Considerazioni sparse post GP del Bahrein
Come se non ci fossimo mai lasciati, Verstappen e le Red Bull dominano la prima gara dell’anno. Aston Martin mantiene le promesse, la Ferrari cola a picco.
- Quattro mesi di attesa andati in fumo. La strabordante doppietta Red Bull nel primo Gran Premio della nuova stagione lascia in eredità la sensazione che nulla sia cambiato rispetto alla scorsa stagione. La stagione 2023 nasce sotto il segno della casa austriaca, che continua a fare un altro sport rispetto alla concorrenza. Se la panacea dello scorso campionato del Mondo erano state le prime tre gare nelle quali i Red Bulls avevano avuto delle difficoltà di carattere tecnico, aprendo le porte alla (vana) speranza di una possibile lotta mondiale, quest’anno sembrano dare la sensazione di voler cannibalizzare il mondiale dal giorno 1. I quasi 40 secondi di distacco tra Verstappen ed Alonso, sono la perfetta fotografia della gara di oggi e nel giro di qualche settimana scopriremo se potremo avere un Mondiale o l’unico obiettivo stagionale sarà quello di contare le vittorie di Max Verstappen. Volendo trovare il lato positivo, accresceremo la nostra cultura personale imparando a memoriale note dell’inno olandese, come fu qualche anno con il Das Lied der Deutschen Di Schumacher;
- Lo sconforto generale si amplifica esponenzialmente con il ritiro di Charles Leclerc. Mentre si trovava comodamente in terza posizione, con quasi tutti e due i piedi sul podio, la sua Ferrari numero 16 si è spenta. Così, all’improvviso. Niente di buono, quindi, sotto i lampioni del Bahrein, visto che il problema del degrado delle gomme è effettivo e che Sainz, finito quarto, è arrivato quasi un minuto dopo Verstappen. Un abisso, specialmente se pensiamo che Red Bull, insieme a Mercedes, è sempre stata la casa che ha sviluppato meglio la macchina nel corso dell’anno. Profondo rosso, non c’è altro da dire. La stagione appena cominciata potrebbe essere ancora più magra di soddisfazioni rispetto a quella, già deludente, appena lasciata alle spalle;
- Fernando Alonso ha fatto la gara che ci saremmo aspettati: gagliarda, tecnicamente perfetta e soprattutto resiliente. Nonostante la “quasi collisione” in curva 1 con Stroll, che avrebbe potuto dar vita al primo family affair dell’anno, nella rimanente parte della gara Alonso ha fatto tutto, rimontando, sorpassando e cambiando addirittura bilanciamento freni in bagarre (!) dando vita ad un bellissimo duello tra oldie con Hamilton. Alla fine, complice il ritiro inaspettato di Leclerc, è arrivato il podio, pronosticato dai più e conquistato grazie ad una monoposto che, non fosse per le Red Bull, sarebbe probabilmente la migliore in pista. La conferma arriva dal piazzamento finale di Stroll, operato al polso 12 giorni fa e finito sesto. In Aston Martin hanno lavorato divinamente durante l’inverno e se l’anticipazione l’avevamo avuta confrontando i cronometri di questo e dello scorso anno, la gara ha semplicemente confermato la bontà del progetto. Aston ed Alonso saranno una bruttissima gatta da pelare per Ferrari e Mercedes, che vedono adesso minate anche le poche certezze che avevano;
- La nuova era della Formula 1 non può lasciare soddisfatti i tifosi di Ferrari, Mercedes e McLaren, all’epoca 3 top team. I volti scuri di Hamilton e Leclerc non lasciano spazio ad interpretazioni, sono delusi come e peggio dello scorso anno. Perchè, ricordiamo, l’anno scorso a quest’ora si chiudeva con una doppietta rossa un campionato che sarebbe potuto essere incoraggiante dal punto dei vista dei risultati mentre oggi siamo qui a leccarci le ferite, provando a farci ipnotizzare ancora da chi ci ripete che grazie a Leclerc ed ai 30 cavalli in più di questa nuova Power Unit avremo una Ferrari comunque competitiva. In Mercedes stanno uguale, ma peggio. Nè Hamilton, nè Russel sono stati mai in aria di podio e la mancanza di performance della vecchia freccia d’argento si è palesata nel momento di provare il sorpasso su Sainz, in difficoltà per tutto il weekend. Chi sta peggio di tutti, però, è la McLaren, oggi desolatamente ultima con Norris. I papayas sono indubbiamente i più lenti in griglia e se da un lato dispiace per Lando Norris, dall’altro ci fa provare un intimo piacere nei confronti di Zack Brown;
- L’hype generale per questo nuovo Mondiale è stata subito smorzato dai 57 giri di gara. Poca bagarre (solo Alonso ha dato vita a qualche duello), poche monoposto veramente vicine e gruppo diviso in 4-5 sottoinsiemi. Uno che include solo la Red Bull, uno (inaspettatamente) solo la Ferrari di Leclerc e la Aston Martin di Alonso, uno con Sainz, Stroll e Mercedes, il quarto, macro gruppone con Alfa, Haas, Williams (bravi!), Alpha e Alpine e l’ultimo, tristissimo in cui è presente solo la McLaren, finita all’interno di un buco nero da dove rischia di non uscire più. Il rischio che si possa assistere al campionato più noioso degli ultimi anni è concreto. Difficilmente abbiamo assistito a distacchi così ampi tra le varie case costruttrici e viene difficile attaccarsi alla speranza che gli aggiornamenti possano portare una ventata fresca di competitività, a discapito del tanto agognato spettacolo ricercato da Domenicali & Co.
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