Considerazioni sparse post Fiorentina-Torino (2-1)
I viola si vendicano della sconfitta in campionato e, per il secondo anno consecutivo, guadagnano la semifinale di Coppa Italia.
- Vede la luce la Fiorentina, dopo il buon pari contro la Lazio. Vede soprattutto la semifinale di Coppa Italia per il secondo anno di fila. Nonostante un ultimo giorno di mercato agitato dal caso Amrabat (alla fine rimasto e entrato in campo nel finale di gara), la squadra di Italiano centra l'obiettivo con una vittoria né banale né scontata;
- Una partita bloccata, tra due squadre a cui nei novanta minuti è sembrata spesso mancare la giusta attenzione e determinazione, specialmente al momento decisivo. I viola la spuntano riuscendo a scuoterla con l'inzuccata del redivivo Jovic, che prende tempo e posizione a Rodriguez (tanti errori per lo svizzero oggi) e trasforma nella rete del vantaggio il bel cross dalla sinistra di Terzic. Al di là dei ritorni al gol del serbo e di Ikoné nel finale (decisivo a render inutile la rete, in pieno recupero, di Karamoah), la Fiorentina ha dato nuovi segnali di ritrovata fiducia, con una squadra che, nonostante tutto, sembra esser molto più ordinata in campo con il vecchio vestito del suo 4-3-3;
- Il Toro, nonostante le due occasioni subito in avvio, non la fa da padrone come nella recente sfida di campionato. Mancato mordente nella squadra "satanista" di Juric, in particolare è mancata una vera scossa dopo la rete di Jovic. I granata hanno dato l'impressione di aver subito l'inerzia della Fiorentina, più convinta nel condurre un sicuro possesso palla rispetto ad altre gare. Il tutto fino almeno fino al 93esimo, quando (dopo una clamorosa traversa di Cabral) la tradizionale disattenzione viola manda Karamoah in campo aperto a segnare, e trasforma gli ultimi tre minuti di gara in attimi di paura e follia;
- Italiano dopo tante sperimentazioni può rassicurarsi (e forse rivalersi) del fatto che il "suo" impianto di gioco alla fine è il migliore per questa squadra. Anzi, il tradizionale gioco sulle fasce ha messo i viola nelle condizioni di smuovere il Torino e non fargli prendere il controllo della gara. La presenza di Mandragora vertice basso al posto di Amrabat ha dirottato la costruzione bassa direttamente sugli esterni, dove Gonzalez e Kouamé hanno lavorato tantissimo nel venire incontro e offrire soluzioni di passaggio in uscita. I granata, oggi meno dominanti nei duelli, hanno faticato a prendere le misure del pressing e a tenersi sempre compatti e aggressivi con i tempi giusti, finendo per concedere molto campo utile agli avversari;
- Con due squadre spesso afflitte dalla "fumosità" dei suoi giocatori negli ultimi 20 metri, gli squilli di tromba di Jovic e Ikoné (entrato dalla panchina) alla fine sono stati decisivi in una gara condita da una sequela di piccole imprecisioni. La Fiorentina passa con merito perché è stata più cattiva, oltre ad aver avuto più risorse fisiche e mentali da spendere. Invece fa un po' pensare il calo anche brusco dei granata della ripresa, apparsi sulle gambe e al limite del burnout. A esser cattivi, viene da chiedersi cosa abbia effettivamente aggiunto a questa squadra il suo "mercato da 8".
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