Considerazioni sparse post Eintracht-Napoli (0-2)
La leggenda narra che il re Filippo invitò suo figlio Alessandro a cercarsi un altro regno, "perché la Macedonia è troppo piccola per te". Il Napoli, come il futuro imperatore, si lancia alla conquista dell'Europa, e scopre di trovarsi benissimo.
- Se alla vigilia tanta attenzione andava posta sull'Eintracht, squadra comunque in salute e assolutamente da non sottovalutare, chi finisce per sottovalutarsi è, forse, l'Eintracht stesso: Glasner infatti decide di cambiare la natura della sua squadra, di solito molto propositiva e in grado di strappare il gioco grazie alla velocità di Kolo Muani, schierando un 3-4-2-1 in cui viene chiesto agli esterni di restare molto bassi a tenere d'occhio da vicino le sovrapposizioni sull'esterno degli azzurri. I tedeschi, che pure approcciano col giusto ritmo, non riescono però a impensierire mai Meret fino al minuto 82, ma il sinistro di Kamada finisce docile tra le braccia del portiere friulano;
- Il grande merito del Napoli di quest'anno, fra i tanti, è di avere tantissima pazienza: se nella prima mezz'ora il campo congestionato tra le linee strette dei padroni di casa ha reso la manovra di accerchiamento più farraginosa e meno efficace del solito, gli azzurri danno l'impressione di non andare mai in affanno, consci di essere capaci di far succedere le cose in qualsiasi momento, senza farsi prendere dalla fretta. Sanno che, una volta trovata la profondità, la partita avrebbe preso i binari voluti: basta saper aspettare "padre tempo";
- Anche perché, una volta trovato lo spazio lì alle spalle della difesa teutonica, il Napoli recupera tutto il tempo perduto: in pochissimi minuti gli azzurri segnano, grazie al solito Osimhen, che capitalizza la terza di quattro palle gol limpide create in meno di due minuti di gioco. Alla fine della prima frazione, l'Eintracht sembra un pugile intontito dai troppi colpi alla testa, che sta in piedi solo per miracolo;
- Per miracolo e, va detto, per l'inconsueta imprecisione degli azzurri sotto porta il risultato finale è di 0-2, che lascia sulla carta più di una speranza di una rimonta. Alla luce però dell'esecuzione sommaria in cui si sarebbe potuta trasformare questa gara, se Kvaratskhelia non si fosse fatto ipnotizzare due volte (di cui una dal dischetto) da Trapp, o le mire di Osimhen e Lozano fossero state più precise, un ribaltone dell'Eintracht rappresenterebbe uno dei risultati più clamorosi di questa Champions League;
- Kvaratskhelia: proprio oggi sarebbe, clamorosamente, da iscrivere nell'elenco dei peggiori (o meglio, dei meno brillanti, visto che alla luce della prova azzurra in Germania non si può parlare di peggiori), a causa di un nervosismo e di un appannamento non da lui. Poi però dal nulla inventa l'assist per Di Lorenzo con una giocata che ricorda quel genio visionario di nome Guti che ci fa capire come, anche in serate del genere, il georgiano resti una delle cose più belle da vedere su un campo da calcio. Ma un premio ai migliori va dato. La scena questa volta è tutta di Lozano, oggi imprendibile sulla destra e sempre lucido e preciso nelle scelte, e di Zambo Anguissa: il camerunese oggi è stato semplicemente onnipresente e dominante in mezzo al campo, oltre che delizioso nel servire il pallone che dà il là al raddoppio azzurro. Manca solo il gol, cui però va davvero molto vicino.
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