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- di Federico Castiglioni

Come sta andando la Serie A femminile


Al giro di boa un bilancio parziale sulla Serie A femminile, alla sua prima stagione professionistica.


Illustrazione di copertina a cura di @gnapossofadisegnetti

Non c'è solo la Nazionale. Anzi, considerando la mediocre prova delle azzurre nell'Europeo della scorsa estate e quella modesta alla recente Arnold Clark Cup, forse nel panorama del calcio femminile italiano le cose più interessanti le stanno mostrando i club. In campionato, ma anche nelle coppe europee. E per valutare e apprezzare crescita e sviluppi in Italia del femminile nel calcio, un quadro più significativo (seppur parziale) ce lo può dare proprio la Serie A, che al momento ha visto concludersi la regular season e si prepara, dal prossimo 17 marzo, allo svolgimento della fase finale.

Intanto partiamo dalla formula. A seguito dell'introduzione da parte della FIGC dei contratti professionistici anche nel calcio femminile, la Divisione nazionale (responsabile dei campionati di A e B) ha riorganizzato la massima serie. La Serie A si è ridotta da 12 a 10 squadre e soprattutto si divide in due parti: l'appena concluso girone all’italiana andata/ritorno di diciotto gare, al quale segue lo “split” (molto nordeuropeo) con la composizione di una poule scudetto, formata dalla prime cinque in classifica al termine della prima fase, e una poule retrocessione con le ultime cinque. Nella seconda fase si parte con i punti conquistati nelle prime 18 gare, e le due poule si svolgeranno di nuovo con girone all’italiana (una squadra riposerà a ogni turno), per un totale di 26 gare in 28 giornate. Un sola retrocessione diretta, penultima e seconda in Serie B si giocheranno tutto al play-off. Ovviamente, chi vince la poule scudetto sarà campione d’Italia.

La poule scudetto

Lo scettro di campionesse, dopo anni di dominio della Juventus, potrebbe passare di mano. E l'osservata principale è la Roma guidata da Alessandro Spugna. Le giallorosse, seconde classificate nella passata annata, non sono certo una novità, ma questa stagione hanno stupito per una continuità di rendimento degna del colleghi maschi del Napoli. 16 vittorie su 18 in campionato, un solido primato in classifica (+8 sulle pluricampionesse della Juventus), un gioco dominante e propositivo, il successo in Supercoppa Italiana contro la Juventus e infine un prezioso passaggio del turno nella Women's Champions League: la Roma si è qualificata come seconda nel suo girone europeo, e il prossimo 21 marzo sfiderà allo Stadio Olimpico le stelle del Barcelona per l'andata dei quarti di UWCL.

Spugna è riuscito in questi due anni di lavoro a trasmettere solidi principi di gioco anche proponendo schieramenti tattici differenti, ma sempre mantenendo un'idea coerente e costante. Una squadra predisposta al controllo del gioco tramite il possesso, dalla difesa aggressiva e sempre propensa a portare in avanti tante calciatrici. Le giallorosse riescono a passare con facilità dal 4-3-3 al 3-5-2, anche per ovviare ad alcuni limiti di una squadra dall'ossatura importante ma relativamente corta, falcidiata dagli infortuni in certi reparti (gli acciacchi di capitan Bartoli e il ko di Di Guglielmo hanno costretto Spugna a lavorare di fantasia sulle terzine).

Stagione 2021-2022: Alessandro Spugna abbraccia Elena Linari dopo Roma-Sampdoria 8-0. La vittoria varrà la qualificazione matematica delle giallorosse alla UWCL

Questo è possibile in primis grazie alle qualità tecniche e atletiche delle esterne, Emilie Haavi su tutte, ma anche Serturini (in leggero calo rispetto alla scorsa stagione) e Glionna. Tutte brave a prendersi anche compiti a tutta fascia, e a lavorare tanto sia sugli 1vs1 che di reparto sulle catene esterne, favorite sempre da una squadra orientata in avanti e molto corta. Ma la fluidità di schemi della Roma è merito soprattutto di una giocatrice come Andressa (9 gol), abile a galleggiare sulla trequarti offensiva, in coppia o a supporto della centravanti Valentina Giacinti, con quest'ultima ritornata a segnare con continuità dopo un anno difficile tra Milan e Fiorentina. Eppure, a proposito di gol, oggi forse l'unico limite della Roma sta nella precisione sottoporta: secondo il database fbref.com le giallorosse, con 43 gol all'attivo (1 su rigore) hanno un differenziale reti-xG di "solo" +3.6, contro il +10.4 della Juventus (46 gol, 1 rigore) e il +11.7 dell'Inter (45 gol, due su due dal dischetto). Considerando il sempre elevato ritmo gara che la Roma vuole (e deve) tenere, sul lungo termine la poca efficienza offensiva e l'alto consumo di riserve fisiche e mentali potrebbe creare problemi.

Finora la Roma è andata a sbattere solo contro il Milan (sconfitta 1-0 nella semifinale d'andata di Coppa Italia la scorsa domenica) e soprattutto contro la Juventus, nelle uniche due gare non vinte dalle giallorosse in campionato. Contro le bianconere in particolare, si è confermata la troppa poca precisione negli ultimi 16 metri, unita ad una certa dose di sfortuna. È stata l'ennesima occasione in cui la Juve di Joe Montemurro si è confermata una vera e propria bestia nera per la Roma. Tuttavia, la doppia affermazione nello scontro diretto non sta bastando per tenere il passo: la Juventus, nonostante un rendimento sempre elevato, sembra aver perso quell'aura di invincibilità che l'aveva contraddistinta nelle ultime stagioni.

Julia Grosso (Juventus) e Lindsey Horan (Olympique Lione)

Lo confermano certe prestazioni particolarmente opache, in alcuni casi associate a passi falsi clamorosi come l'1-1 contro il Como penultimo. E dopo aver lasciato per strada la Supercoppa, anche in Champions la Juventus ha mancato il "colpo grosso", non riuscendo a replicare il passaggio del girone dello scorso anno. Girone non semplice formato da Arsenal, Lione campione in carica e Zurigo, nel quale la Juventus non era la favorita d'ufficio come in Serie A. Qualcosa in più però avrebbe potuto fare: è riuscita a battere solo lo Zurigo, mentre contro le due big sono arrivati tre pareggi e una sconfitta, laddove sarebbe servita almeno una vittoria per passare il turno.

Al netto di assenze pesanti (l'ultima in ordine di tempo, l'infortunio della centrocampista azzurra Rosucci), la Juve sembra girare con il motore ingolfato rispetto alla qualità e alla profondità della sua rosa. In questo non è d'aiuto quella che sembra esser la fase calante di alcune colonne della squadra, come Bonansea, Cernoia o Gama, ma Montemurro non sempre sta riuscendo a trovare le giuste soluzioni rispetto alle prime avvisaglie di questo cambio generazionale. Tra le senatrici, il vero punto fermo rimane Cristiana Girelli (superati i 100 gol in bianconero), elemento ancora capace di districare matasse e partite complicate a suon di reti.

Dietro la Juve, l'altalenante terzetto Inter-Milan-Fiorentina. Le nerazzurre ad oggi sono forse il progetto tecnico più ricco di spunti in prospettiva, sempre affidato alla regia di Rita Guarino, alla seconda stagione sulla panchina dell'Inter dopo i quattro scudetti vinti alla corte degli Elkann. Squadra talentuosa l'Inter, che tuttavia ha peccato d'inesperienza in alcuni momenti clou della stagione. Eccellente l'avvio, dove trascinate dalle reti di un'incontenibile Chawinga (capocannoniera della Serie A con 16 reti, ma leggete la sua storia) le nerazzurre si erano issate alla testa della classifica, con cinque vittorie e un pari con la Juve nelle prime sei giornate. Il tutto corredato dall'esplosione di alcune calciatrici: dalla centravanti Polli (9 reti) a Merlo e Pandini, fino alla consacrazione di Francesca Durante, forse ad oggi la miglior portiera della Serie A.

Tabitha Chawinga durante Inter-Fiorentina 3-0

Tuttavia la bassa età media di una rosa di prospettiva ha presentato conti da pagare, soprattutto in termini di concentrazione e tenuta mentale: le nerazzurre hanno approcciato malissimo certe partite sulla carta semplici (ad esempio, il pari esterno contro il Parma con rimonta all'ultimo minuto), o hanno subito black-out in gare all'apparenza già chiuse e poi divenute complicate. Dopo la schiacciante vittoria nel derby per 4-0 di metà campionato, ben cinque turni senza vittorie – comprese le sconfitte negli scontri diretti contro Juventus e Roma – hanno in parte ridimensionato le ambizioni di Bonetti e compagne.

Ambizioni che non nascondeva il Milan di Maurizio Ganz, alle prese invece con vecchie questioni di gestione del gruppo e più recenti carenze di organizzazione difensiva. 27 gol al passivo in 18 partite sono tanti. Troppi, per una squadra che avrebbe da qualche anno dichiarate aspirazioni di scudetto. Un obiettivo ribadito dal mercato e dalla batteria offensiva messa a disposizione di Ganz: poche squadre nella Serie A femminile possono contare sulla fisicità di Martina Piemonte (9 gol) o sulla qualità della stella svedese Kosovare Asllani (8 reti).

L'esultanza di Martina Piemonte in Juventus-Milan (1-2)

Eppure, nonostante alcuni exploit ottenuti, il meccanismo rossonero ha girato spesso a vuoto e Ganz sembra ancora lontano dal trovare i giusti equilibri. Nell'ultima gara di Coppa Italia contro la Roma, le rossonere prive di Asllani e della talentuosa esterna Thomas hanno posto rimedio tenendo un baricentro molto basso, affidandosi esclusivamente a Piemonte per la risalita diretta e mirando soprattutto a proteggere la propria porta. Soluzione efficace, trovata facendo leva sugli unici punti critici della Roma (la relativa poca precisione negli ultimi 16 metri), ma forse troppo conservativa per una squadra ricca di qualità proprio dalla cintola in su.

A chiudere la poule scudetto c'è la Fiorentina di Patrizia Panico, 34 punti come il Milan, uno in meno dell'Inter. Squadra lontana dai disastri della scorsa annata, trascorsa da invischiata nella lotta salvezza, ma che in più di un'occasione ha confermato di essere un passetto sotto le grandi. Molto indicativo lo score delle gigliate: dieci vittorie su dieci nelle sfide contro le ultime cinque in classifica, sei sconfitte e una sola vittoria (contro il Milan alla 1a giornata) negli scontri diretti. E si parla di sconfitte anche pesantissime, come l'1-7 con la Roma o il 6-1 contro il Milan al ritorno.

Le viola hanno subito un radicale restyling a livello di organico, con arrivi di spicco (ultimi in ordine di tempo: Hammarlund dalla Svezia e Zamanian dalla Juventus), ma sembrano essere ancora indietro a livello di amalgama e automatismi, soprattutto in difesa. In particolare la Fiorentina ha dato l'impressione di esser ancora una squadra poco reattiva di fronte alle difficoltà. Se il piano gara non funziona (e contro le big la cosa diventa probabile) il rischio di affondare è sempre alto. Attenuanti generiche: i ripetuti infortuni del gioiellino Michela Catena (nonché la perdita di Huchet, stagione probabilmente finita) hanno a più riprese messo a nudo alcune carenze tecniche non semplici da gestire.

Vero Boquete durante Fiorentina-Inter 0-0

La poule salvezza

Il rendimento della Fiorentina ci racconta anche un'altra cosa su questo campionato, che legittima le riforme sulla formula: l'ampiezza del divario tecnico tra le prime cinque e le ultime cinque, problema atavico del calcio femminile. La poule salvezza, che si andrà a comporre nell'ordine con Sassuolo, Pomigliano, Parma, Como e Sampdoria, vede queste squadre compresse in appena 7 punti quando il divario tra le neroverdi seste e la Fiorentina quinta è di ben 17 punti.

Probabilmente i piani di Gianpiero Piovani, da cinque anni alla guida delle emiliane (ma ve lo ricorderete come giocatore a Piacenza), prevedevano una situazione di classifica più tranquilla. Il Sassuolo è la più quotata e attrezzata tra le squadre in lotta per la permanenza in massima serie, ma ha pagato un avvio di stagione carico di difficoltà sottoporta e prove sfortunate. Ad aiutarlo da gennaio c'è la quasi 38enne Daniela Sabatino, storica centravanti azzurra e due volte capocannoniera della Serie A. Oramai senza spazio alla Fiorentina, dal suo arrivo al Sassuolo è già a quota tre gol in quattro presenze.

Meno rosea la situazione del Pomigliano, a secco di vittorie da cinque turni e alle prese oltretutto con una situazione stadio complicata. Il cambio in panchina dopo la quinta giornata (con le pantere ferme a un punto) sembrava aver dato una scossa, con tanto di affermazione 2-1 sul Milan. Ma la squadra campana, che è l'unica insieme al Como (un punto nelle ultime sei partite, ma quante giovani lanciate) a non esser associata a un club maschile, è ben presto sprofondata in una nuova spirale negativa.

Spirale dalla quale sembra finalmente uscito il Parma di Melania Martinovic, 7 punti nelle ultime cinque gare, compresa quella con brivido finale provocato alla Juve, o l'ottima partita con la Roma in casa che ha costretto le giallorosse a una sudatissima vittoria per 3-2. Le gialloblu, sulla cui panchina è subentrato alla 9a giornata Domenico Panico, eroe della salvezza del Pomigliano la passata stagione, sono ora chiamate alla continuità per evitare di rimanere impigliate nei playout finali.

La rovesciata di Melania Martinovic in Sassuolo-Parma

Infine, alcune riflessioni a margine sui modelli di sviluppo. L'introduzione del professionismo ha, tra le altre cose, portato a termine la trasformazione delle società di calcio femminile, passate o sotto l'egida delle società professionistiche maschili, o regolarizzate attraverso il cambio di ragione sociale. L'ultima in ordine di tempo è stata il Pomigliano, passato da ASD (associazione sportiva dilettantistica) a Srl, con tanto di cessione da parte della famiglia Pipola, patrona della società dalla sua fondazione nel 2019, della compagine maschile guidata per dodici anni. In questo, da mesi le pantere sono alle prese con problemi giudiziari e amministrativi relativi alla disponibilità del proprio impianto casalingo, già finito sotto sequestro e tuttora utilizzabile solo a porte chiuse. Un "inghippo" peraltro che ha già portato allo sfacelo la squadra maschile, impegnata in Eccellenza campana e rimasta priva di campo.

All'estremo opposto, è difficile vedere l'arrivo in A del Parma come un vero passo in avanti per la Serie A femminile in termini di risorse e organizzazione, senza nulla togliere all'impegno e alle prestazione delle giocatrici ducali. Il club, creato dalla precedente proprietà e promosso in Serie C al termine della scorsa stagione, è stato rifondato e iscritto alla Serie A tramite l'acquisizione del titolo sportivo dell'Empoli femminile. Questo modus operandi è stato incentivato dalla FIGC soprattutto per far assorbire locali squadre dilettantistiche da club maschili pro. A questo punto, però, c'è il rischio che le pressioni della federazione verso la creazione di sezioni femminili all'interno dei club maschili si riducano a un mero mercato dei titoli sportivi, senza vere volontà di investimento. E il disimpegno dell'Empoli può esser un campanello d'allarme in tal senso.

D'altronde, la presidentessa Rebecca Corsi (figlia del patron dell'Empoli) aveva già fatto capire da tempo che, con l'arrivo del professionismo, si sarebbe proceduto a smantellare la squadra femminile a causa dei costi. Nei bassifondi della classifica, questo modello di crescita potrebbe esser controproducente nell'ottica di aumentare l'attrazione del pubblico, dal momento che potrebbe dare vita a un viavai di squadre che non hanno modo e tempo di creare fidelizzazione.

E come non parlare della Sampdoria, le cui vicende societarie sono ben note. Mister Cincotta e le sue ragazze erano anche partiti bene, con tre vittorie nelle prime tre giornate di campionato. Poi il disastro, un punto in quindici partite e dieci sconfitte di fila. Difficile non correlare il tutto anche alla situazione della squadra maschile parimenti ultima in classifica, dove i calciatori hanno iniziato a rinunciare alle mensilità per evitare la bancarotta. Forse era meglio tenersi stretta la Florentina San Gimignano, dalla quale la Samp ha acquistato il titolo sportivo nel 2021. E forse si sono sottovalutati alcuni aspetti di sostenibilità economica sul medio-lungo termine nella riorganizzazione del campionato femminile. Con effetti che potrebbero persino essere nefasti.


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Scribacchino schierato sull'ala sinistra. Fiorentina o barbarie dal 1990. Evidenzio le complessità di un gioco molto semplice.

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