Radja Nainggolan non è mai andato via
Al debutto nella Spal di De Rossi, Radja Nainggolan ha offerto una prestazione eccezionale che ha riacceso l'hype.
È una strana sensazione vedere i giocatori della propria epoca seduti in panchina. Gente di cui ogni settimana apprezzavi le gesta in campo, ora si trova a dirigere un'orchestra in autonomia. Di alcuni già se ne intravedevano le potenzialità nel corso della propria carriera. Daniele De Rossi è l'esempio più classico. Più o meno tutti, osservandolo da vicino, avevano la sensazione che prima o poi sarebbe diventato allenatore. La gestualità in campo e la mania di voler organizzare pedissequamente il lavoro dei compagni già dall'interno erano indizi più che sufficienti sul suo futuro. Dal banco alla cattedra. Dal campo alla panchina.
De Rossi, un po' come lo stesso Nainggolan, non è mai stato uno che le manda a dire. Può risultare rude a volte, è vero, ma è il controcampo inevitabile della lealtà e della genuinità che sembrano guidarlo sempre. È proprio tenendo fede alla sua attitudine a parlare senza peli sulla lingua che De Rossi recentemente ha commentato – o sarebbe meglio dire criticato – il modo con cui la Spal, la società che allena da quattro mesi, ha gestito l'ultima finestra di mercato. Nel prepartita di Spal-Bari ha detto che la campagna acquisti è stata «surreale», e ha espresso la sua insofferenza per il fatto che il ds Lupo ha condotto le operazioni ignorando le sue richieste: «Secondo me in un rapporto di collaborazione bisognerebbe ascoltare le indicazioni dell’allenatore sulle caratteristiche».
De Rossi nei panni di allenatore della Spal, la prima esperienza in panchina della sua carriera.
Introdurre Nainggolan alla Spal senza parlare di De Rossi sarebbe stato delittuoso. Anche perché – se non si fosse capito dalle sue parole – per il suo passaggio alla Spal è stato dirimente l'intervento del tecnico. Un corteggiamento nato quasi per gioco, come ha detto lo stesso calciatore nella conferenza stampa di presentazione: «Un mesetto e mezzo fa ha cominciato a farmi delle battute per venire alla SPAL a dargli una mano, mai avrei pensato di trovarmi qui».
Chissà come dev'esser strano avere come allenatore un ex compagno di squadra. Una persona di cui conosci pregi e difetti. Un compagno con cui hai condiviso gioie, paure, ansie. Un ragazzo che prima poteva aprirti il suo lato umano, mostrarsi scalfibile emotivamente, ora è chiamato a non mostrare grinze sul volto. Ad assumere su di sé le colpe, anche quando non ne ha. Ad affondare con la sua nave, se necessario. È come sapere che quello che prima era tuo fratello ora è tuo padre. Una sensazione paradossale, se vogliamo. Radja Nainggolan, dopo svariati corteggiamenti, ha accettato il compromesso.
Al di là della solida amicizia che li lega, però, ci sono delle ragioni tattiche che hanno convinto De Rossi a puntare sull'ex compagno. La carriera da allenatore di De Rossi è ancora molto giovane, eppure la sua idea di calcio si basa su alcuni principi di gioco già ben individuabili, i quali – così avrà pensato il tecnico – con la presenza di Nainggolan potranno essere applicati più facilmente. Qualche mese fa, quando ancora De Rossi aveva allenato troppe poche partite per farci un'idea chiara del suo stile, avevamo scritto questo pezzo dove provavamo a formulare alcune ipotesi sui principi che avrebbe potuto seguire. In particolare, avevamo intuito la sua preferenza per la gestione delle partite attraverso il controllo del pallone. Una missione non facile se non si dispone di interpreti dalle adeguate qualità tecniche.
In questo senso, è evidente come il bagaglio tecnico di Nainggolan possa aiutare De Rossi a realizzare la sua ambizione di controllare con la tecnica le partite. La squadra emiliana tesse trame di gioco molto interessanti ed è seconda nella classifica per possesso palla in un campionato dove è la fisicità a farla da padrone. È anche una squadra, però, che spesso manca di concretezza: pur macinando gioco non sempre riesce ad essere pericolosa nell'ultimo terzo di campo. Nainggolan quindi è arrivato per alzare la creatività della squadra in zona rifinitura, oltre che per fluidificare il possesso per tutto il campo facendo raccordo tra i reparti.
Radja Nainggolan presenta la sua 44 al Paolo Mazza.
La Spal ha presentato il Ninja con una presentazione ludica. Il social media manager è salito in soffitta, dove si tengono i giochi ormai archiviati, e ha riscoperto Fruit Ninja, uno dei primi giochi popolari per smartphone. Il gioco consiste nel tagliare frutta con una lama affilata, facendo però attenzione a non toccare le bombe. Quello della Spal era un modo per richiamare il soprannome affibbiato a Radja Nainggolan dai tifosi del Cagliari. «Ninja nasce perché ho tratti asiatici, per lo stile di gioco come la scivolata che facevo all'epoca. Solo che se la faccio ora lascio il ginocchio lì per terra», scherza Nainggolan nella conferenza stampa di presentazione.
Lo dice con un tono buffo e con accento romano. Un timbro che non gli va più via. Come se fosse stato marchiato a vita dai segni di un pennarello indelebile con i colori di Roma. Eppure la sua esperienza nella capitale è durata solo quattro anni. Un trascorso non così significante da ripercuotersi in maniera tanto influente sulla vita di un uomo. In un certo senso è come se la sua anima fosse imbevuta di romanità: il collante perfetto per stringere una sintonia duratura con l'ex capitano della Roma.
A chi se lo stesse chiedendo, possiamo dare buone notizie: Nainggolan non è cambiato. Nel bene o nel male. Fin da subito, ci ha tenuto a rimarcare come Ferrara sia una città troppo tranquilla per i suoi gusti. «Ferrara è una città tranquilla, quando sono arrivato vedevo solo biciclette… mi sono presentato con un macchinone e la gente mi diceva: ‘Ma che c* ci sei venuto a fare qua con sta macchina così grossa!’. Mi devo abituare. Però questa tanta tranquillità può far bene a tutti noi qui nello spogliatoio». Nainggolan è così e non puoi trattarci: puoi solo prenderlo nel suo pacchetto completo, coi suoi lati negativi e quelli positivi. Anche perché ormai è difficile scindere il Nainggolan dentro il campo da quello fuori. È un'influenza così forte che si ripercuote nel modo di giocare, nella sua intensità e aggressività.
Nainggolan-continuità è un binomio non destinato a coesistere. Tutti conoscono le sue scorribande fuori del campo. Atteggiamenti che, col senno del poi, probabilmente ne hanno condizionato la carriera. Il suo ultimo gesto eclatante risale al 18 ottobre scorso, e gli è costato l'esclusione dalla rosa dell'Anversa. A pochi minuti dal fischio di inizio della gara contro lo Standard Liegi, viene colto in flagrante dalle telecamere dello stadio mentre fuma una sigaretta elettronica. Il tutto dopo soli otto giorni dall'arresto per guida senza patente valida. Anche per questi precedenti la scelta della società emiliana è stata una scommessa. Forse persino un atto di fede, considerando che ha deciso di riporre le proprie speranze di salvezza in un calciatore fermo da tre mesi.
Nainggolan è così tornato in Serie B tredici anni dopo l’ultima presenza. All’epoca era un ventiduenne di belle speranze in forza al Piacenza, poi strappato nel Gennaio del 2010 dal Cagliari di Max Allegri. Nel 2023, a 34 anni, ritorna nel campionato cadetto per inseguire l'ennesima catarsi.
Non c’è voluto molto tempo per vedere Nainggolan calcare il terreno di gioco del Paolo Mazza. De Rossi ha riposto fin da subito fiducia in lui e lo ha lanciato in campo dopo appena 50 minuti della sua prima gara in maglia bianco azzurra. Non si trattava di una gara dal copione già scritto, utile a far riprendere al Ninja confidenza con il campo. Era invece una gara ancora aperta e tutta da decidere. Possibilmente da risolvere con un colpo di genio alla Nainggolan.
Al momento dell’ingresso in campo la Spal è in doppio svantaggio contro un Bari particolarmente cinico. La squadra estense cerca di gestire la palla e di tenere il baricentro alto, ma deve temere il carattere camaleontico del Bari, che cerca principalmente di chiudere tutte le linee di passaggio e di ripartire. La Spal non riesce quasi mai a sfondare il muro creato dagli avversari e il possesso palla si limita a essere orizzontale e sterile. Una situazione non nuova per la squadra di De Rossi.
Un esempio di come il possesso della Spal sia stato mediamente incapace di manipolare la struttura avversaria.
È questo che De Rossi chiede a Radja Nainggolan: ovviare a questo piattume. Razionalizzando il possesso palla, facendo da raccordo tra i reparti, portando il giro palla a un altro livello per scompigliare l’organizzazione tattica del Bari. Con un bacio in fronte prima dell’ingresso, De Rossi dà inizio all'esperienza di Nainggolan alla Spal. Un po’ come farebbe un genitore al primo giorno di scuola del figlio. Nel caso di De Rossi, però, si è trattato più di un gesto di speranza. Come a dire: «va’ e salvaci».
L’impatto è devastante. Il belga – nonostante lo stato di forma non ottimale – si propone subito come riferimento sicuro per i propri compagni in campo. Il passo non è ancora quello cadenzato visto con la maglia giallorossa, ma l’esperienza accumulata gli permette di muoversi intelligentemente, senza sprecare ossigeno prezioso. Il Ninja spazia sulla trequarti e riceve spesso lo scarico dai compagni. Dal suo ingresso in campo è come se i suoi compagni non avessero che occhi per lui. Un po’ per timore reverenziale, un po’ per mettere il pallone al sicuro.
Nel complesso è l’atteggiamento della squadra che cambia – anche se poi la Spal subirà un altro gol. L'evoluzione da un possesso ridondante a uno più verticale è immediata: dall'ingresso in campo del belga la percentuale di possesso palla si abbassa dal 67% al 57% ma al contempo i ferraresi riescono ad essere più incisivi. L’ingresso di Nainggolan restituisce coraggio di osare ai giocatori estensi. La Spal recupera il filo di Arianna e a ritrovarlo ci pensa proprio il Ninja, che scandisce passaggio dopo passaggio le azioni della sua squadra. Come se avesse tra le mani un joystick e pretendesse di guidare il palleggio secondo le sue idee.
Nainggolan è quel tipo di leader tecnico che passa le partite con le braccia larghe per dare istruzioni ai compagni.
È un Nainggolan che per lunghi tratti della partita si trova a giocare spalle alla porta, con il compito principale di gestire tempi e spazi della manovra della squadra. Da una combinazione tra lui e Fetfatzidīs – giocatore ad oggi con il più alto tasso tecnico nella rosa – nasce l'azione che porta al primo gol della Spal. Il greco scarica d'esterno per Nainggolan, il quale viene immediatamente braccato da tre giocatori avversari. Con il possesso che sembra perso, il belga nasconde la palla con una croqueta destro-sinistro che manda in bambola due difensori contemporaneamente. Poi mette in mezzo una palla dolcissima per Moncini. L'attaccante spallino non deve far altro che metterci la testa, insaccare in porta e ringraziare Nainggolan per il cioccolatino.
Nainggolan può essere ferro e può essere piuma. È abile come pochi altri a dosare la forza che imprime sul pallone. Può trattare dolcemente la palla, come nell'assist al bacio per Moncini, ma anche scaraventare dei missili terra-aria contro le porte avversarie. In quel caso il pallone sembra rappresentare il mondo e il suo calcio la voglia di dimostrarsi più forte di tutto. È questa la sensazione che traspare quando al minuto 80 raccoglie al limite dell'area un pallone e lo scaglia sotto la traversa. Il Ninja sa di essere il più forte in campo e neanche si gira a guardare la porta dopo il gol. Un segno quasi di sfida, come a dire: «non ricordavate che fossi capace di prestazioni del genere?».
Sull'acquisto di Nainggolan in effetti c'era molto scetticismo, dovuto anche al suo stato di forma non esattamente consono agli standard atletici. In pochi avrebbero scommesso che al suo debutto avrebbe avuto un impatto tanto travolgente. In un batter d'occhio il Ninja è riuscito a trasmettere consapevolezza a tutto l'ambiente, a trascinare i suoi compagni con entusiasmo. Ha assunto subito il ruolo di leader in mezzo al campo, un po' come faceva il suo allenatore quando ancora calcava il terreno da gioco. Dopo lo 0-3, ad esempio, Nainggolan chiama a raccolta tutta la squadra. Dal suo labiale si legge chiaramente che esorta i compagni a non mollare. Anche se questo non è bastato a evitare la sconfitta, la Spal è riuscita comunque a segnare 3 reti. Nainggolan ne ha provocate direttamente due, con un gol e un assist.
La squadra allenata da Daniele De Rossi non naviga attualmente in buone acque. Probabilmente lotterà fino alla fine del campionato per tenersi quanto più lontano dal girone infernale dei play-out. C'è da dire che le ultime 2 sconfitte, contro Cagliari e Bari, hanno comunque lasciato dei segnali positivi. La Spal sta crescendo molto a livello di produzione di gioco rispetto alle ultime uscite. Innesti di qualità come Fetfatzidīs e lo stesso Nainggolan pur non essendo sufficienti hanno comunque accresciuto nettamente il tasso tecnico della squadra.
Ancora è troppo presto per trarre conclusioni definitive sull'apporto che Nainggolan darà alla formazione di Ferrara, anche perché se De Rossi dovesse essere esonerato anche lui potrebbe seguirlo. Quello che si è visto dalla prima partita però è rassicurante. Qualcosa che va oltre ogni aspettativa. Qualcosa di umano, anche. Perché Nainggolan simboleggia la caducità e la fragilità dell'animo umano. La capacità di poter incidere comunque nonostante i propri limiti. Nei suoi tipici alti e bassi Nainggolan ci ricorda che il talento, la capacità di venire a capo del contesto coi propri mezzi, resta sempre tiepida sotto la cenere e pronta a riaccendersi all'improvviso, anche quando sembra non esserci più speranza.
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