Considerazioni sparse post Juventus-Fiorentina (1-0)
La Juve naviga nella tempesta.
- La Juve si sporca le mani e vince una partita sporca, brutta e sostanzialmente mal giocata da entrambe le squadre. Tra le palazzine a fuoco cantate da Tananai a Sanremo, la Juve in campo resiste;
- Adrien Rabiot ha indirizzato la partita. Il suo fallo duro e totalmente inutile dopo un solo minuto di gioco ha aperto il fianco alla guerriglia viola, mostrando allo Stadium una Fiorentina fisica e pugnace come forse non avevamo mai visto con Italiano. La partita scivola via tra errori tecnici, falli a ripetizione, ritmi bassissimi. Uno spettacolo bruttino. È poi lo stesso Rabiot a decidere la contesa. Il suo colpo di testa viene respinto troppo tardi da Terracciano. La partita nella ripresa scivola via, tra pochi acuti, la Juve gestisce, segna un gol annullato con la lente di ingrandimento e poi trema nel finale. Il bel gol di Castrovilli viene borseggiato dal var. Ai punti, giusto così. Il pareggio sarebbe stato forse un po’ largo per la squadra di Italiano, confusionaria e reazionaria come sempre più spesso accade;
- Dopo il machete della sentenza di Napoli (cit. Allegri), la Juve affronta il campionato con approccio soft. La sensazione è che Allegri utilizzi queste partite per sperimentare nuove soluzioni tattiche da replicare in Coppa Italia e nelle fasi finali dell’ Europa League, gli unici obiettivi in campo di questa squadra. Non è un caso che l’unica partita di stampo realmente allegriano giocata dalla Juve post sentenza, è arrivata in Coppa Italia. Oggi addirittura mister Minnesota si lancia in uno spregiudicato 4231, buttando dentro tutti gli uomini offensivi, tanto per vedere l’effetto che fa. Il risultato nel complesso è stato sufficiente, ma manca ancora l’apporto il miglior Chiesa per poter giudicare una svolta tattica simile. Oggi ha fatto molta fatica a trovare una posizione, quasi fagocitato dal frullatore di Di Maria, finalmente, con circa cinque mesi di ritardo, leader tecnico ed emotivo del gruppo. Nel momento più difficile, non era banale trovarlo pronto e a disposizione della causa. Giù il cappello per un campione assoluto;
- La Juve oggi è difficile da decifrare. Lo tsunami della sentenza ha fatto crollare a terra le piccole ma considerevoli fondamenta pazientemente costruite da Allegri durante l’autunno (troppa pazienza…). Dopo lo shock fisiologico e umano pagato con le prestazioni sbarazzine contro Atalanta e Monza, è necessario rimettere al centro del villaggio la classifica e la necessità assoluta di fare punti. È difficile e lo sarà ancora, ma Allegri in questo momento sta governando al meglio una nave che naviga in mari tempestosi, tra penalizzazioni ulteriori all’orizzonte e intercettazioni private sbattute sui giornali. A bordo intanto qualcuno, come Paredes, ha mollato la presa e non dovrebbe più scendere in campo. Altri, come Locatelli, si stanno esaltando nelle difficoltà e nel senso di appartenenza. La Juve puó contare a lungo su di lui;
- Non ci sono tratti di continuità tra la Fiorentina dello scorso anno e la Viola che stiamo guardando da quest’estate. È uno stravolgimento così profondo da non poter essere ricondotto ad alcuna giustificazione conoscibile, che sia una rosa forse più fragile in certe zone di campo (quanto manca Torreira) o le fatiche inevitabili degli impegni europei. Italiano ha perso il tocco, la squadra è nervosissima, non c’è più entusiasmo, non ci sono più idee di gioco. Tanti giocatori sono in evidente involuzione, Nico Gonzalez e Milenkovic su tutti. La Fiorentina oggi gioca una partita ruvida, rimane incollata alla Juve con caparbietà ma i passi indietro sono troppi evidenti per essere negati. La classifica d’altronde parla in maniera equivocabile. Quanto è difficile usare la parola “progetto” nel mondo del calcio, degli episodi, dei flussi e dei momenti.
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