Erasmus: Almería-Valencia
Un tuffo nella lotta salvezza della Liga
"Erasmus" è la rubrica del lunedì in cui vi raccontiamo una partita frizzante dal weekend di calcio internazionale. Se vi siete persi gli episodi precedenti, li trovate qui.
Tardo pomeriggio di una domenica di inizio aprile. Un tramonto in riva al Mediterraneo, con una cerveza e un paio di compagni di università lungo il Paseo Maritimo Carmen de Burgos. Esiste un'immagine più idilliaca per uno studente in Erasmus? Esiste uno stereotipo più classico dell'amico che torna da un anno in Andalusia con la pelle ombreggiata dal Sole del sud della Spagna che si bea delle esperienze, accademiche e non, maturate ad Almería?
Te lo immagini a procrastinare qualsiasi preoccupazione e timore della vita. Un telo, qualche amico, un costume da bagno perché sai mai che un tuffetto con questo caldo magari se lo fa. Tu invece, lo stesso tardo pomeriggio della domenica di inizio aprile, sei a un paio di chilometri dalla spiaggia. Più precisamente all'Estadio de los Juegos Mediterráneos, dove Almería-Valencia è la trasposizione calcistica della preoccupazione e del timore rifiutate ontologicamente dal conoscente ambrato.
Penultima contro quartultima, appaiate a quota 27. Con l'Elche ormai coi remi in barca, a giocarsi la permanenza in Liga ci sono Getafe ed Espanyol - entrambe sconfitte nel sabato pre pasquale - Valladolid e Cadice, Almería e Valencia. Tutte abituate a sporcarsi le mani e lottare sino ad aprile inoltrato per regalarsi un'altra annata nel gotha del calcio iberico. L'Almería ha alle sue spalle solo 7 stagioni di Liga, lontane da ambizioni europee. Tutte, tranne un gigantesco e malinconico intruso. "Le nostre aspettative erano basse ma" è un meme perfettamente applicabile alla gestione Lim del Valencia. I nomi sarebbero pure buoni, ma com'è che la 37esima giornata rischierà di essere decisiva per la salvezza dei Taronja?
Il Valladolid pareggia, il Cadice va a vincere in casa del Betis. Un cappotto di tensione si adagia sulle spalle di tutti. L'atmosfera di Almería-Valencia è molto pesante.
Le rose sono un rompecabezas (mosaico in spagnolo) di nomi romantici e decadenti. Per l'Almería si scorgono l'ex milanista Rodrigo Ely, un Lázaro e un Luis Suárez che però non sono quel Lazaro e quel Luis Suárez. Un centrocampista di nome Robertone - sul cui nome è fin troppo facile fare ironia - e il difensore brasiliano Kaiky, di proprietà del Manchester City - che controlla anche un centrocampista chiamato Kayky. Per il Valencia c'è un crepuscolare Cavani, un portiere georgiano e due residui della Serie A: Justin Kluivert alto a destra e Samu Castillejo a fare da uomo di legame tra i reparti.
Il terzino destro del Valencia è Dimitri Foulquier, che nel 2013 giocava nell'Under 20 francese con Pogba, Thauvin e Umtiti. Ha la classica andatura da terzino di provincia che probabilmente trascorrerà 90' con un giallo sulle spalle, al limite dell'espulsione ogni volta che un'azione offensiva transita dalle sue parti. Dopo sette minuti la sua profezia si compie: cartellino giallo, preso dopo che Robertone gli è sfuggito.
Il 4-4-2 degli ospiti muove la difesa di casa. Il Valencia di Baraja sfrutta la superiorità delle fasce, Rubi non ha ancora le contromosse. Sulla destra la catena Foulquier-Castillejo-Kluivert mette abbastanza facilmente in soggezione Babic e Robertone. La prima occasione capita proprio a Justin Kluivert che, però, la spreca.
Samu Castiilejo è ovunque sulla trequarti offensiva. Sette parole che potrebbero sorprendere i tifosi milanisti.
Ammonito Chumi, che a un certo punto della sua vita deve essere stato un promettente centrale del Barcellona. L'Almería latiterà in quanto a qualità e proposta offensiva, ma in quanto a bellezza dei nomi è seconda a pochi. Ammonito Luis Suárez per un fallo da dietro. E i dubbi sul vino con frutta si addensano ancor di più.
Un po' di invidia per chi ha scelto di andare al mare.
La partita è brutta proprio come ce la si aspettava. Però il 6-3-1 con cui l'Almería si accomoda negli ultimi 30 metri riprende il "Le nostre aspettative erano basse ma". I pericoli giungono solo da lontano: Gayà e Foulquier tengono attivo il portiere Fernando Martinez, ma nella prima mezz'ora sono più i fischi, dell'arbitro Sanchez e/o dei tifosi, che altro.
Il telecronista erutta: "Dov'eri finora, Chumi?" Il braccetto parte dal cerchio di centrocampo e non si ferma. Arriva sul fondo e costringe il suo omologo valenciano Diakhaby a rinviare, praticamente sulla linea, un cross molto pericoloso. Abbiamo una partita. Menomale.
Il Valencia ha giocatori più forti, e non di poco. Basta un istante di genio di Hugo Duro e Kluivert ha la metà campo tutta per sé. Come potrebbe sbagliarla? Optando per un pallonetto scialbo con tuffo incluso su un leggero contatto con Fernando in uscita. "Le nostre aspettative erano basse ma".
Quanta voglia di spiaggia.
Il rapporto tra l'onomastica e gli Almeriensistas inizia ad assumere tratti grotteschi: l'esterno sinistro è Alex Centelles, che sembra la versione senza licenza dell'ex interista Alex Telles. Boccheggia di fronte alla catena di destra dei Taronja, costringendo Samu Costa e Babic ad allargarsi e allargare le maglie della difesa. Kluivert ci sguazza ma, in modo estremamente coerente con quanto visto a Roma, non sfrutta nessuna occasione.
Si leggono i nomi, si guarda la partita e non si comprende come mai il Valencia sia penultimo. Nemmeno il tempo di chiederselo e Kluivert si infortuna. Subentra Fran Pérez, ala destra ventenne che ha iniziato la stagione nel Valencia B. Eccola, la risposta. Lo 0-0 con cui si va negli spogliatoi è tristemente giusto.
Un bel po' di invidia per chi ha scelto di andare al mare.
Tanto vale scendere nel tunnel e portarsi avanti con una cerveza. Dal luglio 2022 lo stadio ha cambiato ufficialmente denominazione: la società ha firmato con Salvatore Caizzone, direttore generale di Power Horse, una sponsorizzazione pluriennale. Agli stand è pieno di questa Power Horse, una bibita energetica senza zuccheri leader del mercato mediorientale. Almería e i nomi belli, il connubio di cui sentivamo il bisogno.
Due minuti nella ripresa e Nico Gonzalez - che potreste ricordare al Barcellona - è già a terra dopo un contrasto con Luis Suárez. Baraja, con la combinazione perfetta tra lunghezza del ciuffo e quantità di gel per essere trasformato nello stereotipo del cattivo di ogni episodio di Zorro, non sa più quale santo invocare. Con Nico curato dai sanitari, l'Almería punisce. Al primo tiro in porta della partita passa in vantaggio: Melero, trequartista flemmatico col 3 sulle spalle, mette in buca d'angolo. Subito dopo Mamardashvili nega con un miracolo il raddoppio a Puigmal. Come naufragare a un chilometro dalla riva.
Corner di Robertone, muy en parabola secondo DAZN España. Mamardashvili sbaglia il calcolo della traiettoria. Babic incorna a porta vuota. In dieci minuti l'Almería è sul 2-0. Il sorriso da spot del dentifricio di Rubi risplende al tramonto andaluso, per spegnersi nel giro di nemmeno cinque minuti. Castillejo si avventa su una respinta corta e riapre la partita. L'Almería torna a rinchiudersi, i giocatori del Valencia devono provarci.
Magari il tempo di un tuffo riesco a trovarlo.
A cavallo del 70', due rinvii consecutivi di Cenk finiscono sul volto del primo uomo che incontra. La prima è il cameraman a bordo campo. La seconda volta è Samu Costa. Entrambi vanno giù come un sasso in acqua.
Entrano Musah e Cavani. Musah e Cavani. Come fa a essere penultimo il Valencia? Inquadratura sul pallone con cui Castillejo ha firmato il 2-1, conservato in una teca neanche fosse un uovo Fabergé.
L'unico modo per arrivare in area di rigore, per il Valencia, sono i cross dalla sinistra. Gayà e Musah iniziano a riempire di palloni i 16 metri biancorossi, trovando una testa amica solo quando Hugo Duro lambisce la traversa. El Pipo Baraja entra in campo a protestare, ma è tutto inutile e triste.
Da quando è stata fondata la nuova società, il Valencia non aveva mai perso ad Almería. Ok, le aspettative erano basse ma così no. Così è troppo. Tutti a casa. O, meglio, al mare.
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