I molti talenti di Oihan Sancet
Il centrocampista è uno degli ultimi talenti sbocciati all'Athletic.
L’aria che si respira a Bilbao il 16 agosto 2019 è elettrica. È un venerdì di mezza estate, la città si sta preparando all’inizio dell’Aste Nagusia – la "Semana Grande", una settimana di festeggiamenti che celebrano l’assunzione di Maria, una sorta di ferragosto prolungato – in programma l’indomani, e soprattutto l’agonia sta per finire: stasera c’è una partita di calcio in città. E che partita di calcio: a San Mamés arriva il Barcellona di Suarez, di Griezmann – acquistato un mese prima dall’Atletico Madrid per 120 milioni di euro e in campo al posto di Messi infortunato – e di Ernesto Valverde, che quello stadio lo conosce fin troppo bene. Il rapporto del Txingurri ("la formica") con l’Athletic è sempre stato discontinuo ma mai rancoroso, d'altra parte si tratta di una persona che ha speso quasi vent’anni nel club, prima da giocatore e poi da allenatore. Questi pensieri devono sfiorare Valverde mentre si accomoda in panchina: sa che quella non è più casa sua ma sa pure che lì non sarà mai un estraneo.
La partita è veramente godibile per essere calcio di agosto. L’Athletic parte subito fortissimo, con gli strappi e le accelerate di Iñaki Williams e le rifiniture di Muniain e Raul Garcia che dalla trequarti lo riforniscono di palloni, ma poi nel secondo tempo il Barça prende le redini del gioco. La partita, bella e equilibrata, sembra scorrere placidamente verso lo 0-0. Fino a quando, all’80', dopo una rimessa laterale, Ander Capa fa partire un cross che vola su tutta l’area del Barça apparentemente senza pericoli. Almeno, così sarebbe se non ci fosse Aritz Aduriz, specializzo in gol impossibili. Aduriz, entrato un minuto prima, si coordina per la sforbiciata come se non avesse fatto altro nella vita, quasi sapendo che quel momento è il suo, che nemmeno un muro di mattoni sulla linea di porta potrebbe impedire al suo tiro acrobatico di insaccarsi alle spalle di Ter Stegen.
È il gol più bello della carriera di Aduriz, e anche l'ultimo. A 39 anni e con continui problemi all'anca, El Zorro si ritirerà forzosamente col sopraggiungere della pandemia, senza nemmeno ricevere l'homenaje che avrebbe meritato, in un San Mamés stracolmo, ma accontentandosi di salutare i tifosi con una lettera pubblicata sui suoi profili social.
La partita contro il Barcellona segna la fine della parabola di Aduriz ma anche l’inizio di quella di Oihan Sancet, entrato al 66' per sostituire De Marcos. Soprannominato "Cervo di Pamplona", quando entra in campo Sancet sembra veramente un cervo in tangenziale: alto, dinoccolato, senza un grammo di muscoli. Al contrario di Aduriz è il più giovane giocatore dei ventidue in campo, essendo nato ben diciannove anni dopo El Zorro – nel 2000 –, ed è al debutto in prima squadra. Era già stato aggregato nella preparazione estiva ma fino a quel giorno non aveva trovato spazio. I suoi trentaquattro minuti in campo non sono eccezionali, smista i palloni che riceve, pressa l’uscita del pallone, prova a rendersi utile, insomma.
Per festeggiare il primo gol Sancet deve attendere quasi un anno, quando il 27 giugno 2020 segna al Mallorca con un preciso tiro rasoterra nato da uno schema su calcio d’angolo. Nel frattempo Sancet ha fatto avanti e indietro dalla prima squadra al Bilbao Athletic, la squadra B, che all’epoca militava nella terza divisione spagnola. Come spesso succede dalla parti di Bilbao, i più promettenti giovani biancorossi vengono svezzati piano piano al calcio dei grandi: gli si fa assaggiare San Mamés a piccole dosi, senza strapparli improvvisamente dai campi di Lezama dove giocano le selezioni inferiori. L'alternativa è mandarli in prestito per farsi le ossa in Serie B. Sancet è un’eccezione perché se escludiamo questa prima stagione di ambientamento, viziata per altro dal Covid, una volta conquistato il posto da titolare non lo lascia più.
Nella stagione 2020/2021 Sancet è già un elemento fisso della rosa allenata prima da Garitano e poi da Marcelino. Sancet si distingue subito per una qualità particolare: la capacità di adattarsi in un attimo alle richieste tattiche dell’allenatore. Spesso Garitano lo fa subentrare come esterno e in quella posizione Sancet può sublimare la sua capacita di attaccare il secondo palo e chiudere l’azione. Il gol che segna a San Mamés contro il Siviglia è emblematico: taglia perfettamente sul secondo palo per spingere in porta di prima il cross millimetrico di Iñaki.
La musica cambia quando in panchina si siede Marcelino – siamo nel gennaio 2021 – che vede Sancet più come un attaccante che come un trequartista/esterno. Sotto la guida del tecnico galiziano Sancet raffina sensibilmente le sue abilita spalle alla porta e il killer instinct. Come si vede benissimo dal gol di testa che segna contro l’Osasuna: si posiziona benissimo fra i due centrali navarri, non irreprensibili nella marcatura, e con il braccio detta il passaggio a Berenguer che lo raggiunge con una palla dolcissima con scritto sopra “GOL”. Sancet la appoggia in porta senza nemmeno imprimere troppa forza al tiro.
Marcelino crede molto in Sancet e lo plasma come calciatore duttile e tuttofare. Spesso cambia addirittura modulo per inserirlo, passando dal suo prediletto 4-4-2 a un 4-2-3-1 dove Sancet gioca dietro alla punta. Per Marcelino, Sancet sarà sempre più attaccante che centrocampista, come dirà in un’intervista ad AS di marzo 2022: «Per me Sancet sa fare tante cose, è coordinato per l’altezza che ha, ha una buona visione di gioco e le sue qualità si esprimono molto bene se riesce a stare vicino all’area di rigore».
Una partita in cui Sancet esprime esattamente tutte queste qualità è quella con l'Osasuna, la squadra della sua città, giocata un mese prima dell'intervista di Marcelino. Una partita finita 1-3 per l’Athletic, in cui Sancet segna tutti e tre i gol della squadra. Il primo arriva con un colpo di testa in corsa su cross dalla trequarti destra di Iñaki. Sancet taglia sul secondo palo e anticipa l'avversario con una piccola torsione che insacca il pallone sul palo vicino. Una soluzione complicata, dato che la logica avrebbe voluto che Sancet colpisse con la fronte piena per picchiarla sotto all’incrocio, ma che lascia di sasso il portiere. Il secondo gol è un bignami di ciò che sono stati i centravanti baschi lungo un secolo di storia del calcio. Sancet segue gli sviluppi dell’azione da fuori area per poi inserirsi meravigliosamente poco prima che De Marcos faccia partite il cross, con un movimento occulto che lo tiene distante dalla marcatura dei difensori. Quando il pallone si avvicina, Sancet lo attende a braccia larghe, come se fosse un totem, per coordinarsi meglio; lo impatta in modo sporco con il parastinco, ma invece di schizzare in qualche direzione imprevedibile il pallone si insacca rasoterra e rapido con l'asciuttezza di un colpo da biliardo. Se i primi due gol sono stati frutto di coordinazione e letture, il terzo è di pura astuzia. Sancet segna di punta anticipando il portiere dopo un pase de la muerte di Berenguer. In questa situazione Sancet si muove da centravanti puro, dopo il triangolo fra Muniain e Berenguer attacca coi tempi giusti il primo palo e chiude l’azione con il tocco di rapina per antonomasia, di punta ad anticipare tutti. Tre gol che sono il 50% delle sue segnature totali nella Liga 21/22, che concluderà anzitempo in infermeria per un’infiammazione all’osso pubico.
La stagione scorsa l'Athletic l'ha chiusa a 4 punti di distanza dalle coppe europee, per cui quella in corso è la quarta stagione consecutiva di digiuno europeo per l’Athletic. Nonostante questo, però, l'annata è iniziata con molto entusiasmo, alimentato soprattutto dall’elezione del nuovo presidente Jon Uriarte che ha posto come pietra angolare del suo progetto il ritorno di Ernesto Valverde, richiamato in panchina dopo l’esilio catalano. Il mandato di Uriarte non è iniziato al meglio, vista la sostituzione all’ultimo minuto del DS messicano Carlos Aviña, messo alla porta per alcuni tweet sessisti e omofobi. Valverde – insieme alla costruzione della "grada popular de animación", una tribunetta con circa 4000 posti in piedi destinata ai tifosi più calorosi – è stato la carta vincente di Uriarte per vincere le elezioni, che infatti ha voluto subito ripagare la fiducia dei soci riportando a San Mamés Ander Herrera e Gorostiza e confermando così la fiducia e l'entusiasmo verso il tecnico extremeño.
Il Txingurri ha impostato una squadra molto diretta, che si schiera quasi sempre con un 4-2-3-1 in cui, sorpresa, Sancet non viene impiegato come trequartista bensì come uno dei due interni di centrocampo in coppia con Vesga, con il quale ha un'intesa perfetta. In questa zona di campo Sancet è diventato un giocatore totale, capace di interpretare la fase offensiva in svariati modi ma quasi sempre senza l'uso del pallone: l'eccezionalità di Sancet sta negli smarcamenti, nel suo fiuto eccezionale per lo spazio migliore da occupare. Quando l’Athletic costruisce si posiziona come trequartista aggiunto insieme a Muniain, oppure si abbassa, ma sempre lontano dalla palla: l'obiettivo non è ricevere ma svuotare il centro, aprire spazi attraverso cui i centrali possono servire gli esterni. Quando può ricevere girato verso la porta, predilige scaricare e buttarsi dentro piuttosto che risalire il campo in conduzione, per quanto è abile anche a portare palla proteggendola coi suoi centimetri e le sue gambe lunghe.
Una volta liberatosi del pallone Sancet può scatenare tutto il suo dinamismo e il suo senso per gli smarcamenti: non resta mai fermo, è sempre proiettato verso l’area avversaria e ha tempi di inserimento notevoli. Sotto questo aspetto ricorda il Bonaventura del Milan: se il pallone casca in area lo raccoglie lui. Nonostante abbia allontanato il suo raggio d’azione dalla porta, Sancet è migliorato tantissimo nel tiro. Se volete una prova basta vedere i suoi ultimi quattro gol segnati in Liga, arrivati nelle ultime tre giornate di campionato.
Buca il Cadice tre volte con tre guizzi da centravanti che gli saranno sicuramente valsi i complimenti di Aduriz. La prima volta si ritrova tra i piedi un pallone sporco sbucato da una mischia in area, Sancet è perfetto nel controllarlo, nel fargli fare quel rimbalzo che gli dà il tempo di caricare la gamba e sparare una bordata che avrebbe mandato in porta anche il portiere se avesse provato a evitare il gol. Nel secondo invece non stoppa nemmeno il pallone: Sancet guarda giusto una volta il portiere mentre l'assist di Raul Garcia gli rimbalza davanti, poi colpisce il pallone di piatto scaricando tutta la forza del suo metro e novanta in porta. Sancet chiude la partita con un altro pezzo del suo repertorio: la corsa senza palla. Comincia a correre dalla sua area accompagnando l'azione di contropiede, mentre il pallone viene prima ripulito da Raul Garcia e poi lanciato da Nico Williams di testa per lo scatto in profondità di Sancet. Quando Sancet arriva sul pallone è troppo distante dalla porta per tirare di prima; Sancet però invece di controllarlo – cosa che rallenterebbe la sua corsa e favorirebbe il rientro del difensore – decide di toccare il pallone di testa e allungarselo di qualche metro. Quindi arriva a tu per tu col portiere, che batte con un diagonale mancino a mezza altezza. Se i primi due gol sono Adurizeschi, quest’ultimo ricorda Julen Guerrero, storico centrocampista che condivide con Sancet non solo il numero 8 sulla maglia ma anche un record singolare: sono loro due gli unici under-23 ad aver segnato più di una tripletta negli ultimi cinquant’anni di storia dell’Athletic.
Dopo la tripletta Valverde ha speso parole al miele per il suo numero 8 e si è anche dovuto “difendere” dalle accuse di cambiarlo un po’ troppo spesso: «Se lo cambio è perché lo vedo stanco e poi è una buona cosa, vuol dire che parte titolare».
Sancet è partito titolare anche nella partita successiva contro il Valencia e, ovviamente, ha segnato un gol. Forse la rete meno spettacolare ma più importante di questa stagione: l’Athletic era chiamato a non perdere il treno per l’Europa e il gol vittoria segnato da Sancet a Mestalla ha tenuto in corsa i biancorossi. Non solo: ha anche alimentato la mistica di Sancet come uomo delle rimonte: le ultime quattro rimonte dell’Athletic in Liga sono tutte coincise con un suo gol.
L’obbiettivo dichiarato per questa stagione dell’Athletic è uno: tornare in Europa. Tuttavia, può essere raggiunto in due modi diversi: o piazzandosi in campionato o vincendo la Coppa del Re che a Bilbao manca da trentanove anni, un’infinità. L'Athletic si giocherà la doppia semifinale contro l’Osasuna, una squadra che non lascia di certo indifferente Sancet, che in questa edizione di Coppa non ha ancora segnato. Chissà che non castighi un’altra volta la squadra della sua città per andarsi a giocare la finale contro Real o Barça e riscattare quella del 2020 persa contro i rivali storici della Real Sociedad. La finale che avrebbe dovuto essere l’ultima di Aduriz. Che avrebbe potuto consegnarlo, ulteriormente, alla leggenda.
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