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5 min

- di Chiara Finulli

L'Inter ha vinto col minimo sforzo


Contro un Milan timoroso e che ha rinunciato ai suoi principi di gioco.


È il minuto 21 del duecentotrentacinquesimo derby di Milano: Davide Calabria riceve palla da Junior Messias sulla linea laterale all’altezza della tre quarti dell’Inter, sembra un’occasione favorevole. Il capitano rossonero si prepara per crossare direttamente nel cuore dell’area di rigore avversaria, prepara la posizione, calcia: il pallone parte a tutta velocità con una traiettoria sbilenca che si spegne nella parte alta del primo anello. Ad aspettare in area il pallone non c’era nessuno, solo maglie nerazzurre. È questa la fotografia del primo tempo del derby sponda rossonera. Uno sconsolante tiraccio, il risultato di quaranta minuti trascorsi a rincorrere disperatamente i giocatori dell’Inter.

D’altra parte il Milan arrivava al derby da un periodo da incubo, che chiama a raccolta i fantasmi del 2019. La settimana di preparazione è stata scandita da ben tre argomenti di conversazione: l’invocazione del terzo centrocampista per arginare l’emorragia di goal, il conseguente cambio di modulo e le presunte liti tra Stefano Pioli e i suoi fedelissimi, da Rafa Leao a Theo Hernandez. L’atmosfera in casa rossonera è stata tesa per tutti e sette i giorni e solo durante la conferenza della vigilia l’allenatore rossonero ha cercato di smorzare i toni. Pioli è sembrato il solito Pioli di un anno fa: calmo, con tono pacato ha ripetuto i concetti ricorrenti del suo repertorio. Il gruppo è compatto, gli uomini a disposizione sono speciali, bisogna solo ritrovare la fluidità del gioco. Eppure, si percepisce una sensazione strana, come una sorta di tensione o di reticenza: Pioli è stato sempre attento a non fare mai nomi, ha evitato le insistenti domande sulla possibile formazione con secche risposte “non lo so”. L’unico giocatore nominato è stato Zlatan Ibrahimovic, ma che poco ha a che fare con la squadra al momento.

Di tutt’altro tenore è stata la conferenza stampa di Simone Inzaghi, molto più rilassato e a suo agio al microfono. Ha parlato serenamente della formazione, ha parlato di Milan Skriniar, l’unico vero cruccio dell’Inter in questo periodo, ha confermato con tranquillità che non è più il capitano della squadra ma che “sarà della partita”.

L’Inter nella comfort zone

Per il resto tutto il weekend è stato scandito dalle indiscrezioni sulla formazione del Milan: giocherà con il solito 4-2-3-1? Passerà a tre a centrocampo? Come risolverà l’annoso problema di gennaio, cioè la valanga di goal subiti? A metà weekend filtrano indiscrezioni: si parla di un 4-3-3 con Junior Messias mezzala destra, poi la svolta clamorosa, un 3-5-2 con Divock Origi e Olivier Giroud in attacco, e con Leao – il mattatore del derby d’andata – in panchina. Pioli si mette a specchio di Inzaghi. Un folle? Oppure un visionario? Qualche tifoso illuso spera in un piano partita travolgente.

Sarà il campo a dirlo e i frutti si vedono già nel primo tempo: Inter completamente a suo agio con il modulo tipo e la sua formazione ideale di questo ultimo periodo, con Hakan Calhanoglu perno di centrocampo. Padrona del campo, in tutte le zone e con Andrè Onana inoperoso. Il centrocampo ha tenuto in apnea la difesa del Milan per tutti i primi 45 minuti, anche se l’intasamento della mediana rossonera ha reso più complesso per i nerazzurri arrivare al tiro con la stessa facilità del derby di venti giorni fa a Ryad. Il primo tempo è però tutto nelle impietose statistiche: nove tiri a zero per l’Inter, di cui due in porta, 74% di possesso palla contro 26%, cinque corner a zero.

Al 34’ il dominio dell’Inter è sancito dal goal di Lautaro Martinez con una delle specialità della casa: il colpo di testa in torsione. Calhanoglu calcia dalla bandierina di sinistra a rientrare nell’area piccola, piena zeppa perchè la difesa del Milan decide di difendersi mettendo un muro sulla linea di porta. A Lautaro bastano alcuni passi verso la palla per anticipare la marcatura di Simon Kjaer e girare sul primo palo il goal decisivo. Si tratta del settimo goal contro i rossoneri per “il Toro”, il quarto in quelli di campionato ed è l’ennesima rete subita su calcio d’angolo dal Milan. Quando il primo tempo finisce, la sensazione è che l’Inter sia padrona del campo e della partita, e che ora che il tabellino si è sbloccato sarà goleada. Sulla sponda rossonera, ci si chiede quando sarebbe entrato Leao, con la speranza che quella del primo tempo fosse solo una parte del piano per vincere.

Un secondo tempo più equilibrato

Nel secondo tempo effettivamente cambia qualcosa: entra Diaz al posto di un ectoplasmatico Messias, al 53° entrano Leao e Alexis Saelemaekers. Il Milan resta con un 3-4-2-1 ma Leao e Diaz si muovono più efficacemente tra le linee e la squadra sembra chiaramente più a suo agio. L’Inter dal canto suo, un vuoi per la maggiore fluidità del Milan, vuoi per stanchezza – è reduce dai quarti contro l’Atalanta in settimana – si abbassa, commette qualche errore di troppo in uscita con il pallone e permette al Milan di imbastire qualche azione. Azioni che per la verità assomigliano molto ad arrembaggi disordinati più che a serie trame di gioco, ma che portano al primo tiro degno di questo nome: al 58° con il solito, solitario, malinconico Giroud.

Nel secondo tempo la partita peggiora in qualità e in ritmo, e rischia anche di innervosirsi: i gialli per i giocatori del Milan sono tutti sventolati per sbracciate. L’Inter cerca di controllare la partita, riuscendoci senza troppi patemi e un Milan confuso prova a farsi vedere in area di rigore, ma di fatto arriva a calciare solo una volta nello specchio. C’è il tempo di vedere in campo di nuovo Marcelo Brozovic e Romelu Lukaku che ingaggia un interessante duello fisico con Malik Thiaw per venti minuti. Il difensore tedesco riuscirà a ritagliarsi maggiore spazio nelle rotazioni di Pioli? Per quanto riguarda Lukaku, ha fatto vedere qualche sprazzo del giocatore devastante del 2021: la sensazione chiara è che se torna a giocare con continuità e trova la forma fisica e soprattutto mentale, sarà un’arma potente per Inzaghi per questi ultimi mesi di campionato.

Il premio al migliore in campo è senza ombra di dubbio per Lautaro Martinez, mattatore dei derby degli ultimi anni sponda nerazzurra, ma stasera utile anche all’infuori del gol: ha tenuto in apprensione la difesa del Milan dal primo minuto, trovando la conclusione verso la porta già al 6’, neutralizzata solo da una ottima parata di Ciprian Tatarusanu a mano aperta. Dopo pochi minuti, gira in torsione (ancora) e anticipa Kjaer di testa verso l’incrocio con la palla che sfiora il palo alla sinistra del portiere rumeno e a seguire il goal su calcio d’angolo. Nel secondo tempo, Lautaro anticipa ancora Kjaer calciando in porta di destro, con la pronta, questa volta, risposta di Tata sul primo palo, e poi porta l’Inter quasi in sicurezza con il secondo goal della serata, annullato non per questione di centimetri ma di millimetri, dalla posizione di fuorigioco. In mezzo tante sponde, corse a portare via la difesa, leadership da vero capitano che si carica la squadra sulle spalle. Oltre a lui, anche un ottimo Barella, che ha dominato a centrocampo, e un buon Calhanoglu.

In sostanza la formazione di Inzaghi non ha dovuto strafare per vincere: ora è a +5 sul Milan ed è lanciata al secondo posto. C’è da chiedersi dove sarebbe, Napoli permettendo, se trovasse continuità di rendimento e senza i sanguinosi blackout di Monza o di Empoli, solo citare gli ultimi due. Nel Milan è difficile salvare qualcuno, forse solo Thiaw, entrato molto bene. Il peggiore è Kjaer che non ha visto Lautaro nemmeno con il binocolo, come si dice in gergo. Il resto della squadra era in campo per non prenderle e ha rinunciato a giocare, così come Pioli ha rinunciato totalmente ai suoi principi di gioco. La goleada è vero non c’è stata e questo può essere un sintomo positivo di guarigione, ma la prestazione dei campioni d’Italia è stata segnata solo da tanta mediocrità.


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Chiara Finulli, milanese, classe 1992. Nutro una passione smodata per Tadej Pogačar e per il calcio in ogni sua forma: ogni volta che posso sono allo stadio o sulle strade di qualche corsa. Nel tempo libero lavoro sommersa tra i libri in una casa editrice.

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