
- di Diego Canneta
Considerazioni sparse post prima gara stagionale di Fernando Alonso
El Matador, la luce splendente del weekend in Bahrein (Red Bull a parte).
- Riuscire a oscurare persino il vincitore della corsa, con un podio che ha del grandioso. Sissignori, è quello che è successo in Bahrein ed ha un connotato pieno di significati intrinsechi. Fernando Alonso, il recordman di presenze, una carta d’identità anagraficamente portata a 41 anni, ma dalla sostanza fresca e mai appassita, è stato capace di mostrare e mostrarci una prestazione mostruosa, al pari di un miglioramento assolutamente eccezionale dell’Aston Martin in Bahrein. Già nei test, svolti peraltro su questa stessa pista si era visto che la nuova accoppiata dalla doppia A, poteva da subito ambire a un ruolo di vera sorpresa, mostrando concretezza e un deciso passo avanti complessivo se rapportato a quello anno solare del 2022, tra auto nuove e abbandoni eccellenti (Vettel). Un terzo posto che ha, se mai ce ne fosse stato bisogno, esaltato le doti indiscusse di un pilota poliedrico che ha sempre dimostrato ferocia e intensità agonistica, con ogni mezzo avuto a disposizione, anche se di seconda o terza fascia. Un lampo, un bagliore nella sera desertica, che con la sua lotta curva su curva con l’odiato rivale in nero Mercedes, ha impreziosito una gara dai destini sportivi già segnati dalle prove libere, inequivocabili, ribandendo una superiorità bibitara mai vista in un avvio iridato;
- Di fronte a un terzo posto, le ambizioni di Mr. Stroll sono sicuramente ancora in rampa di lancio, ma il sasso è lanciato. Team profondamente ristrutturato, capace da attirare una figura carismatica come il campione asturiano, si propone come variabile impazzita spezzando il tripolio apparentemente inattaccabile, cercando di dare sprazzi di vitalità nella lotta per le prime posizioni. Un ennesima pagina nella variegata e dipinta carriera del pilota di Oviedo, chiamato a essere il diamante, la guida tecnica e sportiva del team anglo-canadese. Non sposterà nessun equilibrio nei piani altissimi, va detto chiaramente, ma potrà dare ulteriore lustro e prestigio alla reputazione, alle capacità e alla robustezza di un simbolo dell’automobilismo sportivo che ha segnato ormai un ventennio intero. Un ultimo purosangue, un vero mastino del volante, fattosi trovare sempre pronto, in ogni contesto nel quale, volente o nolente, si è ritrovato o si è voluto lui stesso fatto trovare;
- Una carriera che resiste e si scrive, anno dopo anno da ormai 22 anni, iniziata nel limbo di una Minardi in progressiva fase di transizione proprietaria, ma saggiamente guidata da un talent scout di assoluta rilevanza, quale il vecchio patron Giancarlo. Poi l’ala protettrice di Flavio Briatore, che lo conduce verso gli unici (ad oggi), due titoli iridati in Renault , ma che numericamente dicono e diranno poco sul loro vero valore, quale, quello di essere i terminali dell’era leggendaria Schumacheriana e Ferrarista. Per andare oltre, tra continui andi e rivieni di volanti, progetti falliti e scontrandosi sistematicamente con le dinamiche di una F.1 sempre più dittatoriale e politicamente a senso unico, ecco venire fuori i lati caratteriali di un personaggio detto da molti, come enigmatico ed ingestibile. Fattore che sarà, in un mondo sempre più politically correct, da ostacolo per mettersi in una posizione vantaggiosa e tecnicamente primeggiante, finendo preventivamente inviso anche a Red Bull e Mercedes, che mai gli avrebbero messo a disposizione uno dei loro seggiolini e giocandosi, anche se remote, le possibilità di un clamoroso ritorno a Maranello;
- Pilota a 360 gradi, visionario del motorsport, perché inseguire quella agognata "Triple Crown” ne fa uno dei più puristi, rispettoso e passionale della sua essenza, tradizione e importanza. Sinonimo di dedizione e abnegazione, segno della sua forza e motivazione che spesso hanno fatto per travolgere e annullare piloti ben più giovani e vincenti di lui. È di fatto sopravvissuto a una guerra fratricida con il primo Hamilton in McLaren Spy Story 2007, fino al crash gate Singapore 2008, per poi mettersi contro il Giappone intero a casa sua a Suzuka, con lo struggente e distruggente “GP2 Engine”. Tutte sfide che non lo hanno interiormente minimamente intaccato. Nemmeno la disgraziata serata di Abu Dabhi 2010, la più colossale delle disfatte umano sportive della F.1 moderna. Bensì, tutto ciò si tramuta in senso di rivalsa, di debito con un destino spesso beffardo, dimostrando che due soli titoli non sono segni di debolezza o demerito, ma piuttosto di impermeabilità e resilienza a fattori negativi, che ne plasmano e ne creano un talento immenso e innegabilmente cristallino. Trasferendo voglia, passione e determinazione in nuovi e continui traguardi, dalla notte di Le Mans al deserto della Dakar per arrivare alle paraboliche di Indianapolis e Daytona, dimostrando di saper campare anche senza Circus iridato e perfino di poter tornare e dettare condizioni contrattuali;
- La sua longevità può toccare un traguardo mitologico, quello dei 400 Gran Premi, arrivando a un simbolo aritmetico ma anche morale ritenuto fino a poco tempo fa, ineguagliabile e irraggiungibile. Comunque vada a continuare la somma dei suoi risultati, passerà alla storia come uno tra i pluricampioni più longevi, inaffondabili e quasi figuratamente eterni, risultando ai posteri come praticamente sempre efficace ed efficiente. Un terzo posto, se posto a paragone di 32 vittorie, è un timido scossone nel forziere dei trofei, ma riaccende e risalta ancora una volta la sua presenza e valenza sportiva. La vittoria è ormai lontana 10 anni, ultimo hurrà spagnolo prima del giovane Sainz, una volta suo entusiasta stimatore e sostenitore. Ma quanto mai come quest’anno, le premesse per raggiungere quota 33 sono realistiche e probabilistiche, sottolinenando l’importanza del mezzo meccanico al top, quale straordinario investimento monetario e umano di Stroll e compagnia bella. Per la fetta nostalgica di una F.1 fatta di test in pista, V10 aspirati dal sound melodico e struggente, di fatto e non atti impuri, Alonso rimane l’ultimo baluardo in attività, l’ultimo samurai di una generazione di piloti pre simulatore, pre social, pre… destinati, di poche ma incisive e taglienti parole, della quale fino a poco fa, anche Raikkonen, nonostante i magri e striminziti bottini di fine carriera, riempiva bacheche di tifosi. Continua a correre per la tua passione e per la nostra, Fernando, perché di questo il mondo della F.1 richiede: una goccia nel mare della conformità e della uniformità . 100 di questi Gran Premi, Matador!
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Nato il 3 agosto 1982 in un luogo sperduto ma bellissimo dell'Appennino Tosco Emiliano, Camugnano. Mi appassiono a 9 anni di quelle auto particolari chiamate Formula, guidate da quei caschi coloratissimi che mi folgorano l'esistenza. Imola e il suo Autodromo diventano la mia Mecca e le testate settimanali da corsa la mia Bibbia. Ogni veicolo da gara con 4 ruote mi contagia di interesse e mi cattura lo sguardo con il desiderio perpetuo di poterlo vedere dal vivo, ascoltare il suo urlo lacerante. Metto finalmente al servizio comune la mia passione.
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