Il Real Madrid l'ha fatto di nuovo
La rimonta del Real Madrid è stata straordinaria ma anche ordinaria.
Le premesse per una scoppiettante e incerta notte di Champions League c’erano tutte. Liverpool e Real Madrid non hanno deluso e alla fine siamo usciti con più certezze che novità. Per 10 minuti è sembrato che il Liverpool fosse guarito per davvero, rinsavito dalle vittorie contro Everton e Newcastle. Anfield è infuocato come nelle notti giuste. Gli undici in maglia rossa lo sentono. Aggrediscono immediatamente ogni pallone o avversario. Il gol di tacco di Darwin Nunez dopo 3 minuti è logica conseguenza.
Il Liverpool è in totale controllo. Pressa con ordine, corre bene, il triangolo Salah-Trent-Henderson è in totale sincronia, Gakpo regge brillantemente lo scontro fisico con Camavinga. I cori e le urla del pubblico aumentano i decibel azione dopo azione.
L’accoglienza per il Real Madrid è talmente intimidatoria che Courtois si traveste da Loris Karius per carnevale e regala a Salah il gol del 2-0. Sono passati appena 14 minuti. Il Liverpool è ispirato e sente l’odore di una notte magica, quella in cui oltre a vendicare la finale parigina dello scorso 28 maggio sembra in grado di battere il Real Madrid per la prima volta da marzo 2009. Magari umiliandolo come in quel caso, un 4-0 secco, per dire alle altre squadre “siamo ancora quel Liverpool”. E invece tutto si è trasformato in un dejà-vu.
Dovremmo ormai aver imparato a non dare mai per spacciato il Real Madrid dopo la scorsa stagione. Non dovremmo più sorprenderci di come può piegare l’andamento delle partite di Champions a proprio piacimento come fossero un giocattolo in plastilina, anche quando non sembra giornata. Appena Vinicius riesce ad accorciare le distanze al 21esimo con destro potente e sibillino su Anfield cala il silenzio, settore ospiti escluso ovviamente. Si percepiscono immediatamente vibrazioni da impresa in corso. Che poi, essendo un copione già visto per tutta la primavera 2022, possiamo ancora chiamarla impresa?
Il livello di certe partite è talmente alto che il margine di errore è minimo. E se c’è una squadra contro cui il Liverpool non poteva concedersi errori, quella resta sempre il Real Madrid, l’unica squadra che in questi anni ha dimostrato di saper trovare forza dai propri difetti e punire quelli degli altri come un bullo particolarmente crudele che manda in terapia le sue vittime. Al 35esimo minuto Alisson imita il collega merengue con un passaggio blando che sbatte contro Vinicius. Non è il primo pasticcio simile della sua stagione, e lo ripropone nella serata sbagliata, contro l’avversario sbagliato. E pensare che pochi minuti prima il portiere brasiliano si era esibito nella parata più bella del match, sempre sul connazionale, respingendo alla grande un destro simile. È questo il momento in cui il Liverpool comincia a sciogliersi, dimostrando di non essere affatto guarito da una stagione complicata.
Il vantaggio del Real Madrid arriva nel momento ideale per prendere una partita alla giugulare, a inizio ripresa. I Reds ripropongono una delle amnesie difensive che li contraddistingue da agosto. Su un calcio di punizione di Modric che potremmo tranquillamente definire corner corto, la difesa del Liverpool resta immobile. È strano che nessun giocatore del Real attacchi uno spazio, solo Militao lo fa, per di più a centro area, ma nessuno del Liverpool lo segue, lasciandogli girare il pallone in porta. Anzi, nessuno lo guarda. Come fossero rimasti pietrificati dalla paura di poter prendere gol. L’unico che accenna a seguirlo è Gakpo che però si pianta perché era in marcatura su Benzema e a gol segnato lo indica ai compagni come a dire “ma non se ne è accorto nessuno?”.
Per questo gol sul banco degli imputati bisognerebbe mettere tutta la difesa del Liverpool, ma tra tutti forse è Alexander-Arnold il responsabile principale. Come Alisson non era al primo errore della stagione, anche per Trent non è la prima volta che sembra dimenticarsi come marcare l’uomo più vicino, o addirittura, per esasperare, come difendere. Certi errori sistematici il Liverpool non sembra essere in grado di correggerli, eppure nonostante tutto in alcuni momenti della partita il ritmo e l’intensità sono apparsi come nei tempi migliori del ciclo di Klopp.
Dopo il gol del 2-3 non ci sono più dubbi su cosa succederà. L’inerzia è tutta per gli spagnoli e i Reds devono limitare qualsiasi sbavatura perché può costare cara. Situazioni del genere sono il palcoscenico preferito di Karim Benzema. Il Pallone d’Oro chiude la pratica con una doppietta, i suoi primi gol nella competizione, tra l’altro. Prima grazie a una deviazione di Joe Gomez, a conferma che tutto gira bene da una parte e storto dall’altra. Poi con una transizione innescata da Modric, che prima sfrutta un brutto errore di Fabinho e poi mostra un dominio tecnico e fisico in conduzione che non dovrebbe sorprendere se non fosse per i suoi 37 anni, ovviamente.
La difesa del Liverpool è spesso scoperta, ricordandoci quanto la squadra di Klopp vada in apnea nelle transizioni difensive quest’anno, Vinicius serve Karim ed è 5-2 dopo 66 minuti. Da qui è sipario, l’eliminatoria sembra già decisa. Molti tifosi sconfortati lasciano le tribune e chi resta fino alla fine può omaggiare Modric con un lungo applauso al momento della sostituzione.
La mistica che il Real Madrid ha nei confronti della Champions League sta diventando una cosa tangibile. Appaiono talmente abituati e a proprio agio in queste situazioni di difficoltà che stavolta sembrano non aver nemmeno sudato per ribaltare la partita. C’entra lo stato di forma del Liverpool, capace di squagliarsi da solo anche quando incanala la partita dove vuole, vittima di se stesso e di errori individuali difensivi che ormai sono il loro leitmotiv quest’anno – che ci sia Van Dijk in difesa o meno.
Era un ottavo di finale in bilico, con il Real ovviamente favorito, ma i progressi del Liverpool e la leggera flessione degli spagnoli in questa stagione potevano regalare sorprese. E invece si esce da Anfield con più certezze di quelle che immaginavamo: che il Liverpool di Klopp è in difficoltà e forse deve ripensarsi, non solo come interpreti; che il Real Madrid di Ancelotti non ha esaurito la voglia di esaltarsi in serate del genere, trovando sempre nuove energie a partita in corso come ci dimostra Modric.
Come non è cambiata la musica togliendo Cristiano Ronaldo dalla scacchiera, non sembra essere cambiata neanche togliendo Casemiro. Un chiaro messaggio a tutte le altre pretendenti per la Champions League. Questo gruppo di campioni, tanto bello quando vecchio, spremerà il proprio calcio in maniera glaciale fino all’ultima goccia.
Ti potrebbe interessare
Dallo stesso autore
Newsletter
Iscriviti e la riceverai ogni sabato mattina direttamente alla tua email.