili margini su cui si muovono queste partite – Ruben Dias, nella conferenza stampa ha detto, mancando decisamente di originalità, che a decidere questo scontro sarebbero stati i dettagli – abbia voluto adottare una maggiore prudenza, rinunciando a un giocatore come Mahrez più in grado di incidere negli ultimi metri ma, al tempo stesso, più propenso a errori in possesso. La scelta del portoghese si può leggere in quest’ottica: sacrificare le giocate di Mahrez ma avere più stabilità e più ordine in possesso.
Per Tuchel questa era la seconda partita di peso della sua gestione – la prima, contro il Borussia Dortmund, l’aveva vinta per 4-2 – e alla fine le sue scelte non si sono discostate troppo da quelle ideali. L’unica vera grana da gestire per l’ex manager del Chelsea era quella legata all’assenza di Choupo-Moting davanti, risolta proponendo un tridente senza riferimenti composto da Sané, Coman e Gnabry e rinunciando, quindi, a Mané. L’unico altro dubbio era legato alla coppia di terzini ma alla fine il tedesco ha optato per un approccio più cauto: Benjamin Pavard sulla destra e Alphonso Davies sulla sinistra, con Cancelo, ex di giornata, solo in panchina.
I primi minuti della partita sono sembrati confermare la scelta di prendere meno rischi da parte di entrambe le squadre. Uno dei tratti che accompagnerà tutta la partita, però, emerge subito quando Upamecano scivola due volte – una rinviando, l’altra su un dribbling di Grealish – nello spazio di 40 secondi dal calcio d’inizio. Nei primi minuti si vede abbastanza chiaramente l’intenzione del Manchester City di controllare la partita con il possesso, a differenza del Bayern che cerca quasi ossessivamente i suoi esterni – Coman a destra, Sané a sinistra – anche e soprattutto con lanci diretti, tanto da spingere lo stesso Sané a invocare calma dopo appena tre minuti.
La prima occasione del City, dopo poco più di cinque minuti, arriva proprio da Bernardo Silva: il portoghese riceve in posizione aperta da Akanji e, con un tocco sotto elude il primo intervento di Alphonso Davies. Il canadese, però, può sempre sfruttare la sua incredibile velocità e grazie a essa riesce a recuperare, spingendo Bernardo verso l’esterno. A questo punto il portoghese è costretto a tornare indietro, finché non vede De Bruyne che si era avvicinato per dare supporto. Bernardo lo serve e KDB, quasi telepaticamente, alza un cross morbido al centro dell’area ma invece di trovare Haaland trova Gundogan che manda alto.
Per quasi tutta la fase iniziale i tentativi di pressing del Bayern si scontrano con la grande sicurezza dei giocatori del City. Pur forzando qualche errore sul lato di Akanji – sicuramente il più in difficoltà di tutto il City – i giocatori del Bayern non riescono mai a crearsi buone situazioni di transizione, sia per l’ottima riaggressione dello stesso Akanji che per le due prestazioni straordinarie di Stones e Rodri, sempre al posto giusto quando si tratta di dover recuperare o consolidare il possesso.
Intorno al quarto d’ora iniziano a emergere le prime crepe nel possesso del Bayern, con Sommer che impiega un tempo di troppo per controllare un retropassaggio di Kimmich ed è costretto a rinviare frettolosamente per evitare che Haaland gli sfili il pallone sulla linea di porta.
Il City è decisamente la squadra più viva in campo e lo dimostra al 21’, quando Akanji aggredisce Musiala sugli sviluppi di una rimessa nella trequarti del Bayern. Il tedesco non riesce a controllare il pallone e lo fa carambolare addosso a Davies e quindi sui piedi di Rodri. Lo spagnolo fa valere tutte le sue qualità nel gioco di prima e appoggia a Gundogan. Il tocco sarebbe anche troppo forte ma il capitano del City trova una bellissima giocata di prima, imbeccando Grealish che controlla e, girandos,i appoggia per Haaland, il quale si trova il pallone sul sinistro poco dentro l’area. Il tiro del norvegese non è impeccabile e finisce centrale ma questa è forse la prima azione in cui il City riesce ad alzare bene il ritmo.
Poco dopo anche il Bayern riesce ad avere una sua occasione: Sané riesce a scappare ad Akanji e a mettere in mezzo una buona palla per Musiala che, però, vede il suo tiro schermato da Ruben Dias. Nell’azione seguente è ancora Ruben Dias a chiudere su Sané al limite dell’area e a servire Rodri, il quale lancia in transizione De Bruyne. Sulla trequarti del Bayern, il City si trova già con cinque uomini: De Bruyne allarga per Grealish, Grealish ritorna centralmente da Gundogan, che scarica per Rodri il quale allarga su Bernardo dal lato opposto. Il portoghese, a questo punto, cerca l’ennesimo duello con Alphonso Davies ma rinuncia al dribbling e torna indietro, servendo Stones che gliela restituisce. Bernardo riceve e scarica su Rodri poco fuori dall’area. Lo spagnolo elude il ripiegamento di Musiala con un tocco anche abbastanza goffo ma riesce a spostarsi la palla sul sinistro e calcia a giro. Il sinistro non sarebbe il suo piede forte ma il tiro traccia comunque una parabola perfetta che si chiude nell'angolino, battendo Sommer e portando avanti il City. La telecamera prende Tuchel e Guardiola mentre ripiegano verso le panchine: uno stizzito, l’altro che esulta.
Il gol di Rodri che ha sbloccato il match.
Dal gol in poi la partita prende la sua fisionomia definitiva: il Bayern, dovendo esporsi, finisce per avere troppa fretta, sbagliando molto di più con il pallone. Tuchel inverte i due esterni alti, cercando di esaltare le difficoltà di Akanji mettendo sul suo lato un giocatore ancor più atletico ed esplosivo come Coman. Lo schieramento iniziale, però, non sembra fare il gioco dell’ex manager del Chelsea, dato che il Bayern soffre evidentemente la mancanza di un riferimento avanzato, cercando spesso appoggi sugli esterni che sono facilmente leggibili per la difesa del City e faticando a coinvolgere Gnabry nelle zone centrali del campo.
Il momento migliore per la squadra di Tuchel arriva a cavallo dei due tempi ma resta principalmente episodico, tanto che le occasioni principali sono quattro tiri da fuori di Sané tra il 45’ e il 55’. Proprio in questa fase si può cogliere particolarmente bene quanto sia azzeccata la scelta di Bernardo Silva da parte di Guardiola. Il portoghese, infatti, mostra tutta la sua attenzione in fase di non possesso, accorciando sempre molto bene su Alphonso Davies, ma anche la sua scaltrezza, spezzando due buone azioni potenziali per il Bayern con due falli tattici – per il secondo verrà anche ammonito.
In questa fase il Bayern comincia, però, anche a mostrare molto chiaramente le sue difficoltà, rischiando di regalare il secondo gol per un’incomprensione tra Upamecano e Sommer al limite dell’area. Il Manchester City, dopo un quarto d’ora molto teso, riprende il controllo della partita. L’ultima occasione per i tedeschi arriva poco prima del settantesimo, quando Pavard attacca bene l’area ma non riesce a impattare bene su un cross di Coman.
Quasi per punizione, dopo neanche un minuto Upamecano inaugura il suo personale horror show facendosi togliere palla da Grealish poco fuori dall’area. L’inglese, con una giocata brillante di tacco, serve Haaland, il quale crossa in mezzo trovando proprio Bernardo Silva, che chiude la partita incrociando di testa, legittimando, se fosse possibile, ancora di più la scelta di Guardiola.
L’errore sul secondo gol mette in discesa partita e qualificazione per il City ma, soprattutto, segna l’inizio dell’incubo personale di Upamecano, che inizia a inanellare una serie di errori sia con il pallone che senza. A chiudere la partita, immancabilmente, è Haaland, che in area quasi appare dal nulla alle spalle del francese e di destro appoggia in porta su una sponda di testa di John Stones. Il finale è semplice gestione del Manchester City, che ha anche il tempo di sfiorare il quarto gol con Rodri.
Per la squadra di Guardiola questa è una vittoria pesante non tanto per il risultato quanto per la sensazione di aver avuto, a vario grado, il controllo sulla partita dall’inizio alla fine. Negli anni scorsi si è sempre imputato al manager del City l'aver voluto esercitare un eccessivo controllo sulle partite di Champions League, salvo poi rimanere deluso nel confrontarsi con la loro imprevedibilità. Aver dominato in questo modo una delle principali favorite alla vittoria segna un ulteriore passo di maturazione per lui e per la sua squadra.
Il tecnico catalano può portare a casa molti segnali positivi, che vanno dalla tenuta mentale dei suoi giocatori – mai realmente calati di livello, neanche quando messi sotto pressione dal Bayern – alle prestazioni individuali. In questa partita si è visto un Rodri presente in tutte le fasi di gioco e in tutte le zone del campo, con una prestazione degnamente coronata dal gol che ha messo in discesa la partita. Inoltre, la sua partnership con John Stones si è confermata ancora una volta estremamente solida sia con che senza palla, segno che Guardiola è riuscito, finalmente, a trovare la formula per garantire equilibrio al suo Manchester City anche con Haaland in campo.
Tuchel, invece, ha mostrato di non avere ancora pienamente in mano le sorti del Bayern Monaco, qualcosa di ragionevolmente prevedibile dopo appena tre settimane dal suo insediamento al posto di Nagelsmann. Il suo arrivo, d’altronde, non poteva risolvere istantaneamente i problemi del Bayern e sicuramente il Manchester City è la squadra meno adatta da affrontare in momenti delicati come questi. Dando per improbabile una rimonta nella gara di Monaco della prossima settimana, questa diventerebbe la terza eliminazione consecutiva ai quarti di finale per i bavaresi. Il prossimo anno Tuchel dovrà pensare a come migliorare questo risultato. Possibilmente senza perderci il sonno.
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