
- di Damiano Primativo
La parata più assurda della stagione
Vicario in Roma-Empoli ha realizzato un salvataggio che è già iconico.
Si parla di Guglielmo Vicario come di uno dei migliori portieri della Serie A da oltre un anno ma è sabato sera che il suo nome è diventato virale nel web. È successo dopo la sua tripla parata al 46’ della partita tra Roma ed Empoli. Un triplo intervento che ha intasato sùbito i nostri feed accompagnato da caption che traboccano di incredulità e di emoji del cervello che esplode.
L’Empoli ha perso la partita 2-0 con due gol subiti entro i primi 6 minuti di gioco. La parata multipla di Vicario al 46’ quindi non è servita tanto a tenere aperto il match: è un fattore questo che aumenta l’assurdità di quella prodezza; che le dà una vita propria come se quel gesto fosse svincolato dalla partita e creato a tavolino per diventare virale sui social – proprio come una coreografia di TikTok. In più è significativo che Vicario abbia compiuto un salvataggio così spettacolare proprio contro la Roma, una squadra quest’anno in drammatica underperformance offensiva. Mentre Vicario si allunga come un gatto per respingere di piede il colpo di testa di Abraham, è difficile capire se sia più spettacolare la parata o il modo in cui l’attaccante inglese riesce a sprecare l’ennesima occasione. Abraham che è il quarto giocatore della Serie A col peggiore differenziale Gol-xG, meglio solo di artisti dello spreco come Lasagna, Deulofeu e Lorenzo Pellegrini.

Guardando questo fermo immagine direste mai che il pallone non entrerà?
Vicario invece è un portiere specializzato in parate miracolose. La stagione passata nessuno ha subito più tiri di lui in Serie A e nessuno ha effettuato più parate (dati Fbref). Con una percentuale di parate del 69.9% è stato uno dei portieri migliori del campionato e in estate sembrava pronto a lasciare l’Empoli. È stato vicino sia alla Fiorentina sia alla Lazio, ma poi non se n’è fatto niente perché mancava sempre qualche milione ai 15 che chiedeva il presidente empolese Corsi. In questa stagione l’Empoli, passata nel frattempo da Andreazzoli a Paolo Zanetti, ha messo a posto qualcosa nella difesa delle transizioni difensive e concede meno agli avversari. Vicario si sta confermando sui livelli dell’anno scorso in quanto a parate: i suoi salvataggi per 90 minuti sono scesi da 3.95 a 3.1, ma in compenso la percentuale rispetto ai tiri subiti è salita a quasi il 73%.
Nell’ultima finestra di mercato, come prevedibile, i grandi club sono arrivati a cercarlo: Juventus, Roma, Napoli. A gennaio il Bayern Monaco ha offerto 20 milioni di euro per rendere Vicario il successore di Neuer. Corsi ha rifiutato e alzato ulteriormente il prezzo a 30 milioni: arrivato a questi prezzi, è ormai difficile che Vicario possa andare in una squadra italiana l’anno prossimo.
Fatta questa premessa è più semplice capire perché la tripla parata contro la Roma ha generato tanta euforia. Empoli-Roma si è giocata subito dopo la chiusura del mercato, all’apice della fama internazionale raggiunta da Vicario (fino a questo momento, almeno) e la clip dell’intervento che prende a girare sui social sembra il battesimo ufficiale di Vicario come prossimo re del calciomercato. Il classico video che Studio Sport ripeterebbe fino alla nausea: protagonista un talento esotico ormai prossimo ad abbandonare la nicchia, destinato a scatenare un’asta internazionale alla prima occasione utile. Il fatto che l’avversario fosse la Roma con la sua cronica inconcludenza, poi, sembra una circostanza scritta apposta per esaltare le caratteristiche di Vicario. Un portiere con la reputazione di para-tutto contrapposto ad attaccanti che sbagliano molto sottoporta; l’elasticità da ragno di Vicario contro la pesantezza di una Roma pericolosa quasi solo sui calci da fermo.
E infatti proprio da calcio piazzato comincia l’azione della Roma al 46’. Pellegrini batte un corner di destro a rientrare. Luperto allontana di testa verso il limite dell’area, dove El Shaarawy sovrasta Baldanzi e ricicla il pallone per Dybala. Quello si coordina per calciare di prima col sinistro. È una coordinazione elegante, Dybala ha tutto il tempo di far roteare il corpo come una ballerina e colpire il pallone in modo pulito. Forse troppo pulito, si dice in questi casi, perché il pallone che si stacca dal collo piede di Dybala si dirige verso la porta con una traiettoria dritta e non troppo potente. Sale dal basso verso l’alto con un moto che sembra uniforme, privo di accelerazione e di oscillazioni come il moto di un frisbee. A Vicario non serve muoversi dalla sua posizione sul primo palo per intercettare il tiro, ma forse vede partire tardi il pallone – è coperto da Parisi – e la sua respinta è un po’ goffa: coi pugni uniti, verso il centro dell’area. La prima delle tre parate che probabilmente hanno aperto a Vicario le porte del calcio internazionale, quindi, è una parata tecnicamente non impeccabile.
La respinta cade sui piedi di Mancini, più o meno posto all’altezza del dischetto del rigore. Con Vicario ancora lontano, vicino al palo, Mancini calcia a botta sicura, mirando verso la porzione sguarnita della porta. È in quel momento che Vicario raccoglie il massimo dell’elasticità di cui dispone, e riorganizza il suo corpo per lanciarsi verso il palo opposto e intercettare il tiro di Mancini con la mano destra, in tuffo. È questo tipo di parate a una mano che caratterizza lo stile di Vicario. Con la silhouette magra, gli arti lunghi e la testa piccola da insetto stecco, Vicario ha definito il suo stile intorno alla reattività da grillo con cui sembra teletrasportarsi sulle traiettorie dei tiri. Quando era secondo portiere del Venezia era soprannominato “tegoina”, baccello, per la sua figura lunga e leggera e per la maglia verde che indossava. È in parate come quella su Mancini che la sua fisicità lieve, quasi immateriale, così inconsueta per un portiere, permette a Vicario di coordinarsi improvvisamente e di trovare strane configurazioni del suo corpo anche in aria.
L’azione però non è ancora finita. Vicario smanaccia arretrando verso la riga di porta e così la sua respinta non ha abbastanza slancio e la palla resta lì. Perfetta per la testa di Abraham. Quello incassa la testa nelle spalle e si tuffa per incornare a colpo sicuro. Se prendiamo il fotogramma di qualche paragrafo fa, quello in cui Abraham impatta il pallone, il gol è praticamente fatto: l’attaccante che colpisce anche bene (almeno sembra), a due metri dalla porta, il portiere che giace a terra, Smalling, Mancini e Pellegrini in area con le braccia mezze alzate già pronti ad esultare.
E invece Vicario para. Para con la suola del piede sinistro. È questa la parata delle tre che ha suscitato più sgomento e più interrogativi: Vicario ha parato o Abraham gli ha tirato sullo scarpino? Vicario allunga le gambe verso il pallone volontariamente oppure quella posa da breakdance – il petto a pelo d’erba, la testa piegata in orizzontale e le gambe in aria – è dovuta soltanto alla caduta dopo il tuffo precedente? Vicario, insomma, è stato anche bravo o solo fortunato?
È difficile rispondere a queste domande, e forse anche inutile. È più interessante invece fare altre considerazioni. Ad esempio, è legittimo ammettere che le tre parate nel complesso non sono state tecnicamente così eccezionali. Nella prima la respinta è sbagliata, e nella terza la fortuna (e l’imprecisione di Abraham) aiuta Vicario in modo evidente: secondo Sofascore, prima del tiro dell’inglese una conclusione da quella posizione vale 0.33 xG, dopo il colpo di testa il valore di xG post-tiro scende a 0.17. Segno che Abraham sbuccia il pallone, abbassa la qualità del tiro rispetto a quanto atteso. Insomma, forse non è questo trittico di parate a mostrare il meglio delle qualità di Vicario tra i pali. Per quello ci sono altre parate e altre partite – per esempio quella sempre contro la Roma nel girone di andata, in cui Vicario para con le gambe un tiro a tu per tu con Bove, oppure intercetta con la mano aperta in uscita un tiro di Belotti.
La tripla parata di sabato scorso, invece, è davvero eccezionale a condizione di considerarla come una stranezza, un evento della partita oggettivamente caotico e assurdo. L’eccezionalità sta nell’escalation di spettacolarità dei tre interventi: in un’azione dal pathos crescente, come in tutte le situazioni di batti e ribatti in area, Vicario realizza tre parate a loro volta progressivamente più imprevedibili e spettacolari. Non è un caso, anzi, il tutto trova spiegazione nel talento di Vicario: un portiere – banalmente – fortissimo a parare tiri e che si esalta in situazioni caotiche. Un portiere quindi appariscente, con una reattività tale da poter schizzare e intercettare un tiro nei modi più imprevedibili, come se avesse un tappetino elastico sotto i piedi a dargli slancio.
C’è un’altra foto che è stata ricondivisa sabato insieme alla parata di piede di Vicario – la parata più curiosa e indecifrabile delle tre, per cui concentriamoci su quella. Raffigura Ed Warner, uno dei portieri protagonisti di Holly & Benji, nel suo gesto iconico di saltare sul palo e usarlo come un trampolino per darsi lo slancio per parare i rigori. Seppure la geometria del corpo è sovrapponibile all’intervento di Vicario, quella di Warner non è esattamente una parata di piede quindi.
Warner ha mutuato quella mossa dal karate, arte in cui la sua famiglia ha una grande tradizione, eppure se proprio vogliamo paragonare la parata di Vicario a un’arte marziale mi sembra che somigli più a una figura di capoeira, un’arte di combattimento ibridata da elementi di danza e che trova il suo senso nel contatto fisico mancato ma solo simulato. Un’arte, quindi, che presuppone che i due duellanti conoscano prima le mosse dell’avversario, che i due seguano una coreografia predeterminata.
Anticipare le mosse dell’avversario è uno dei pochi strumenti a disposizione del portiere su un campo di calcio – si pensi al caso limite del rigore, in cui l’unica speranza del portiere è indovinare dove calcerà il rigorista – e la reattività di Vicario sembra dipendere davvero da un senso di anticipazione particolarmente sviluppato. Guardate bene l’intervento su Abraham, al modo in cui i due duellanti sembrano conoscere le mosse l’uno dell’altro. Sembra effettivamente capoeira: Abraham che appoggia il pallone a Vicario in un punto prestabilito, Vicario che prende lo slancio per arrivare nel punto prestabilito con un calcio rotante.
In questo senso la parata di Vicario è molto diversa, per esempio, da quella di Dudek su Shevchenko nel supplementare della finale di Champions League 2005. Una parata simile per certi aspetti, in particolare per il modo imprevedibile con cui il portiere a terra devia il tap-in scoccato a colpo sicuro. Shevchenko si avventa sulla prima respinta di Dudek e scarica il pallone in porta con tutta la violenza di cui è capace. Una violenza che contrasta con la placidità con cui il portiere impone le mani e sbarra la porta. La parata di Dudek ci sembra assurda perché il portiere è immobile e sembra attrarre magneticamente a sé il pallone, quella di Vicario perché il portiere continua a muoversi verso il pallone pur nel mezzo di un’acrobazia, continuando a essere sempre consapevole del proprio corpo nello spazio come un artista marziale o un ginnasta.
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Damiano Primativo (1992) è salentino e studente di Architettura. È nato il 23 dicembre come Morgan, Carla Bruni e Vicente Del Bosque.
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