
- di Massimiliano Bogni
Considerazioni sparse post Sassuolo-Atalanta (1-0)
È Laurienté la cosa che più ce n'è meglio è: il Sassuolo conferma la striscia positiva e supera un'Atalanta menomata e spuntata.
- Le assenze in extremis di Toljan e Pinamonti costringono Dionisi a schierare il neoarrivato Zortea contro chi l'ha visto crescere e Defrel contro chi l'ha inseguito da vicinissimo ai tempi del Cesena. La formazione neroverde riesce spesso nella prima frazione a scavalcare la prima linea di pressione dell'Atalanta: non tramite Zortea e il tragicomico Rogerio, bensì grazie all'attrazione dei centrocampisti centrali in pressione su Obiang e Frattesi, la ricezione alle spalle di Henrique e l'attacco degli spazi sia della mezzala scuola Roma che degli esterni offensivi. Il Sassuolo si presenta spesso dalle parti di Musso, ma né Defrel né il numero 10 riescono a bucare la resistenza bergamasca. Dall'espulsione di Maehle in poi i padroni di casa possono piazzare le tende nella metà campo avversaria: già in parità numerica Dionisi aveva preparato bene le uscite in palleggio, figurarsi con l'uomo in più. Le opportunità non piovono così copiosamente, ma i tagli di Frattesi e i sinistri a giro di Berardi sono una spina costante nel fianco;
- L'altro ex, forse il più atteso, parte dalla panchina: Boga è sostituito nel tridente da Ederson, alla prima titolarità da Spezia, che ridisegna parzialmente la disposizione offensiva della Dea. In campo lungo l'Atalanta si dimostra tanto pericolosa sino all'area di rigore quanto fragile se aggirata nella pressione alta. Se proprio doveva esistere la legge del contrappasso come punizione per una prestazione frustrante, questa ha calato la sua scure sulle spalle di Maehle, il cui contrasto con Berardi deriva da un inciampo del danese su una conduzione in contropiede. Dalla mezz'ora in poi è sacrificio, sofferenza e fatica: la Dea non perde le staffe ma, nelle poche sortite offensive, non riesce mai a pungere. L'ingresso di Boga e Zapata incute timore più per i nomi che per le qualità espresse, anche se l'elettricità dell'ivoriano promette bene per il prosieguo del campionato. Se rimane in partita sino al 95' l'Atalanta lo deve a Musso, a ulteriore riprova del fatto che l'argentino sia un portiere "di volume" più che di efficacia;
- Le capacità aerobiche di Davide Frattesi sono impressionanti: non serviva Nesta alla Bobo Tv per apprezzare la quantità infinita di strappi che può produrre, ma il duello con De Roon fa venire il fiatone anche a chi è seduto sugli spalti del Mapei o di fronte allo schermo di casa. Laurienté è un grandissimo giocatore di 1vs1, Hateboer non lo sa e per il francese è un gioco da ragazzi metterla in buca d'angolo. Notevole anche la capacità di coprire campo alle spalle di Ruan Tressoldi e l'intelligenza tattica di Obiang, abile a farsi trovare come terzo uomo nella fase di sviluppo della manovra;
- Qualora servisse un'ulteriore conferma, la serata emiliana ha parlato chiaro: esiste un Ademola Lookman che riceve il pallone di trequarti o fronte alla porta e un Ademola Lookman che riceve spalle alla porta. Uno attacca direttamente, l'altro si appoggia ai compagni. Uno è uno dei giocatori più decisivi del campionato, l'altro uno dei più irritanti. Il terzetto difensivo ritrova elementi che si pensavano arrugginiti: Toloi e Djimsiti non saranno sempre così brillanti atleticamente, ma nella singola partita sanno ancora dire la loro. Si attende il funerale vichingo alla salma di Muriel (il rosso è solo la ciliegina sulla torta) in settimana a Zingonia, celebrerà Gian Piero Gasperini;
- Non è un giudizio di merito né l'individuazione di un colpevole. Una semplice e pura constatazione: essendo il calcio uno sport a basso punteggio dove il peso specifico del singolo episodio è enormemente superiore rispetto ad altri sport, le decisioni arbitrali condizionano. Il primo tempo di Marcenaro ha condizionato, eccome. È vero, non questa la sede dove parliamo di arbitri. Semplicemente, fare considerazioni oggettive e valide per qualsiasi cosa accaduta dopo il 30' sopravvaluterebbe alcuni aspetti e ne farebbe passare in secondo piano altri. Quel che resta è la ritrovata sicurezza nell'approccio e nella conduzione della partita del Sassuolo e l'incognita mancante all'equazione di questa Atalanta, con la coperta corta da un lato e tanto potenziale dall'altro.
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Bergamasco dall'ultimo refolo del secolo scorso. Laureato in Lettere obtorto collo, lontano dall'essere inquadrato e istituzionalizzato. Attualmente anoressico e depresso, ma ci stiamo lavorando. Calcio, pallacanestro, tennis, ciclismo, chi più ne ha più ne metta: lo sport è evento, storia, emozione, comunicazione. Vita, in parole povere.
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