Considerazioni sparse post Atalanta-Sampdoria (2-0)
Due fiammate a cavallo dell'intervallo bastano all'Atalanta per gelare la Sampdoria nel freddo bergamasco.
- Non è l'Atalanta delle notti migliori, ma la squadra di Gasperini riesce a condurre in porto una partita tutt'altro che banale. Per quasi tutto il primo tempo la Dea batte in testa, non riuscendo a scardinare l'ordine e la pressione doriana e correndo anche qualche rischio di troppo. Una sgasata di Boga sul finire di tempo e il settimo gol consecutivo di Lookman permettono di venire a capo di una situazione che stava complicandosi, concedendo una mezz'ora finale di relativo riposo con vista quarti di finale di Coppa Italia a San Siro con l'Inter;
- Difficile non provare empatia per la Sampdoria di Stankovic: l'allenatore serbo l'ha anche preparata bene, intasando la zona centrale del campo e riuscendo a trasmettere la giusta intensità per non farsi schiacciare. Il demerito, più che in fase difensiva, è il non aver sfruttato la doppia occasione sui piedi di Gabbiadini e Augello e il rimorchio di Leris nella prima parte di primo tempo. In un'annata dove gira tutto storto, questa Samp è parsa troppo fragile, colpita e affondata senza una vera reazione tra le due cannonate ricevute;
- Non si nomina mai perché non garantisce sicurezza, pare bloccato nelle sabbie mobili sulla linea di porta e ogni volta che è costretto a rinviare col mancino la Nord prepara già i santi da invocare. Su questa vittoria dell'Atalanta, tuttavia, ci sono anche le mani e la reattività di Musso. Non occorre soffermarsi sull'argento vivo che ammanta Lookman o la continua crescita di Scalvini, sempre più a suo agio nell'essere quel che era stato Toloi nei primi anni di Gasp sulla fascia opposta. La copertina però se la prende Joakim Maehle: un moto perpetuo, non si esclude che abbia continuato a correre anche sotto la doccia defli spogliatoi. Se Boga riesce a ricevere coi piedi sulla linea laterale e il danese, nel mezzo spazio, si inserisce portando via l'uomo con costanza, allora Gasperini potrà dire di aver aggiunto un'arma notevole al proprio arsenale;
- Parlar male dei singoli blucerchiati sarebbe troppo semplice. Inutile aggiungere il carico sul brutto quarto d'ora passato da Murru nel tentativo di arginare Lookman o l'atletismo completamente assente in un Lammers che, a livello puramente tecnico e di movimenti, non avrebbe nulla da invidiare ai migliori attaccanti di A. Nonostante tutto, infatti, delle note positive bisogna sforzarsi di trovarle, altrimenti si chiude baracca e burattini anche calcisticamente e non solo finanziariamente. Audero è un portiere da A; Paoletti e Malagrida lanciano timidi segnali per il futuro; i 1637 del settore ospiti, commoventi per vicinanza e supporto in un momento tragico per la società genovese. Giù il cappello;
- Trovate le alternative in fase offensiva, l'impressione dal vivo è che all'Atalanta manchi un'incognita per risolvere l'equazione. Probabilmente la si dovrà ricercare sul mercato per quanto riguarda le fasce, e anche il solo Scalvini non è sufficiente a garantire il ricambio generazionale per l'intero reparto difensivo. Considerato lo spazio assicurato a Okoli, Soppy e Zortea, è ragionevole credere che Toloi e Djimsiti continuino a trovare così tanto spazio per l'esperienza, non per una reattività atletica ormai compromessa. Lo stesso discorso, per fortuna, non vale per Marten De Roon: se in piena forma, l'olandese è ancora in grado di suonare la carica per tutti i dirimpettai.
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