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2 min

- di Matteo Orlandi

Considerazioni sparse post Friburgo-Juventus (0-2)


La Juve si regala una bella serata.


- La Juve si regala una bella serata a Friburgo, facendo valere senza troppi fronzoli una superiorità tecnica emersa in maniera piuttosto evidente lungo i centottanta minuti. 0-2 netto e secco, di fatto mai in discussione, con Di Maria risparmiato in panchina per tutto il match. La partita che serviva;

- Il Friburgo è tecnicamente povero ma ha intensità da vendere e sa come stare in campo. Non si rimane imbattuti in casa per 15 partite per caso. La Juve ci mette un po’ ad acclimatarsi nel catino tedesco ma si mette in moto già nella seconda metà del primo tempo dove inizia a comandare le operazioni con personalità, telecomandata dal solito gigantesco Rabiot. Il vantaggio è una logica conseguenza, l’espulsione a corredo (non vista da un arbitro mai all’altezza, nettamente il peggiore in campo) un regalo gradito. Nella ripresa i remi vengono tirati in barca, forse un po’ troppo; qualche mischione rischia di creare qualche problema ma il controllo è rimasto perenne. Il gol di Chiesa (meritatissimo) premia una bella partita in una bella serata di gruppo, per impegno e abnegazione;

- Dopo la novitá del gol annullato per fuorigioco al contrario (Vlahovic ha dovuto recuperare spazio e tempo ai difensori per fare gol, e non il contrario), il momento del serbo sembrava a continuare funesto, dopo il piccolo psicodramma di domenica contro la Sampdoria. Eppure, dopo il rigoraccio entrato per grazia divina, si potrebbe pensare che il vento sta cambiando. Il grigio secondo tempo ha fatto pensare il contrario, ma Vlahovic ha mostrato di essere ancora vivo. C’è tanta strada da fare, ma oggi interessante la buona intesa con Kean;

- La Juve non giocava un quarto di finale europeo dall’aprile 2019. È un lasso di tempo piuttosto lungo. È vero, non è Champions League ma la sensazione è che questo viaggio tra le periferie del calcio europeo possa fare bene alla tempra di questo gruppo, soprattutto ai più giovani. D’altronde, visti gli ultimi andamenti della Juventus in Champions, l’Europa League non puó che essere considerata un approdo naturale. Allegri e tutta la squadra hanno accettato con entusiasmo e massimo impegno la nuova dimensione. Si vincono le partite, si fa esperienza, si cresce. È una competizione europea molto difficile ma che la Juventus puó vincere senza avere nessuna ossessione;

- A fine partita c’erano in campo Fagioli (sempre in crescita), Illing (pessimo ingresso), Barrenechea (che ha scavalcato il disastroso Paredes) e Soulè. Quattro giovani, quattro prospetti per il futuro. È vero, tanto dipende dalle circostanze, dagli infortuni, da un generale ridimensionamento del club. Ma esiste un progetto che sta funzionando e dentro una tanto tormentata stagione, è un bel merito e un bel colpo di martello alla voce secondo cui Allegri non vede i giovani;

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È nato pochi giorni dopo l’ultima Champions League vinta dalla Juventus. Ama gli sportivi fragili, gli 1-0 e i trequartisti con i calzettini abbassati. Sembra sia laureato in Giurisprudenza.

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