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, 4 Aprile 2023
2 minuti

Considerazioni sparse post Juventus-Inter (1-1)


80 di noia più 10 di follia.


- All’Allianz Stadium si va in scena con la partita di andata di una semifinale di Coppa Italia che oggettivamente vale più di una semifinale, visto il modo in cui il tabellone del torneo si è aperto nella parte bassa. Juventus e Inter ne sono ben consapevoli e mettono in piedi una partita a cui per buona parte si potrebbero applicare almeno un paio dei diritti del lettore di Pennac, ma che nel finale regala sprazzi di divertimento, isteria e lucida follia;

- Le formazioni di partenza esprimono piuttosto bene i momenti e i desideri dei due allenatori. Dietro i rispettivi 3-5-2 ci sono un Inzaghi che vuole competere a fondo in tutti e tre i tornei in cui è ancora impegnato e che cerca di trovare energia dalle rotazioni a centrocampo e in attacco per sopperire a risultati altalenanti, insieme ad un Allegri che sembra invece voler puntare più forte sui tornei con l’eliminazione diretta rispetto al Campionato e non a caso schiera la formazione che può essere attualmente considerata quella titolare per i bianconeri;

- La Juve parte forte, stranamente, con l’idea piuttosto chiara di azzannare una preda intorpidita dalle difficoltà del campionato. La parata di Handanovic su Di Maria al minuto 3 è più importante di quanto non sembri nell’economia della doppia sfida, perché dopo quella c’è un’Inter che riprende fiducia e nei 70 minuti centrali fa la partita. Si va verso uno 0-0 da “amici come prima”. Poi è un batter d’ali di farfalla colombiana e l’amicizia va a farsi benedire;

- Il diagonale di Cuadrado che porta in vantaggio la Juventus al minuto 82 per Allegri è un bicchiere d’acqua ghiacciata nel deserto, un orgasmo inesorabile. Nella sua camminata spalle al campo, nel suo guardare di sbieco le reazioni degli inaciditi Di Maria e Vlahovic c’è tutto lo spirito del livornese. Una partita che era finita dove voleva lui e sul quale solamente una persona non era d’accordo: Gleison Bremer. Per citare Frank Piantanida “il voto senza commento della settimana: 3”;

- Ora che anche la Coppa Italia ha lasciato nel passato la regola dei gol in trasferta questo 1-1 vale poco e rimanda l’appuntamento decisivo al prossimo 26 aprile. Il finale di partita da far west dovrebbe suggerire un regolamento di conti alla messicana a San Siro (con l’Inter che potrebbe avere l’inerzia dalla sua parte per come è finita la gara e per il fattore campo), ma la nostra visione è che in realtà entrambe le squadre appaiano troppo volatili e sensibili agli episodi per fare una previsione con davanti un mese in cui si gioca ogni tre giorni e in cui vanno incastrati i risultati e i contraccolpi emotivi dei quarti di Champions ed Europa League. Sicuramente, però, la psicologia conterà molto.

  • Nato a Cremona il 23/11/1996. Conserva nell'armadio i pantaloncini del suo esordio in Serie D allo Stadio Euganeo di Padova. Non sa scegliere tra la parte sinistra e quella destra del proprio cervello e nemmeno quale sia il suo sport preferito. È fermamente convinto che il Paradiso sia un'Olimpiade che dura in eterno.

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