Considerazioni sparse post WPT Abu Dhabi Master
L'anno della rivoluzione del padel si è aperto con un grande botto. Tapia-Coello battono Lebron-Galan in finale e conquistano il primo titolo della stagione, i più giovani di sempre a farlo: è il preludio della caduta dei giganti? È presto per dirlo, ma questa prima uscita mostra che nel 2023 gli equilibri non saranno più gli stessi. La superiorità dei numeri uno ha subito uno scossone e il margine con gli sfidanti è sottile come non vedevamo da tempo.
Mi piacciono quelli grandi e grossi come te, perché quando cadono fanno tanto rumore.
(Il buono, il brutto e il cattivo)
- Diciamolo subito, Abu Dhabi è stato un torneo complicato dal punto di vista tecnico del gioco. Oltre alle incertezze mentali dovute all'essere il primo torneo di stagione, le condizioni climatiche lo hanno reso ancora più ricco di incognite: forte vento, vetri umidi, caldo soffocante. Quello che si è visto è stato un padel "sporco", giocato all'aria aperta, che com'è noto rende il gioco più tattico e rognoso, in primis per i pallonetti condizionati dal vento. L'hype per l'esordio delle nuove coppie del 2023 era altissimo e la qualità delle partite lo ha confermato. Peccato per l'atmosfera: eccetto gli onnipresenti sceicchi di bianco vestiti in tribuna d'onore, spalti semi-vuoti persino alla prima semifinale, forse a causa della calura diurna;
- Tapia e Coello arrivano in finale con un percorso netto (eccetto un primo turno ostico) contro coppie quasi anonime. La finale vinta con Galan e Lebron invece è una dimostrazione di grande maturità dal punto di vista delle scelte tecniche e del livello di letture del gioco: Tapia e Coello sanno in che modo battere i numeri uno. In entrambi c'è la pazienza nella lavorazione del punto (quella bandeja o lob "in più", per tenere la pressione offensiva alta senza rischiare troppo), ma anche un coraggio intelligente in fase di definizione, specie nei momenti importanti: tipico dei campioni. Quello che invece ha rischiato di influire sul risultato è la gestione mentale dei due giovanissimi. Cinque set point mancati nel primo set, la rimonta subita sul 5-3 nel primo set e ancora da 5-1 avanti nel tie-break: la luce si spegne e riaccende un po' troppo spesso e se non fosse per una coppia Lebron-Galan insolitamente fallosa e poco cinica, forse il risultato si sarebbe ribaltato. Resta il grande spettacolo offerto, una finale atipica (ma divertente) a causa delle condizioni atmosferiche e la più giovane coppia a vincere un titolo WPT;
- Non solo Tapia e Coello, ma anche i fortissimi Superpibes, aka Stupaczuk e Di Nenno. In semifinale, gli argentini hanno dato la prima spallata alle certezze di Galan-Lebron, che alla fine l'hanno spuntata di poco, in una partita per certi versi simile alla finale, tranne che nel risultato. Se "solidità" significa saper mantenere alto il livello per un lungo periodo senza sbagliare, allora Stupa e Di Nenno sono una realtà già molto chiara. Con gli errori gratuiti al minimo, la partita non la regalano mai. Quello che è mancato contro i numeri uno è forse la stessa consapevolezza di Tapia e Coello, sembrati più avvezzi a giocare match che contano, oltre che freschi di studi alla corte dei venerabili maestri Sanyo e Belasteguin. Alla prossima Royal-Rumble;
- Veniamo a Lebron e Galan. Al match finale sono arrivati provati, cosa a cui di solito non sono abituati. Già nel primo turno avevano rischiato il patatrac contro gli increduli Gil e Moyano (che infatti se la sono lasciata scappare). Poi un altro set perso per strada con Yanguas-Arroyo e il match di semifinale durissimo, vinto boxisticamente parlando "ai punti" contro i Superpibes. La sconfitta in finale è arrivata dopo aver raschiato il barile dell'esperienza nei match precedenti, con la sensazione di una coppia fortissima ma un po' scarica, alimentata a garra e lattine di Red Bull. Significativo. Forse la stanchezza mentale di dominare per più stagioni consecutive senza errori potrebbe non essersi assorbita con la semplice pausa invernale. Serve ricaricare le batterie mentali e ricalibrare il tiro in funzione del nuovo scenario delle coppie. Può anche voler dire trovare nuove motivazioni. La stagione è lunga, e la loro fame di vittorie non si sarà certo placata. Ora però hanno dei contendenti reali;
- Menzione di demerito per Paquito Navarro. Confermata la sua intenzione di giocare a destra, quello che ci si aspettava dopo la pre-temporada era il consolidamento degli automatismi da giocatore di destra, o quantomeno un'intesa più matura con Tello da quel punto di vista. Ad oggi sembra mancare. Nel match di primo turno, perso con Rico e Rubio (sorpresa del torneo, arrivati fino alla semifinale sfruttando un buon tabellone), si è visto un Paquito abulico, mai davvero insidioso e con la tendenza a occupare la parte centrale del campo invece che lasciarla alla vibora di Tello. Forse è solo una malcapitata prima uscita, ma se vuole fare la differenza in quel ruolo il sivigliano dovrà adeguare il proprio mindset alla pazienza e, perchè no, a un pizzico di umiltà in più. In fondo dev'essergli chiaro: la possibilità di fare il suo one-man-show, da destra, è sicuramente ridotta.
Ti potrebbe interessare
Dallo stesso autore
Newsletter
Iscriviti e la riceverai ogni sabato mattina direttamente alla tua email.