Considerazioni sparse post Cremonese-Inter (1-2)
Un’Inter convalescente passa a Cremona senza impressionare.
- A Cremona l'Inter è chiamata a rispondere all'obbrobrio esibito contro l'Empoli e riprendere la corsa per la zona Champions, mentre la Cremonese del neo tecnico Ballardini vuole dare un senso al suo campionato dopo l'eliminazione del Napoli dalla Coppa Italia. Ne esce una gara paradossale nel primo tempo e prevedibile nel secondo dove i nerazzurri vincono grazie a un gran Lautaro, ma esibendo una condizione psicofisica ancora convalescente;
- Inter che chiude il primo tempo con il 70% di possesso palla, oltre venti tiri verso Carnesecchi e dieci angoli battuti. Nonostante questo il punteggio è sull'1 a 1 per la perla di Okereke che timbra il cartellino così come all'andata. Gli uomini di Inzaghi sembrano col fiato corto e ad un primo tempo positivo ma con troppe infilate, esibiscono una ripresa di fatica e sostanza dove l'unico campione in campo risolve i destini dell'incontro. L'impressione è che Inzaghi abbia un po' di confusione in testa ed una panchina troppo cotta per vincere lo scudetto;
- Perchè Asslani non gioca titolare? Perchè Gagliardini invece sì? Queste e altre domande andrebbero poste all'allenatore di Piacenza che a volte sembra volere andare contro l'oggettività dei valori a disposizione per principio. Onana inizia ad esibire qualche incertezza di troppo e l'Inter si lascia troppo campo alle spalle che per fortuna porta al solo cartellino giallo di Acerbi. Dimarco pare stanco, così come Mykhitarian. Anche Dzeko che mantiene la proverbiale eleganza, sembra più appesantito del solito;
- Cremonese che si applica con pragmatismo alla partita che l'aspetta. Difensa compatta, squadra corta e ripartenze fulminee. Okereke estrae (per la seconda volta contro l'Inter) il coniglio dal cappello. Alla lunga i grigiorossi si stancano e l'atteggiamento offensivo di Ballardini toglie qualcosa all'equilibrio del centrocampo. Che bel portiere Carnesecchi;
- Vittoria molto ma molto importante dell'Inter che tuttavia deve ritrovare serenità, fiducia e quel pizzico di spocchia che accompagna sempre le grandi squadre nell'attuazione dello spartito tattico. Inzaghi è chiamato a crescere sotto il profilo psicologico e tattico, senza stravolgimenti improvvisi o scuse balzane. Più di Lukaku, l'impressione è che a questa squadra manchi Brozovic da morire.
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