
- di Massimiliano Bogni
Considerazioni sparse post Atalanta-Udinese (0-0)
L’Atalanta costruisce tutti i presupposti per il gol, ma l'Udinese trascinata da un super Silvestri non fa passare nulla.
- Le assenze in difesa "costringono" Gasperini a schierare Demiral al centro della difesa, mentre sulla sinistra prende forma l'imprevista coppia Ruggeri-Boga. Sottil non rischia il Tucu dal 1', riproponendo l'attacco pesante Success-Beto e covando in panchina anche il talento di Thauvin. L'Atalanta preme, l'Udinese spaventa: il piano partita degli orobici è quello atteso e corretto, ma si scontra con la giornata buissima dei suoi uomini di qualità. Prima dei 10' di gioco-non-gioco dovuti ai dubbi di Koopmeiners sulla tenuta del flessore, è la squadra di Sottil a rendersi più pericolosa: Beto in particolare costringe Musso a rimediare, miracolosamente, alla solita agorafobia del portiere argentino. Sotto la Nord la Dea conclude pochissimo, soprattutto in rapporto alle tende posizionate nella metà campo friulana: è di Mæhle l'occasione più clamorosa, ed è tutto dire. Pare tornata la vecchia Atalanta che concede poco, ma prima i frutti della manovra venivano colti maturi.
- La seconda frazione è un leitmotiv che Bergamo ha imparato a memoria da quando il direttore d'orchestra è Gian Piero Gasperini: si crea, si crea, si crea ancora, si spreca quasi tutto, possibilmente in maniera clamorosa. Per dirla alla Stanis La Rochelle, il secondo tempo dell’Udinese è molto italiano: Silvestri si trasforma nel "Questo fa i miracoli solo contro di noi", Pasalic e Toloi fanno a gara a chi lo esalta di più e il risultato non si schioda;
- I duelli individuali Beto-Demiral e Bijol-Højlund ben rispecchiano l'andamento della gara: i primi due paiono trampolieri a un passo dall'inciampare, nello scontro tra i secondi melanina e buone maniere sono cassati dall'Inquisizione. Rasmus si conferma ancora acerbissimo nel corpo a corpo, mentre il portoghese dà la netta sensazione di non poter essere in grado di affondare, anche quando lo sta facendo;
- Boga, Lookman, Mæhle, Højlund: quando tutti gli uomini che dovrebbero garantire qualità e creazione dei vantaggi sono ben limitati e altrettanto meglio autosabotati, ecco che l'Atalanta batte in testa. Soprattutto il nigeriano e l'ex Sassuolo assomigliano a due mosche impazzite che cercano di uscire dalla stanza ma, nonostante lo sbattere d'ali, continuano a infrangersi sul vetro della finestra. Uno dei migliori è Ruggeri, ammesso che si smetta di vedere il presunto tatuaggio "Capro Espiatorio" vergato in fronte. Che belli i tempi in cui Muriel era ancora un calciatore da palcoscenico europeo…;
- Quella del Gewiss è l'ennesima serata in cui, nonostante un fisiologico ridimensionamento, lo scouting dell'Udinese mostra nuovamente il perché fino a qualche anno fa era lei lvAtalanta d'Italia. Bijol giganteggia, Ebosele è una pera di energia concentrata in un cubo di ossidiana, Lovric è una spina costante alle spalle della prima linea di pressione. Complimenti, pleonastici, a Pierpaolo Marino e alla sua squadra. Il terzetto difensivo, nonostante gli attacchi sbuchino dalle pareti, tiene bene, permettendo all'intero castello difensivo di non collassare su se stesso. Un punto d'oro, visti i tempi e le prestazioni che corrono.
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Bergamasco dall'ultimo refolo del secolo scorso. Laureato in Lettere obtorto collo, lontano dall'essere inquadrato e istituzionalizzato. Attualmente anoressico e depresso, ma ci stiamo lavorando. Calcio, pallacanestro, tennis, ciclismo, chi più ne ha più ne metta: lo sport è evento, storia, emozione, comunicazione. Vita, in parole povere.
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