
- di Leonardo Salvato
Considerazioni sparse post Napoli-Eintracht (3-0)
Il Napoli non fallisce l'appuntamento con la storia, battendo ancora una volta l'Eintracht e centrando i quarti di Champions League tra gli olè del Maradona.
- Tante le polemiche, tanti i veleni e i malumori, troppi i disagi che hanno accompagnato la vigilia di una partita storica per i padroni di casa. Alla fine si scende in campo, dove il Napoli semplicemente è troppa roba per gli avversari;
- La squadra di Glasner mostra, senza dubbio, dignità da vendere: d'altronde se tutto appare perduto, l'onore non lo è mai e i tedeschi provano a giocarsi al loro meglio le loro residue opportunità. Il passaggio dalla difesa a 3 a quella a 4 sorprende inizialmente gli azzurri, il lavorone di Gotze a schermare Lobotka complica l'uscita del pallone dalle retrovie, il pressing forsennato crea qualche apprensione a Kim e Meret, che rischiano più del solito a inizio azione. Sottolineato ciò, va detto che i tedeschi creano in concreto davvero poco;
- Gli osservati speciali sono Lobotka e soprattutto Osimhen: il nigeriano vive un primo tempo difficile, con Ndicka che non gli cede un centimetro e costringe il 9 a giocare un po' in ombra. Poi arriva la fine del primo tempo, con Lobotka a creare come solo i grandi sanno fare e Osimhen a finalizzare con un gol complicatissimo, puntuale come la morte e le tasse;
- Il secondo tempo è solo un'esibizione del talento del Napoli, che spazza via dal campo l'Eintracht e chiude la pratica grazie a un'altra perla di coralità degli azzurri chiusa dal solito Osimhen. C'è gloria, finalmente, anche per Zielinski che si guadagna e realizza il calcio di rigore che vale il 3-0;
- Un Napoli che, quasi senza sudare a voler leggere il risultato di 5-0 al termine dei 180 minuti, scrive una pagina fondamentale della sua storia, arrivando per la prima volta ai quarti di finale della massima competizione europea. Ci arriva dopo una doppia prova durante la quale gli azzurri non hanno mai ceduto all'emozione, giocando il loro miglior calcio con la determinazione dei nuovi arrivati ma la tranquillità e la sicurezza dei veterani. Una squadra che, qualunque sia l'avversario, promette di vendere cara la pelle anche nel prossimo turno.
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Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.
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