Tommaso Baldanzi è sbocciato
Il trequartista dell'Empoli è una delle migliori novità di questa stagione.
In un momento così delicato per il nostro calcio, le parole pronunciate più spesso da Roberto Mancini sono «giovani» e «futuro». Niente di strano; d'altronde al passato guardano i nostalgici e il presente è tutt'altro che roseo. Lui ne parla con la convinzione di chi vuole cambiare le cose. Perché in fondo la Nazionale è lo specchio di tutto il movimento; dalla Serie A fino al campetto di periferia. Quando dice: «Ce ne abbiamo di Bellingham, dobbiamo solo farli giocare», lo fa con la speranza che il movimento ascolti, anche a costo di usare parole che potrebbero suonare esagerate.
Qualcuno ha iniziato, a far giocare i giovani. Che sia per necessità o per un'autentica fiducia nel progetto non ci è dato e non ci interessa saperlo. Qualcun altro in verità lo fa già da parecchio tempo, raccogliendo i frutti più o meno a cadenza annuale. L'Empoli è una di quelle squadre che storicamente producono talenti quasi per statuto, e queste ultime stagioni non hanno fatto eccezione. Asllani, Parisi, Viti, Fazzini sono solo alcuni dei giovani sbocciati negli ultimi due anni. Quest'anno a loro se n'è aggiunto un altro, uno che con 4 gol in 14 presenze è il capocannoniere della squadra: Tommaso Baldanzi.
Baldanzi e Asllani ai tempi della Primavera (Foto: EmpoliChannel)
A Empoli lo aspettavano da anni ormai. Dallo scudetto vinto con l’U16 su di lui si erano posate le attenzioni di un’intera tifoseria. Nulla di ingestibile: l'Empoli è tradizionalmente un ambiente che fa sentire al sicuro, che protegge e fa crescere, in attesa del momento giusto. Quello che è arrivato quest’anno, con Zanetti che gli ha dato fiducia sin da subito e Baldanzi che non aspettava altro. Lo si nota dalla gioia immensa con la quale esulta: braccia larghe, lingua fuori e corsa verso i tifosi. Gli stessi che lo seguono da quando aveva quindici anni; anche loro non vedevano l'ora.
Un modo di esultare che ci riporta indietro a quando c'era solo la felicità per il gol appena segnato. Nessun primo piano in telecamera, nessun trend da importare su un campo di calcio; un'altra epoca insomma. Ma non è solo questo. In ogni dettaglio della sua presenza su un campo da calcio Baldanzi sembra un giocatore di altri tempi. Alto un metro e settanta, trequartista, calzettoni abbassati, mancino. Gli manca solo la maglia numero dieci e nonostante il suo attaccamento al 35 l'impressione è che sia solo una questione di tempo.
Alla sua prima stagione in Serie A Baldanzi sembra già un veterano, nelle scelte e nella gestione delle situazioni. Al minuto 78' di Inter-Empoli per esempio, raccoglie un pallone sputato fuori dalla difesa che deve difendere il gol del vantaggio. L'Inter è completamente riversata in avanti, e ci sarebbe lo spazio per un lancio lungo a cercare Satriano. Pochi minuti prima Baldanzi aveva segnato la rete dell'1-0, e ci sarebbe da aspettarsi che un ragazzino alle prime armi preso dall'entusiasmo si faccia ingolosire dalla verticalizzazione e tenti di mandare in porta il compagno. Baldanzi però ha una comprensione del gioco più profonda. Sa che quel possesso non deve trasformarsi in una palla persa. Conduce quindi il pallone e lo passa a Satriano solo dopo aver raggiunto il limite dell'area, rischiando meno senza perdere di pericolosità. L'azione termina poi con un nulla di fatto.
Occasione persa? Forse. Ma ha dimostrato di saper pensare a più cose contemporaneamente. Di essere in grado di valutare costi e benefici. La qualità che in genere appartiene a un giocatore già maturo. Baldanzi ha una capacità davvero raffinata di leggere i tempi e gli spazi. Una caratteristica che storicamente appartiene ai centrocampisti dell'Empoli, che fanno dell'inserimento la propria arma principale. Bajrami e Zurkowski sono solo gli ultimi di una lunga serie di centrocampisti forgiati nell'immarcescibile rombo dell'Empoli. Tra questi c'è anche Antonio Buscè, allenatore di Baldanzi ai tempi della Primavera.
"All'inizio c'erano un po' di dubbi sul suo ruolo; per alcuni era un trequartista, per altri un regista o una mezz'ala. Bastava solo capirlo" ha detto Buscè di Baldanzi. La confusione sulla sua collocazione in campo è figlia della sua duttilità. Lo abbiamo già detto, fisicamente e tecnicamente è la reincarnazione di un trequartista old school, ma il dinamismo e i tempi di inserimento sono in effetti quelli di un centrocampista contemporaneo.
Tutti i gol segnati da Baldanzi in campionato arrivano da un passaggio all'indietro e un'incursione di Baldanzi tra i difensori avversari che corrono verso la propria porta: una tipica rete da mezz'ala. Il gol dell'1-0 contro l'Udinese è forse l'esempio perfetto. L'azione comincia proprio da un'imbucata di Baldanzi che trova Caputo in profondità. L'attaccante poi non riesce a sfondare centralmente e si allarga, mentre Baldanzi occupa lo spazio lasciato libero dai difensori bianconeri. Un altro fattore importante è la mobilità della punta, che deve essere in grado di svariare su tutto il fronte offensivo; non solo per segnare, ma anche per fornire assist, valorizzando i centrocampisti assaltatori d'area. Il resto dell'azione a questo punto è facilmente prevedibile: pallone a rimorchio che Baldanzi raccoglie e scarica in porta, con il destro per giunta. Vantaggio Empoli.
Baldanzi però non può essere una mezz'ala. Prima di tutto per una questione puramente fisica che in questo caso gioca un ruolo fondamentale: in parole povere, gli mancano i muscoli. Perché per quanto generoso farebbe fatica a sostenere entrambe le fasi.
Ma accanto a questa motivazione ce n'è un'altra fornita dallo stesso Buscè, un po' più convincente. "Lo vedi giocare e capisci che potrebbe risolverti le partite da un momento all'altro. È capace di fartele vincere da solo" ha detto l'ex centrocampista dell'Empoli. Perché a differenza di una normale mezzala di inserimento Baldanzi ha una tecnica sopraffina, di quelle che, come dice Buscè, ti risolvono la partita da un momento all'altro. Forse è opportuno che uno così giochi vicino alla porta e che, insieme al suo essere mezzala, mescoli anche quella fantasia da trequartista che nel calcio di oggi ormai si vede raramente.
Baldanzi racchiude in se stesso il vecchio e il nuovo o, più precisamente, la bellezza del vecchio e l'efficacia del nuovo; un miscuglio che nella storia recente della Nazionale non ha precedenti. La dimostrazione è nel suo gol al Verona: inserimento e conclusione mancina da fuori area. Esattamente quello che intendeva Buscè.
Un altro elemento che rende Baldanzi un calciatore estremamente moderno è il suo non essere al centro del gioco. Con il pallone ci sa fare, ma non ne è ossessivamente innamorato. Nonostante il suo ruolo, lo tocca poche volte, precisamente 45.8 ogni 90 minuti (dati Fbref). Molto meno rispetto a Parisi, per esempio, che pur essendo un laterale è più coinvolto nella manovra, con una media di 64.2 tocchi a partita.
Più che un regista offensivo, Baldanzi è un trequartista dinamico che si muove in cerca dello spazio giusto. La chiave del suo gioco è lo smarcamento, in cui è già un maestro. Non avendo il fisico, è abituato quasi per sopravvivenza a pensare prima e meglio degli altri. Oltre che il frutto della scuola Empoli, la sua abilità nell'inserimento e nell'occupazione degli spazi è una predisposizione naturale.
L'ultimo tassello è la conclusione in porta. Per avere un'idea dell'efficacia basta dare un'occhiata al valore degli expected goals. Baldanzi, con i suoi quattro gol stagionali da appena 1.06 xG, ha ampiamente massimizzato le sue chance di andare in rete.
I numeri sono certamente una risorsa fondamentale, ma il tiro è prima di tutto un fenomeno che deve essere vissuto con i sensi della vista e dell'udito, perché come nel tennis, il rumore dell'impatto dice molto della qualità del colpo. E quello di Baldanzi è secco, senza mezze misure. Il suo primo obiettivo è cogliere impreparato il portiere, come nel caso di Onana in Inter-Empoli. Quella conclusione era centrale, ma contemporaneamente bassa e forte, e al portiere camerunense è mancato il tempo tecnico di andare giù con il corpo. Altre volte non ha dato nemmeno il tempo per abbozzare un intervento. Lo sa bene Consigli, fulminato da Baldanzi con un colpo secco di punta in Empoli-Sassuolo.
Ora dovrebbe essere chiaro: Tommaso Baldanzi potrebbe essere il futuro della nazionale italiana. Non si tratta di una questione esclusivamente tecnica, quanto del modo con cui Baldanzi è stato allevato. La formazione calcistica del giovane azzurro deve essere la linea guida per tutti i ragazzi – e le squadre – che verranno. In questo senso è futuro. Il simbolo di un percorso di maturazione bidimensionale. Da un lato prettamente agonistica, dall'altro più umana ed educativa.
In un calcio come quello italiano che ruota attorno al risultato e che lascia poco spazio ai giovani, i successi dell'Empoli e dei ragazzi come Baldanzi rappresentano l'unica risorsa per rivoluzionare il movimento. La strada ultimamente intrapresa è senza dubbio quella giusta per crescere, ma alcune realtà devono vedere i risultati per credere. Non ci resta che aspettare allora, perché è ancora presto per raccogliere i frutti. Forse non avremo dei Bellingham, ma se non proviamo non lo scopriremo mai.
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