Erasmus: Rennes-Lens
Sfida tra due belle squadre di cui sappiamo poco.
"Erasmus" è la rubrica del lunedì in cui vi raccontiamo una partita frizzante dal weekend di calcio internazionale. Se vi siete perso gli episodi precedenti, li trovate qui.
Per svolgere la fotosintesi, le foglie di un albero devono poter tendere verso l'alto. Se si è in Bretagna o nel dipartimento del Passo di Calais dell'Alta Francia, il cielo che si aspira a raggiungere è l'Inghilterra, metaforicamente e letteralmente. Per arrivarci tramite un pallone e superare i 34 km di larghezza minima della Manica, il metodo è paradossalmente semplice. Le aspirazioni di respirare a pieni polmoni, anche solo per qualche sera nelle settimane d'autunno, è ottenere la qualificazione alle competizioni europee. Lì non esistono più Premier League o Ligue 1. Tutto si assottiglia, tutto è sfumato e magico. Rennes-Lens vale un posto al Sole, per vivere in prima persona le notti d'Europa.
La Bretagna è terra ricca di dicotomie racchiuse in armonia. Così legata al Medioevo, così attratta magneticamente dalla costa anglosassone qualche centinaia di km a nord. Rennes non fa eccezione. Lo Stade Rennais nemmeno. Ci si trova in una macchina del tempo, a partire dal nome dello stadio. Non più Stade de la Route de Lorient, in onore della via che lo ospita, appena oltre l'incontro dei fiumi Ille e Vilaine che danno il nome al dipartimento. Dal 2015 si chiama Roazhon Park. Il nome bretone della città, il sostantivo inglese dello stadio. Dalle radici alle nuvole. Dicotomia armonica.
I padroni di casa, appena prima di questa infinita pausa per le Nazionali, si sono tolti lo sfizio di violare il Parc des Princes di Parigi, rientrando in corsa per una qualificazione alla prossima Champions. Sette punti più su, il Lens, una delle storie più belle e stimolanti del calcio europeo di questi ultimi anni. Vincendo in Bretagna, Les Sang et or (senza discussione uno dei migliori accostamenti cromatici per una squadra) raggiungerebbero il Marsiglia al secondo posto, a livelli raggiunti solo a cavallo del Nuovo Millennio.
Col pareggio dell'OM nell'anticipo del venerdì, i due 3-4-3 più camaleontici e trasformisti di Francia hanno l'occasione per mandare un messaggio a tutte le dirette rivali. Champions, Europa o Conference League, poco cambia. Non è un derby ma, tra campo e panchina, corsi e ricorsi storici sono diversi.
Al Rohazon Park l'atmosfera è quella delle grandi occasioni, tra coreografie sugli spalti e spettacolo in campo.
Turpin fischia. Rennes e Lens iniziano pressando alla morte nella trequarti avversaria, lasciando dietro ai terzetti difensivi delle praterie che solo con un livello atletico medio mostruosamente alto si possono coprire. Sono passati appena 10 minuti e ci si è già innamorati di almeno una dozzina di giocatori. Igor Tudor non ha tutti i torti: Ligue 1 - The league of talents è un claim quanto mai azzeccato.
Il trio difensivo del Lens, Gradit-Danso-Medina tiene la linea a metà campo, rispondendo alle transizioni lunghe del Rennes e risultando una delle minacce maggiori anche nell'area avversaria. Prima Medina e poi Danso spaventano Mandanda. Che è ancora vivo, eccome, e para insieme a noi.
La spina dorsale del Rennes invece è così composta: Christopher Wooh, armadio a quattro ante franco-camerunense arrivato in estate dal Lens; Benjamin Bourigeaud, 7 anni coi Sang et or prima di portare la sua qualità al Rennes; Lesley Chimuanya Ugochukwu, diciannovenne dalle giovanili che copre con passo felpato porzioni gargantuesche di campo; Désiré Doué, seconda punta diciassettenne con l'elettricità tecnica e l'esuberanza strafottente di chi diventerà un campione ma che ne deve ancora fare di strada.
Già dopo pochi minuti, Medina è sulla buona strada per diventare il tuo braccetto mancino preferito.
Mister Haise l'ha preparata benissimo: il Lens non avrà il potenziale e le frecce in faretra dei padroni di casa, ma se sono loro ad avere 7 punti in più un motivo ci sarà. Fulgini, Seko Fofana e Openda si infilano a turno alle spalle di Bourigeaud: trovati dai taglialinee di Medina e Gradit, i tre ricevono sulla trequarti e muovono i 5 difensori del Rennes, trattandoli come fossero uno Slime.
Nel frattempo, Medina è probabilmente diventato il tuo braccetto mancino preferito.
Al 31' Openda la sblocca di testa, nonostante tutti in area in quel momento - del Rennes o del Lens poco importa - gli diano almeno 10 cm.
Passano due minuti dal vantaggio ospite e Bourigeaud ha sul destro a rimorchio la palla del pareggio. Medina si immola, deviando la botta sicura sulla traversa. Si rialza esultando come fosse al Monumental. Brice Samba lo coccola tra i guantoni.
Ugochukwu non ha fatto ancora uno scatto ma è sempre nel posto giusto al momento giusto. Sembra averne 29, di anni, non 19.
45' intensi, ruvidi ma esaltanti, in cui forse abbiamo trovato il nostro braccetto mancino preferito.
Il Rennes vende sogni. E non è un caso che - in un'epoca in cui è tornato a investire prepotentemente nel vivaio - i risultati della prima squadra abbiano ritorni non solo economici ma anche in termini di punti. Il Lens, invece, aderendo alla vocazione mineraria dell'Alta Francia, vende solide realtà. Sang et or. Radici e nuvole. Alla guida Franck Haise, nato in Normandia - a metà strada tra Rennes e Lens - e che per 6 anni ha allenato nelle giovanili dei bretoni. Corsi e ricorsi.
Dieci giri d'orologio nella ripresa e Génésio ne ha abbastanza: Fofana, capitano dell'anima del Lens, ha appena sprecato il traversone liftato di Openda. L'allenatore brasiliano non toglie l'abulico Kalimuendo ma rivoluziona comunque il fronte offensivo, inserendo due rappresentanti della categoria migliori-giocatori-se-ci-si-basasse-solo-sulle-compilation-Best-Skills-su-Youtube come Lovro Majer e Amine Gouiri. Il Rennes passa al 2-4-2-1: l'uomo mancante è Ugochukwu, a cui bastano un paio di falcate più ampie dalla media per passare da un reparto all'altro.
Sotoca e Frankowski, esterni del Lens, si abbassano sulla linea dei centrali. Fulgini e Thomasson coprono la posizione nei mezzi spazi, intasando la circolazione dei padroni di casa e accompagnando Openda nelle sempre più rare sortite offensive. Medina è a tutti gli effetti il vostro braccetto mancino preferito. Il fortino a forma di 5-4-1 non pare traballare, anche per meriti di un Danso d'altri tempi per leadership e tecnica di contrasto.
A 20' dalla fine si scorgono le prime crepe nel sistema del Lens: Kalimuendo sfugge per la prima volta, Frankowski sbaglia il primo appoggio, Gradit perde facilmente il possesso. Nessun problema: Medina è ufficialmente il vostro braccetto mancino preferito.
Entra Doku, incubo italiano in una notte di un paio d'estati fa. Sono passati quasi due anni e quel demone tarantolato è ancora al Rennes. Si sarà perso per strada. Lo cerchi su Internet e scopri che ha ancora 20 anni. Maledetti noi, la nostra definizione di giovane e i nostri pregiudizi stereotipati sul calcio francese.
Il belga entra e cambia l'inerzia del match. Come? Creando caos: il 10 è un giocatore dal baricentro rasoterra, veloce e imprevedibile tra i difensori del Lens. Sulle sue tracce, tuttavia, l'inviato speciale è Facundo Medina. E non aggiungiamo altro.
A 7' dal termine entra pure Spence, l'acquisto dei sogni (o degli incubi) di Antonio Conte. Così, giusto perché di talento grezzo e potenziale elevatissimo non ce n'era abbastanza.
Allo scoccare del 90', Haise sostituisce quello che ormai è il nostro giocatore preferito. L'assedio finale senza la chioma ossigenata di Medina avrà meno fascino.
Chi si occupa di guidare la difesa del fortino nei minuti finali? Ovviamente Kevin Danso.
Finisce 0-1. Ci si rende conto all'ultimo che il Lens ha due loghi del Mc Donald's appena sotto i glutei, come anche che il Rennes ha tutte le carte in regola per spiccare il volo, ma che il Lens è in astinenza di viaggi fuori dalla Francia da ormai 15 anni. Tempo di andare oltre, di lanciarsi, consci delle proprie basi. Tendere verso l'alto, ma coi piedi ben piantati nella realtà. Sotto la realtà.
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