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4 min

- di Stefano De Caro

Considerazioni sparse su Manchester City-Lipsia (7-0)


Il ciclone Erling Haaland si abbatte su un Lipsia che dura solo venti minuti.


- Serviva una serata così, a questo Manchester City. In 90 minuti - anche meno, a dir la verità - la squadra di Guardiola ha ritrovato quelle certezze che un vecchio amico, ora di casa nel nord di Londra, sta cercando pian piano di portarle via. Serviva una notte europea scintillante, in quella competizione che spesso in passato ha causato più dolori che momenti di gioia. Una vittoria netta, roboante, mai in discussione, per caricarsi della forza giusta per affrontare le prossime sfide decisive. Sabato c'è subito un altro match da dentro o fuori, contro il Burnley, per tornare sull'aereo direzione Wembley a giocarsi la semifinale di FA Cup. E poi appunto il campionato, dove quest'anno è proprio l'Arsenal di Arteta a guastare le notti di Gundogan e compagni, costretti a rincorrere e a non poter sbagliare più, come non gli capitava ormai da tanto tempo;

- È stata ovviamente la serata di Erling Haaland, a segno per ben 5 volte prima che al 60' - sì, 5 gol in meno di un'ora - Guardiola lo togliesse per concedergli riposo e standing ovation. Sono 39 le reti stagionali del norvegese in 36 partite, 32 in Champions League nella sua carriera. Più di Crespo, Luis Suarez, Trezeguet, per fare solo qualche esempio. Anche a lui serviva tanto una serata del genere. Lo sforzo prolungato di compagni e allenatore nel coinvolgerlo emotivamente e tecnicamente nella manovra offensiva della squadra sta dando risultati altalenanti. Di sicuro la Premier, in questo senso, si sta rivelando la palestra più allenante possibile. Provare a fare quello che non ti viene naturale contro squadre come Forest o Newcastle, squadre fisiche, corte, toste, è quasi più difficile che farlo in serate europee. Oggi anche in questo aspetto del suo gioco si sono visti passi in avanti, anche se poi, comunque, è sempre la sua infinita fame in area di rigore a differenziarlo rispetto agli altri esseri umani presenti su questa terra;

- Il Lispia dell'andata - del secondo tempo di quella partita soprattutto - sembrava poter essere una trappola pericolosa anche per questo City. Il piano tattico di Rose, sgonfiatosi dopo pochi minuti, pareva essere piuttosto chiaro. Baricentro più alto rispetto a tre settimane fa e atteggiamento più aggressivo, provando ad alzare la linea della pressione per poi far male anche e soprattutto nelle transizioni offensive. Da qui la scelta di rinunciare ad Andre Silva per dare spazio a Werner come terminale offensivo, con Szoboszlai-Forsberg-Laimer alle spalle e il duo in mediana formato da Haidara e Laimer. Poi ci si è messo Haaland è vero, ma con lui anche una prestazione generale poco rassicurante di una linea difensiva dove per una volta anche Gvardiol è sembrato parecchio in difficoltà. Mancavano anche alcuni interpreti importanti, Nkunku e Schlager su tutti. Ma probabilmente stasera non sarebbe bastato nulla contro l'uragano norvegese;

- È stata anche la serata di Kevin De Bruyne, in un periodo in cui non gli stava riuscendo nulla di quello a cui ci aveva abituato. Emozionante sentire lo stadio gridare il suo nome dopo il 2-0, un'azione in cui il belga è stato decisivo calciando con forza un tiro che - respinto poi dalla traversa - è capitato sulla testa di Haaland per il più comodo dei gol a porta vuota. Il bomber segnava il suo secondo gol in due minuti, ma il pubblico cantava per il suo idolo. Ne hanno passate tante insieme e tante sperano ancora di passarne, ma se anche ciò non dovesse succedere nessuno cancellerà il profondo senso di gratitudine che il popolo blues prova e proverà sempre per il suo campione fiammingo. Guardiola, a cui è stato chiesto parecchie volte in questi giorni del calo di forma del suo pupillo, ha consigliato a De Bruyne di ripartire dalle basi. Correre, smarcarsi, alzare la testa, passare, calciare. Stasera il belga l'ha preso in parola. Con il sinistro ha spaccato la traversa per la rete del 2-0, con l'altro piede ha fatto volare una piuma verso l'incrocio opposto per augurare una buona notte alla sua gente. Le basi direi che tutto sommato ci sono ancora;

- Dal momento che la partita ha offerto pochi spunti - maledetto Erling - possiamo soffermarci un attimo su quello che sarà il futuro prossimo della squadra di Guardiola. Come detto sabato ad Etihad arriverà il Burnley guidato da un vecchio amico, quel Vincent Kompany che è stato capitano blues e ora sta guidando la sua squadra verso una trionfante stagione in Championship. Entrare tra le prime 4 di FA Cup significherebbe mettere un altro tassello per provare a trasformare questa stagione in leggenda. Arteta e i suoi hanno piani diversi, e il 26 aprile saliranno proprio ad Etihad per ribadirlo. Ma c'è una scena che più di ogni altra racconta la voglia di questo City di provare a vincere anche questa volta. Sabato tutta la squadra si è "abbattuta" festosa sulle spalle di Haaland dopo il rigore che è servito a battere il Palace, sotto lo spicchio dei tifosi arrivati da Manchester. Quante partite del genere il City ha portato a casa in questi anni? Quanti trofei De Bruyne e compagni sono riusciti a mettere in bacheca nel recente passato? Dimenticatevi tutto, la fame è sempre la stessa. La festa rabbiosa a Selhurst Park dopo il gol di sabato è lì a dimostrarcelo.

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Milano. Iscritto all’albo dei Match Analyst LongoMatch. Diplomato al Liceo Scientifico, nonostante l’orale della maturità sostenuto il giorno dopo la finale di Berlino. Laureato in Scienze Politiche. Malato di calcio. Al primo appuntamento ho portato la mia ragazza a vedere il derby della Mole, quello dell’eurogol di Bruno Peres. Stiamo ancora insieme.

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