
- di Chiara Finulli
Cosa ci aspetta nella nuova stagione di ciclismo
Il Tour Down Under in Australia ha aperto la nuova stagione di ciclismo. Abbiamo raccolto i nomi e le gare da seguire nel 2023.
Il Giro di Lombardia è una corsa romantica, nostalgica. Una corsa antica, dal tracciato spesso classico, con alcuni passaggi iconici, entrati ormai nel novero della mitologia ciclistica. Nell’edizione del 2022 c’era il passaggio dal Santuario della Madonna del Ghisallo, per dirne una. Anche la stagione favorisce il lirismo: si corre di solito il secondo weekend di ottobre, l’autunno è cominciato ormai da una ventina di giorni, gli alberi sono semispogli, le strade sono ricoperte da un tappeto di foglie, i colori delle chiome variano nei classici colori autunnali, arancio, rosso, giallo, marrone. La pioggia accompagna la carovana dei corridori: non a caso è nota anche come “Classica delle Foglie morte”. Ma c’è anche un altro motivo per cui questa gara smuove sensazioni malinconiche: è l’ultima gara della stagione.
Dopo il Lombardia, il ciclismo si ferma, comincia la pausa invernale e non si parla più di corse fino al gennaio successivo. In questi mesi di attesa si parla di argomenti da “bar in spiaggia”, rubando la metafora dal linguaggio del pallone: cambi di maglia, mercato, ritiri. Vengono ufficializzati i percorsi dei grandi giri dell’anno successivo, si discute su questo e quel tracciato, si fanno previsioni per la stagione successiva.
La preview per la stagione 2023
Che stagione sarà dunque quella cominciata questa settimana con il Tour Down Under in Australia? Le previsioni sono sempre complicate e di solito sono puntualmente smentite. Tuttavia, qualche spunto è sempre utile, anche per orientarsi in un calendario sempre più fitto. Da dove cominciare? Dalla fine dell’anno scorso.
I nomi caldi di questi giorni sono senza dubbio Wout van Aert e Mathieu van der Poel, grazie al duello all’ultimo colpo di pedale che hanno messo in scena nel mondiale di ciclocross. Sono due corridori anarchici e imprevedibili, capaci – soprattutto van Aert – di competere in diverse specialità. Il belga è un corridore forte nelle classiche gare di un giorno, nelle prove a cronometro. Può anche dire la sua in salita, così come in volata. Lo vedremo senz’altro protagonista nelle classiche di primavera in Belgio e Olanda e senza dubbio al Tour de France, come cacciatore di tappe e al servizio del capitano della Jumbo – la formazione più forte di quest’anno – Jonas Vingegaard. Anche van der Poel, che corre per la Alpecin, è corridore da classica e da gara in giornata e totalmente fuori dagli schemi in gruppo. I due, in primavera, promettono scintille.
I grandi nomi
Le due stelle della stagione, attese dalle telecamere e dagli obiettivi di mezzo mondo sono Jonas Vingegaard (Jumbo Visma) e Tadej Pogačar (UAE Emirates). Li vedremo uno contro l’altro a luglio, al Tour, anche se Pogacar è corridore anche da classiche: lo scorso anno ha vinto le Strade Bianche a marzo – con un imprevedibile attacco a 50 km dal traguardo – e il Giro di Lombardia a ottobre. È il duello tra due atleti forti in salita ma diversi tra loro, come caratteristiche fisiche ma anche nel temperamento. Pogačar è un corridore estroverso e frizzante, adatto alle salite, alle cronometro, sempre col sorriso stampato in faccia, con quell’atteggiamento da bimbo al Luna Park. Al contrario, Vingegaard è uno dal carattere impenetrabile, parsimonioso nei sorrisi, con gli occhi freddi, da uomo del nord. Scalatore puro, asciutto, metodico: aggredisce le salite senza dare segni di cedimento, sempre a ruota.
Tra questi corridori, si inserisce un altro ragazzo chiamato alla stagione della conferma: Remco Evenepoel. Nel 2022, in particolare nella seconda parte della stagione, il belga è esploso definitivamente, dando la sensazione di essere pronto a competere nei grandi Giri. Vincitore dell’ultima Vuelta e soprattutto del mondiale su strada, è tra i favoriti insieme a Pogačar e Vingegaard per farci divertire quest’anno. Esordirà alla Vuelta a San Juan in Argentina di fine gennaio, con sulle spalle la maglia iridata conquistata a Wollongong ad agosto. È lui il grande favorito per la vittoria del Giro d’Italia a maggio.

Attenzione anche al ritorno alle corse del colombiano Egan Bernal tra le fila della Ineos, dopo il grave incidente dello scorso anno durante un allenamento. Ha recuperato tornando in corsa già alla fine della scorsa stagione. Il 2023 è l’anno del suo ritorno ufficiale: lo avevamo lasciato vincitore del Giro d’Italia, quest’anno punta al Tour de France. È un’incognita, ma se torna il corridore pre-incidente, il ciclismo ritrova una stella.
Oltre agli scalatori, c’è anche grande competizione tra i velocisti: i nomi sono i soliti, con la speranza di qualche giovane a sparigliare le carte. Ci sono Fabio Jacobsen, campione europeo in carica, l’intramontabile Peter Sagan, Fernando Gaviria, chiamato a riscattare una stagione opaca, Sam Bennet, gli italiani Elia Viviani e Giacomo Nizzolo, il trentasettenne Michael Mørkøv. Esordiranno tutti alla Vuelta a San Juan in Argentina, gara che torna dopo tre anni di assenza. C’è poi Caleb Ewan, che ha corso in casa nel Tour Down Under e il mai domo Mark Cavendish, che dopo un autunno senza sapere se e quale squadra lo avrebbe ingaggiato, si è accasato agli azzurri dell’Astana con l’obiettivo dichiarato di superare il record di vittorie di Eddy Merckx al Tour, trentaquattro.
Non si può parlare di gare e corridori senza citare anche le squadre per cui corrono. Al momento l’unica squadra che sembra non avere rivali è la Jumbo Visma, di cui abbiamo ancora negli occhi il lavoro fenomenale fatto lo scorso anno sulle strade del Tour, nell’ormai storica tappa del Galibier, in cui con una strategia di squadra, studiata e applicata al millimetro, ha piegato la resistenza di Pogacar.
Mai come in quella tappa e a quel Tour è sembrato evidente che la sfida fosse Jumbo Visma contro il corridore sloveno, la cui squadra, la UAE Emirates, non è sembrata all’altezza e che per questo è corsa ai ripari: dal ciclomercato sono arrivati acquisti importanti: da Jay Vine a Domen Novak e Adam Yates per portare solidità alla squadra nei grandi giri. Per quanto riguarda la Jumbo Visma, è arduo trovare aggettivi per descriverne la forza così come trovarne dei punti deboli.
Se la squadra l’anno scorso era fortissima, quest’anno con l’arrivo Wilco Kelderman, Jan Tratnik, Attila Valter e Dylan van Baarle, sembra davvero ingiocabili in tutte le competizioni. Vingegaard torna sulle strade del Tour, mentre Primoz Roglic sarà capitano sulle strade del Giro. Senza dimenticare poi, Wout Van Aert, talmente imprevedibile, che è davvero complesso fare qualche previsione: sicuramente lo vedremo dare gas fin da marzo.
Gli altri due squadroni, sono la Ineos e la Soudal Quick-Step. La prima ha una rosa molto profonda, con l’obiettivo di essere competitiva in tutte le tipologie di corsa: con Elia Viviani nelle volate e Filippo Ganna nella cronometro, per esempio, Thomas Pidcock nelle classiche e ad Tim Arensman, fino all’ultimo giro di valzer per Geraint Thomas. Manca forse un uomo di punta per un grande Giro, in particolare il Tour, poiché tutto dipenderà appunto dalle condizioni di Egan Bernal. La Soudal Quick-Step punta tutto su Evenepoel e sulla prima parte di stagione, con la stagione delle pietre e quella delle Ardenne.
L'Italia e il ciclismo
L’Italia è orfana del suo ultimo grande scalatore, Vincenzo Nibali, che si è ritirato dopo aver corso l’ultimo Giro di Lombardia della sua carriera. Dietro di lui il ciclismo italiano non offre molto: non c’è nessun corridore azzurro in grado di competere in salita. Ci sono tanti ottimi corridori in lizza per le gare di un giorno o per le tappa: da vecchie volpi come Elia Viviani e Giacomo Nizzolo, due certezze nelle volate, ad Alberto Bettiol, che ha vinto la tappa d’esordio del Tour Down Under. Ci sono però alcuni corridori che sono chiamati al riscatto, come Gianni Moscon, e qualche giovane molto promettente: Alessandro Covi nella Uae Emirates, Giovanni Aleotti (Bora) e Lorenzo Germani (Fdj-Groupama).
I grandi giri
Il calendario è più fitto che mai, ma tre sono i grandi appuntamenti della stagione, i grandi giri: il Giro d'Italia a maggio, il Tour de France a luglio e la Vuelta a settembre.
Il Giro d’Italia dello scorso anno è stato avaro di emozioni fino agli ultimi due chilometri della penultima tappa, quando Jai Hindley ha staccato Richard Carapaz sulla Marmolada conquistando così la maglia Rosa. Quest’anno, oltre a un percorso molto intrigante, già solo l’annuncio della partecipazione di Remco Evenepoel e Primoz Roglic rende la prospettiva della gara rosa interessante. Molto dipende da come ci arriverà proprio Roglic, perché se non dovesse trovare la forma, la corsa potrebbe trasformarsi in un monologo del campione del mondo, anche perché sono previsti ben 75 chilometri a cronometro, di cui la seconda tappa contro il tempo è una cronoscalata.
Per quanto riguarda la corsa francese, dopo l’edizione dello scorso anno, le probabilità di ricevere una delusione emotiva sono altissime. Tuttavia, anche quest’anno il Tour sarà la gara di punta della stagione, teatro dello scontro tra i due migliori scalatori degli ultimi anni, il remake del duello Pogacar-Vingegaard, il primo che cerca il riscatto, il secondo la conferma. Senza dubbio gli occhi di tutti saranno puntati su di loro che sono i favoriti per la vittoria finale. Come detto prima, sarà interessante osservare la prova di Egan Bernal che la gara gialla l’ha conquistata nel 2019.
Infine, la Vuelta proprio in questi giorni è stato ufficializzato il percorso del 2023, che si terrà dal 26 agosto al 17 settembre. Un percorso con tappe in media brevi, quasi nessuna sopra i 200 km e poche salite. La tappa potenzialmente esplosiva è la tredicesima del 9 settembre sui Pirenei, con la tripla scalata al Col d’Aubisuqe, il Col de Spandelles e il Tourmalet, quindi con un passaggio in Francia, che però sarà anche passaggio del Tour de France nella sesta tappa del 6 luglio. Non sono stati ancora resi noti i corridori che affronteranno il Giro.
La prima gara della stagione
Come detto, le previsioni sono fatte per essere smentite. Intanto la stagione 2023 è cominciata con il Tour Down Under che torna dopo tre anni dopo lo stop causa Covid. Il giro d’Australia in cinque tappe tradizionalmente segna l’inizio della nuova stagione di ciclismo tra i professionisti. La gara era molto attesa proprio perché mancava da tanto. Con tutte le precauzioni del caso, è un’ottima vetrina per corridori che vogliono mettersi in mostra, magari tra i giovani o gli esordienti tra i professionisti.

La corsa è stata vinta dal corridore di casa Jay Vine, ventisette anni, che quest’anno corre con la maglia della UAE Emirates e che riprende da dove aveva lasciato lo scorso autunno con l’ottima prova alla Vuelta, cioè in crescendo. A inizio gennaio si è messo sulle spalle anche la maglia di campione australiano a cronometro, specialità che non sembrava essere nelle sue corde, ma in cui a questo punto potrà dire la sua. Sulle strade australiane, Vine, così come il suo avversario per la maglia di leader, Simon Yates, ha mostrato una forma smagliante: riuscirà a mantenerla fino al Giro d’Italia? Maggio è lontanissimo, ma potrebbe essere la stagione della consacrazione per il corridore di Townsville.
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Chiara Finulli, milanese, classe 1992. Nutro una passione smodata per Tadej Pogačar e per il calcio in ogni sua forma: ogni volta che posso sono allo stadio o sulle strade di qualche corsa. Nel tempo libero lavoro sommersa tra i libri in una casa editrice.
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