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Israel Adesanya festeggia la vittoria contro Alex Pereira
, 12 Aprile 2023

Adesanya non muore mai


UFC287 è stato la sua rivincita contro Pereira.

«Voglio dire una cosa. Gente, Terra, voglio dire una cosa, ascoltatemi. Spero che ognuno di voi, dietro gli schermi o in questa arena possa sentire questo livello di felicità una volta nella vita. Ma indovinate un po’, non sentirete mai questo livello di felicità nella vostra vita se non lotterete per un obiettivo: quando vi mandano a terra, quando vi buttano merda addosso, parlano male di voi e provano a mettervi i piedi in testa. Se rimanete a terra non otterrete mai un risultato. Rinforzate la vostra mente e sentite questo livello di felicità salire, una volta nella vita. Ma io sono fortunato, perché sento questa cosa qui ancora, ancora e ancora». Adesanya è euforico, sta parlando al microfono, anzi, si è preso il microfono. Sta ballando, esultando, gridando, sta facendo la seconda cosa che gli viene meglio al mondo: show.

Ma perchè Adesanya è così felice? Torniamo indietro di un quarto d’ora.

Adesanya sta entrando nel ring, è carico, ha un collare addosso, grida e salta, è sempre stato un fighter estroso ma oggi ha qualcosa di diverso. È carico. È da un po’ che non entra per primo nell’ottagono, è abituato ad essere il campione non lo sfidante. Sei mesi fa ha perso il titolo dei pesi medi UFC contro il suo incubo: Alex Pereira. Adesanya è stato campione dei pesi medi dal 2019 fino al match con Pereira, prima del quale non aveva mai perso nella sua categoria. Contro Pereira invece, Adesanya era andato KO e non era la prima volta che gli accadeva. Entrambi i fighter, infatti, hanno un passato nella kickboxing, sport nel quale si sono incontrati due volte con due vittorie per Pereira, una delle quali per KO.

Adesanya è nel ring, pronto a quello che probabilmente è il match più importante della sua carriera. Suona la musica di Pereira, il brasiliano entra con aria glaciale, non muove un muscolo di troppo, è uno degli atleti più spaventosi di tutta la federazione. Appena Pereira scorge la gabbia esegue il suo rito: fa qualche saltello, mima la posa dell’arciere e scaglia una freccia immaginaria contro Adesanya, grida, tira qualche pugno all’aria e ricomincia la camminata, come non fosse successo niente. Pereira entra nel ring, fa un giro per salutare l’arena e per la prima volta incrocia lo sguardo con Adesanya. C’è una tensione pazzesca, nessuno dice una parola. Pereira è una statua, mentre Adesanya scaccia la tensione con dei continui movimenti. La cattiveria che emana Pereira fa quasi sembrare Adesanya, che non è esattamente un boy scout, il buono tra i due. I due fighter si avvicinano mentre l’arbitro fa le solite raccomandazioni, si guardano negli occhi e via, nessun tocco dei guanti.

Inizia il match. Soprattutto nei match a cinque round il primo è quello di studio e infatti così succede. Pereira è enorme, durante l’anno pesa circa 106 kg, quindi per il peso del venerdì deve tagliare 22 kg in modo da arrivare ad 84 (il peso massimo consentito nella categoria medi). Tra il peso e il match recupera circa 15 kg, sfiorando i 100. Un vantaggio pazzesco. Come prevedibile il primo round finisce senza colpi significativi da una parte e dall’altra, entrambi lavorano molto bene con dei low kick per limitare i movimenti dell’avversario.

Inizia il secondo round e Adesanya è subito molto aggressivo, il gameplan è chiaro: intensità e concentrazione, non deve permettere in ogni modo a Pereira di prendere l’iniziativa e il centro dell’ottagono. Sa benissimo, per esperienza personale, che Pereira ha un knockout power senza senso per la categoria (non a caso lo chiamano Poatan: “mani di pietra”) ed essere con le spalle alla gabbia è una condanna a morte contro di lui. Ma non concedere il centro dell’ottagono a Pereira per 25 minuti è un’impresa impossibile e infatti, dopo circa un minuto dall’inizio del secondo round, Adesanya è costretto ad indietreggiare, c’è uno scambio di colpi pericoloso, entrambi rimangono illesi ma il match si è acceso.

I due si scambiano vari colpi al corpo e Pereira continua a lavorare alle gambe di Izzy, il suo gameplan è quello di limitare i movimenti del nigeriano per poi chiuderlo più facilmente all’angolo e scaricare i suoi colpi, esattamente come sei mesi fa. La strategia è perfetta e Pereira la sta interpretando alla grande. A circa un minuto dalla fine del secondo round entra con un ottimo low kick, Adesanya indietreggia e c’è uno scambio, Izzy cerca di rispondere perchè è l’unico modo per uscire da queste situazioni, ma sta rischiando grosso. Pochi secondi dopo Adesanya è chiuso nuovamente all’angolo, Pereira entra con un nuovo low kick e ‘the stylebender’ lo sente eccome, toglie il peso dalla gamba sinistra, si appoggia alla gabbia e subisce: destro al corpo e ginocchiata al volto, Pereira carica il gancio sinistro, va a segno.

C’è una frazione di secondo in cui tutta l’arena sta pensando che ci siamo, che Pereira sta per mettere KO Adesanya esattamente come sei mesi fa, che Adesanya contro Pereira non può proprio vincere. C’è un problema però, forse questo pensiero fa capolino nella mente dell’unica persona che non può permettersi di credere che sia finita: Pereira.

Il brasiliano carica il gancio sinistro per finire Adesanya e nel farlo si scopre. Adesanya è uno dei migliori di sempre nel counter attack, vede lo spiraglio e lancia una preghiera che ha la forma di un diretto destro. Gol. Il destro entra perfettamente, Pereira sente il colpo e abbassa la testa, la sta rialzando e arriva il secondo diretto, si spegne la luce e Pereira è a terra. Adesanya scende per finirlo ma non c’è bisogno: ha vinto.

Izzy si alza in fretta, riprende la freccia immaginaria lanciata da Pereira nel pre-match e la scaglia contro di lui, una volta, due volte, tre volte. E grida. Ha appena finito di fare la cosa che gli riesce meglio al mondo e comincia la seconda: lo show.

Tra le varie esultanze gli torna in mente un flashback: nel 2017 Adesanya sfida Pereira in un incontro di kickboxing e Pereira lo stende con un KO. Al momento della premiazione il figlio di Pereira, che all’epoca era solo un bambino, fa un gesto che Izzy non dimenticherà: si mette accanto all'atleta nigeriano e cade,
mimando il KO appena avvenuto. Adesanya se lo ricorda ancora e non fa prigionieri. Punta al figlio di Pereira, ancora un ragazzino, e cade a terra, mimando ciò che è appena successo al suo papà. La vendetta è un piatto che va servito freddo.


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