
- di Jacopo Landi
Considerazioni sparse post Porto-Inter (0-0)
Un’Inter operaia continua il proprio viaggio per godere in Paradiso.
- Allo Estádio do Dragão l’Inter è chiamata a dar seguito alla vittoria di San Siro contro i portoghesi, assicurandosi così sia il passaggio del turno che un'inestimabile boccata d'ossigeno a livello finanziario. Ne esce una partita dallo spartito netto e prevedibile coi portoghesi a tenere in mano il pallino del gioco e gli uomini di Inzaghi rintanati dietro e pronti a ripartire. Alla fine la perseveranza paga ma l'Inter esibisce una prestazione che riporta ai tempi di Zaccheroni più che a quelli di Inzaghi (vedasi Liverpool e Barcellona);
- Obiettivo centrato in casa nerazzurra. Darmian e Acerbi sugli scudi. Onana prende tutto. Mkhitaryan è commovente per abnegazione mentre Calhanoglu prova a mettere ordine sopperendo al mancato aiuto di Barella, confusionario e fumoso. Dumfries cresce tanto alla distanza, salvando un gol già fatto sulla linea nei minuti di recupero. Dzeko mette tutto quello ha. Non pervenuto, nella serata più importante, Lautaro.;
- Inzaghi sa di giocarsi molto se non tutto e invece di farlo coerentemente con il bel gioco europeo impartito all'Inter in questi due anni, presenta una squadra che riflette la sua tensione nervosa. Commovente per attenzione e abnegazione difensiva ma sterile in attacco e affannosa nella gestione del pallone. L'impressione è che il Porto non fosse comunque all'altezza dei nerazzurri e l'obiettivo si potesse centrare con una prestazione qualitativamente superiore;
- Il Porto fa tutto tranne quello di cui avrebbe bisogno. Non cambia mai lo spartito. Tanta corsa. Tanto possesso. Tanti cambi di lato sulle fasce con conseguenti cross, molto spesso, rasoterra all'interno dell'area. Fondamentalmente si rende concretamente pericoloso solo negli ultimi 15 minuti e più per auto suggestione dell'Inter che smette di difendere con ordine che per meriti propri. Conceição è sicuramente un buon allenatore ma con questa rosa, più di così, forse era difficile fare;
- Inter che torna a Milano con il biglietto per continuare il viaggio europeo e una ventina di milioni in entrata. In ultimo, non meno importante, dimostra che con la giusta concentrazione è possibile non prendere goal anche in trasferta. Peccato per gli infortuni per Bastoni e Darmian. Barella da ricalibrare mentalmente. La rosa non sembra così lunga come appare sulla carta, ma stasera è solo gioia e soddisfazione. Da domani si inizierà a pensare alla Juventus.
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Nato il 6 aprile del 1988 a Milano figlio orgoglioso di una città che ama con odio. Nelle vene sangue misto che ne fanno un figlio del mondo senza fissa dimora. Tra un gin tonic e un whiskey ben concepito ha consacrato la propria esistenza all’arte della buona musica con De Andrè, Shane McGowan e Chat Baker a strapparsi pezzetti di anima. Il cinema come confessione condivisa. L’amore per la beat generation e per quel mostro di James Dean. Interista con aplomb anglosassone per il gioco più bello del mondo. Crede che verranno tanti giocatori meravigliosi ma più nessuno con la corsa di Nicolino Berti.
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