
- di Simone Tommasi
Il Bohemian FC è la vostra nuova squadra preferita
I dublinesi del Bohemian sono un club dalla mentalità progressista, gestito dai tifosi e attivo nella promozione dei diritti civili.
La squadra di calcio del quartiere è un’istituzione in tutte le città del mondo. È la squadra in cui magari giochi da bambino, la prima di cui vai a vedere le partite, pagando pochi euro o sbirciando attraverso la recinzione. È la squadra che raccoglie attorno a sé gli abitanti del quartiere, anche se non seguono il calcio, per il ruolo che ha nella vita della comunità, e un po’ tutti si sentono in vario modo proprietari di un pezzo di squadra.
Anche Phibsborough, quartiere di Dublino, ha la sua squadra locale, che da più di cento anni disputa la Premier Division irlandese, senza essere mai retrocessa. Questa squadra è il Bohemian Football Club e per davvero gli abitanti del quartiere possono essere proprietari di un pezzetto del club, essendo i Bohs di proprietà dei loro tifosi sin dalla fondazione. Chi decide di diventare membro può così avere anche voce in capitolo sul destino del Bohemian ed entrare addirittura a fare parte dei vertici del club.
Il background popolare – non a caso uno dei soprannomi della squadra è The People’s Club – del Bohemian FC, unito al fermento di un quartiere strettamente legato alla storia repubblicana irlandese, ha creato un ambiente più unico che raro nel mondo del calcio. Il club si sente investito di una grande responsabilità sociale, soprattutto verso il suo quartiere e la sua città, e ha fatto suoi temi solitamente estranei al mondo del calcio – se non in qualche forma performativa di impegno – come i diritti della comunità LGBTQ+, l’accoglienza dei rifugiati, l’antifascismo e la giustizia climatica.

L'abito a volte fa il monaco
Nel giugno scorso il Bohemian ha presentato una nuova maglia, che ha indossato nel corso della Coppa d’Irlanda 2022. Qualcuno potrebbe far notare la somiglianza tra la nuova divisa e il sedile di una corriera, e non resta che dargli ragione. La fantasia che decora la maglia è infatti ripresa dal pattern che caratterizza le sedute dei bus di Dublino, che hanno accompagnato i cittadini della capitale irlandese centinaia di volte nei loro spostamenti. La maglia è frutto di una collaborazione tra i Bohemians e Dublin Bus, che hanno unito le forze per supportare la comunità LGBTQ+ irlandese in occasione del Pride Month. Infatti, il 10% dei proventi derivanti dalla vendita delle maglie sono andati a LGBT Ireland e ShoutOut, partner rispettivamente di Dublin Bus e dei Bohs.
Non è stata però la prima volta che il club dublinese ha fatto notizia per le sue divise di gioco. Sempre nella stagione appena conclusa ha infatti lanciato una maglia da trasferta che celebra la figura di Bob Marley, che nel 1980 si esibì per l’ultima volta all’aperto proprio nello stadio dei Bohemians, Dalymount Park. Il kit è stato un vero e proprio bestseller ed anche in questo caso con un risvolto benefico: il 10% di quanto raccolto dalla vendita delle magliette è stato destinato all’acquisto di strumenti musicali e divise da calcio per i richiedenti asilo, nell’ambito della partnership tra il Bohemian FC e il Movimento dei Richiedenti Asilo in Irlanda.
La seconda maglia dei Bohs è stata il mezzo tramite cui evidenziare questioni sociali e promuovere iniziative benefiche anche nelle due stagioni precedenti, anche grazie allo sponsor Des Kelly, che ha deciso di farsi da parte. Nel 2020 è infatti apparso sulla away della squadra dublinese il logo della campagna Refugees Welcome. Infatti, i Bohemians e Amnesty Ireland si sono uniti per chiedere la fine della Direct Provision, un sistema di accoglienza simile ai nostri Centri di Accoglienza Straordinaria. Il 100% dei ricavi ottenuti dalle divise è stato destinato all’acquisto di pc per gli studenti in Direct Provision che si trovavano obbligati a seguire le lezioni da remoto, durante la fase più intensa della pandemia.
Durante la stagione successiva, invece, sulla maglia da trasferta dei Bohemians ha campeggiato il nome dei Fontaines D.C., gruppo post-punk dublinese. La divisa è una sentita celebrazione alla città di Dublino e oltre al verso di Big dei Fontaines D.C. – “Dublin in the rain is mine” – all’interno del colletto, porta sul retro la frase “Beware of the risen people”, ripresa dalla penna di Patrick Pearse, poeta e rivoluzionario irlandese. I fondi raccolti grazie a questo kit sono andati a Focus Ireland, associazione che si occupa di aiutare i senzatetto e di fornire un alloggio a tutti da più di trent’anni.
The Bohemian Way
The Bohemian Way è un percorso che si snoda per la zona Nord di Dublino, partendo da Phoenix Park, luogo di fondazione del Bohemian FC, fino a Dalymount Park. Nasce grazie a un omonimo progetto, finanziato anche grazie al fondo Creative Climate Action Fund, che ha visto unire le proprie forze Bohemian FC, Dublin Bus, la Federazione calcistica irlandese e il collettivo PushPull. Il percorso funziona anche da “autostrada” per gli insetti impollinatori, grazie alla varietà di piante presenti, e si pone l’obiettivo di raccontare tre storie intrecciate: quella del Bohemian FC, quella della città di Dublino e quella della futura transizione climatica. Tutte le comunità che sono attraversate dal percorso sono invitate a partecipare con i loro racconti, la loro arte, la loro flora.
Ma “The Bohemian Way” può essere tradotto anche come “il modo di fare del Bohemian”. E un vero e proprio modo di fare le cose, di approcciarsi alla comunità e ai temi sociali il Bohemian FC lo ha, ed è diverso da tutti. A cominciare dai ruoli unici presenti nell’organigramma societario, partendo dal climate justice officer, passando poi all’access officer e all’ultimo istituito: il football social responsibility manager. Inoltre, il club è stato il primo in Irlanda a aderire alla United Nations Sports for Climate Action Initiative, oltre ad aver lanciato una propria fondazione benefica. Anche gli stessi calciatori finiscono per essere coinvolti nei progetti pensati dal club, come l’ex centrocampista dei Bohs Oscar Brennan, che durante la sua permanenza a Dublino si occupò di andare a parlare nelle scuole, organizzare partite di calcio camminato per i diversamente abili o allenare la squadra del carcere di Mountjoy.
Proprio il carcere di Mountjoy si trova a pochi passi da Dalymount Park, e per Thomas Hynes, community director dei Bohemians, è una vera e propria parte della comunità di Phibsborough. Ed è da lui, vista la fama del club rossonero, che il direttore del carcere è andato per proporre un progetto da organizzare al Mountjoy. Il Bohemian si è così occupato di preparare degli allenamenti per i detenuti, facendo culminare il progetto in una partita tra la prima squadra e la formazione del carcere. Il club non lascia però da soli i detenuti nemmeno dopo la scarcerazione, gestendo una squadra composta da ex-carcerati, con l’obiettivo di reintegrarli in società.
La divisa home, lanciata poche settimane fa, per il campionato 2023 non fa che rafforzare il legame tra il Bohemian e il carcere di Mountjoy. Su di essa è infatti impresso “The Auld Triangle”, il grosso triangolo di metallo che veniva suonato per svegliare i detenuti del carcere dublinese e che ancora oggi è fissato al suo cancello. Lo strumento ha ispirato anche una canzone popolare irlandese, che i tifosi del Bohemian hanno fatta loro nel corso degli anni. Lo shooting per il lancio della maglia è stato realizzato all’interno proprio del carcere di Mountjoy.
Un altro dei temi su cui si può vedere l’impatto della “Bohemian Way” è quello dei diritti delle persone LGBTQ+. Lo scorso giugno il Bohemian FC è stato infatti il primo club irlandese a partecipare alla parata del Pride a Dublino, e nella stessa occasione ha inaugurato un murales arcobaleno nei pressi del suo stadio. È inoltre l’unica squadra irlandese ad avere un club di tifosi LGBTQ+, chiamato “GayBohs”, la cui bandiera è sempre ben visibile a Dalymount Park. La dirigenza rossonera è ben consapevole di star agendo all’interno di uno degli sport forse più ostili alla tutela delle minoranze e si auspica che iniziative come queste, assieme a quelle di educazione attuate all’interno del club, possano essere d’aiuto anche a tutti i calciatori LGBTQ+ che al giorno d’oggi tengono nascosto il proprio orientamento sessuale.

A settembre 2022 si è poi aggiunto un altro tassello, quando il club ha organizzato nel proprio stadio il Bohemian Environmental Justice Film Festival. Organizzato con il supporto del Climate/Culture Lab di Oatly, azienda svedese specializzata nella produzione di alternative vegane ai derivati del latte, è stato una quattro giorni di proiezioni all’aperto di film e documentari sul tema della giustizia climatica, affiancati da conferenze sul tema.
L'iconografia del Bohemian
Come ormai avrete capito, il Bohemian FC non è un club come gli altri, e anche l’immaginario grafico e valoriale a cui fanno riferimento la società e i suoi tifosi differisce da quello della maggior parte dei club calcistici di tutta Europa. Questo, a cominciare dal principale gruppo di tifosi, che prende ironicamente il nome di “The Notorious Boo-Boys”, in cui “boo” sta proprio per il suono prodotto dai tifosi che disapprovano.
Il gruppo si distacca fermamente dal mondo ultras e dagli stilemi del tifo organizzato, rifiutando standard di vita, codici di condotta e qualsiasi altra regola, definendosi solo come un gruppo di tifosi che segue i Bohs. «Proviamo a portare colore e atmosfera ovunque andiamo. Non andiamo in giro per essere i migliori o impressionare qualcuno. Lo facciamo perché ci piace» affermano gli stessi Boo-Boys dalle pagine del loro sito.
La musica ricopre un ruolo importantissimo nell’iconografia del club, partendo dai già citati Fontaines D.C., che una volta trovatisi a Phibsborough per frequentare la sala prove sono finiti inevitabilmente nelle dinamiche del quartiere e nel suo club. Altri musicisti che fanno parte del pantheon del Bohemian FC sono Bob Marley, Phil Lynott, bassista del gruppo rock dublinese Thin Lizzy, morto di overdose nel 1986 e Colin McQuillan, cantante del gruppo Oi! Runnin’ Riot, morto nel 2014.
I loro volti campeggiano anche su dei murales appena fuori da Dalymount Park. Anche nelle coreografie dei Boo-Boys la musica è spesso presente, come anche nei loro adesivi, che citano tra gli altri i Ramones, The Cure, Autobahn dei Kraftwerk e l’album eponimo dei Franz Ferdinand. Ci sono poi anche le locandine delle partite prodotte da Dublin’s Originals, “l’estensione artistica dei Bohemians”, come quella realizzata di recente traendo ispirazione dalla copertina di Blur: the best of.
Sulle locandine, disegnate da vari artisti locali, finiscono pezzi di cultura pop, da La Pantera Rosa, allo sbarco sulla Luna, passando per le vecchie pubblicità della Guinness. Anche i fumetti fanno parte dell’immaginario rossonero: Andy Capp e Dennis la Minaccia fanno compagnia alla zingara che riprende uno dei soprannomi del club, “the gypsies”.
A simboli più neutri come questi se ne mescolano altri come il sempre presente striscione “Refugees Welcome”, che fa il paio con il murales “Love Football, Hate Racism” che accoglie i tifosi allo stadio. A questa identità si mescola quella repubblicana e propriamente gaelica o celtica, sia nei canti e negli slogan della tifoseria – come Tiocfaidh ár lá (Il nostro giorno verrà) – sia sulle maglie del club. Questa unione è sublimata da una maglietta che si trova nello store ufficiale, su cui si legge “An Cumann Peile Bóihéamach (il nome in gaelico della squadra) – an antifascist football club”.
Daniel Lambert, una figura chiave
Come abbiamo visto, l’impegno sociale è sempre stato nel DNA del club dublinese, ma dal 2020 la dirigenza ha messo una marcia in più riguardo a progetti, iniziative, partnership. A ricoprire il ruolo di chief operating officer dei Bohemians proprio da quell’anno c’è Daniel Lambert, dopo un decennio da direttore commerciale del club svolto da volontario. Nato e cresciuto a Pibsborough, ha lavorato in passato al ministero degli esteri irlandese e alla missione permanente dell’Irlanda alle Nazioni Unite, mentre ora si divide tra il Bohemian FC, il suo lavoro di manager dei Kneecap (trio hip hop repubblicano di Belfast), il suo bar e il collettivo PushPull, di cui fa parte.

L’esperienza e le conoscenze accumulate in anni di lavoro fuori dal mondo del calcio gli permettono di gestire il club come abbiamo visto e di essere fondamentale nel creare le partnership per le iniziative targate Bohs. Basta infatti pensare come il primo contatto con i Fontaines D.C. lo abbia avuto lui, mentre presenziava a un evento in qualità di manager dei Kneecap. Da semplice dirigente ha contribuito a risanare il bilancio del club, che negli anni ’10 ha vissuto alcuni momenti di difficoltà, e a gettare le basi per la costruzione del nuovo Dalymount Park, resasi ancora più necessaria dopo i record di membri e di tifosi raccolti negli ultimi anni.
Lambert sa che il calcio dei Bohemians, e in generale il calcio irlandese, non può competere con la Premier League o con gli altri maggiori campionati europei, e sa che un club come quello di Phibsborough non può permettersi di andare in rosso o di perdere membri e tifosi. È consapevole, cioè, che i piccoli club devono creare un legame con le persone prima di tutto a livello della comunità locale, attraverso le iniziative e le attenzioni che rivolgono ad essa, e puntare a offrire un’esperienza diversa a quella delle grandi squadre, che vada nella direzione opposta rispetto alla “globalizzazione calcistica”. Così, comunque vada in campo, tutto quello che nasce al Bohemian FC sarà condiviso dai soci, dai volontari, dalla comunità, creando un senso d’identità unico.
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Classe '99, fervente calciofilo e tifoso dell'Udinese, alla sua prima partita allo stadio vede un gol di Cesare Natali e ne resta irrimediabilmente segnato. Laureato in scienze politiche a Padova, ora studia a Bologna e scrive di calcio e Formula 1.
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