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, 23 Marzo 2023

Considerazioni sparse post Italia-Inghilterra (1-2)


La nazionale più forte ha battuto la nazionale più debole.


- L’Italia reagisce ad un primo tempo più tragico dell’inno di Mameli versione neomelodica di Gigi d’Alessio, e riesce a giocare un secondo tempo di forza e coraggio. Non basta per portare a casa punti contro una nazionale con un organico a distanze lunari dagli azzurri. La differenza in campo era enorme, più di quanto dica il punteggio finale. Tuttavia, in qualche modo, siamo stati a contatto anche questa sera e ad un certo punto della serata non ci avremmo onestamente scommesso un centesimo. Mancini sta commettendo tanti errori ma le profonde radici messe nella prima meravigliosa parte del suo ciclo ci permettono di affrontare ogni avversario con più personalità di quanta potrebbero dire le rose in campo. Un grande merito al suo lavoro;

- I meriti di Mancini sono peró quasi tutti rivolti al passato, alle notti magiche, alla cassa di Insigne, al sogno azzurro. Mancini è ormai vittima di un morbo che ha colpito molti allenatori prima di lui, soprattutto commissari tecnici. Il morbo della riconoscenza. L’Italia continua a proporre le stesse facce e lo stesso copione di gioco, nonostante un motore a secco da un bel po’ e una mancata qualificazione mondiale passata quasi in cavalleria. La scena muta del primo tempo dice molto sulle difficoltà di questo gruppo;

- Manca ciò che più conta in una nazionale e ciò che ha reso grandissima l’Italia pre Wembley. Una visione, un’idea. Mancini naviga a vista, con accesi dei fari che illuminano la strada davanti a lui solo di pochi metri. La scelta di due come Acerbi e Toloi come coppia centrale è quasi un manifesto di intenzioni in questo senso. Questo immobilismo post Wembley è ancora più delittuoso daro che Mancini ha dimostrato più volte di avere grande fiuto nel lanciare i giocatori giusti e nell’indicare una visione al gruppo e a tutto il movimento. La mossa Retegui è in questo senso una mossa giusta, logica e coraggiosa, quasi politica viene il rischio di pensare. Se gli attaccanti non ci sono, serve fantasia;

- Difficilissimo giudicare la partita di Retegui. Apparso impresentabile nel primo tempo, fagocitato da Maguire, nella ripresa ha segnato al primo pallone toccato, su assist bellissimo di Pellegrini. Lì è sembrato sbloccarsi mentalmente, muoversi con maggiore regolarità e rendersi più utile e pericoloso. Sbagliato mettersi le mani nei capelli di fronte al primo tempo, forse ancora più sbagliato gridare al fenomeno per il gol nella ripresa. Catapultato nel calcio europeo come un pesce d’acquario nell’oceano, il suo compito era abnorme. Aspettiamo altri minuti, altri avversari, altre partite. Per ora, per le statistiche abbiamo una partita e un gol. Va bene così;

- Perdere contro l’Inghilterra ovviamente ci sta. Peró la paura di non essere diretti da nessuna parte è forte; ció che preoccupa è l’assoluta assenza umilità e di consapevolezza del nostro mister che continua ad andare per la sua strada, con ricostruzioni della realtà spesso poco serie e poco veritiere. È poco seria la giustificazione sulla mancata convocazione di Zaccagni. È poco seria la scelta di mandare Fagioli e Udogie a perdere tempo in Under21 per convocare Pessina e Darmian. È poco serio il riferimento ai giovani che non giocano più per strada, roba che diceva Celentano negli anni sessanta. Non è veritiero sostenere che l’Italia stasera avrebbe almeno meritato il pareggio, come ha dichiarato ai microfoni Rai. Dopo il gol dell’1-2, l’Italia non ha fatto un solo tiro in porta, non dimentichiamolo.

  • È nato pochi giorni dopo l’ultima Champions League vinta dalla Juventus. Ama gli sportivi fragili, gli 1-0 e i trequartisti con i calzettini abbassati. Sembra sia laureato in Giurisprudenza.

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