L'ultimo cortomuso
La ricerca spasmodica del pragmatismo ha reso Max Allegri incapace di uscire del personaggio.
Un fallimento può essere romantico. La catastrofe della Juventus a Napoli ha tutto ciò che serve per richiamare il fascino del dolore, il quale a volte sembra l’unico elemento a cui aggrapparsi per trovare una ragione di vita e risorgere. Di questo però, c’è poco nella disfatta bianconera.
L’1 a 5 incassato dagli uomini di Allegri è una splendida metafora esistenziale, di quelle che riempiono le favole e le pellicole che dividono i protagonisti in buoni e cattivi. La debacle della Juventus a Napoli è di più, è la rivelazione del cortomuso per quello che è: una forma di ingiustizia sociale che vede spesso il ricco trionfare, non per merito ma perché potente, e il povero, ma dotato, soccombere.
Cortomuso e cortomuso
Fin qui tutto molto fiabesco e immaginifico, una specie di traduzione dell’evangelico i primi saranno gli ultimi e viceversa. C’è cortomuso e cortomuso, bisogna riconoscerlo.
C’è quello di chi non ha molti mezzi e perciò fa di necessità virtù. L’arte di arrangiarsi e di ingegnarsi che, se raggiunge l’obiettivo, è anch’essa favola: lo sfavorito che trionfa quasi da zero. C’è poi il cortomuso del dettaglio, quello in cui conta l’ultimo sforzo, l’ultimo miglio, quando il tuo rivale ha il tuo stesso talento ma un colpo di genio, o l’averci creduto di più, ti fa vincere all’ultimo secondo.
È forse questo il caso che più richiama l’ippica, sport tanto amato da Massimiliano Allegri. Esempio: due fantini appaiati, traguardo vicino, uno inciampa guardando una bella figliuola sugli spalti mentre l’altro ha il merito di restare in piedi e tagliare il traguardo. Concentrazione ma, possiamo dirlo, anche fortuna. È in realtà questo il senso più profondo che Max professa con il suo di cortomuso: limitare i danni e poi si vede. È la sua idea, l’insidia è però vivere in un limbo tra pragmatismo e paura, senza riuscire a reagire quando lo spartito che hai preparato – approfittare degli errori altrui – cambia e sei tu a dover inventare.
Bluff
Se di Daniele Adani si può dire che a volte le sue critiche siano gratuite e apodittiche, si può ammettere altrettanto candidamente che ha ragione quando dice che la Juventus non ha costruito nulla in un anno e mezzo. Questo perché Allegri non ha alcun interesse a curare un progetto e a farlo crescere, lui vuole vincere, quindi la cosa importante è ricavare il meglio da qualsiasi situazione. Per questo motivo, l’attendismo, la tendenza a distruggere (anche se in realtà lasciarsi prendere a pallonate sarebbe la definizione più corretta) e a ripartire evidenziati nel suo nuovo corso bianconero sono l’ennesima espressione del suo manifesto del manicheismo: a voi le chiacchiere, a me i titoli.
E finché la squadra è forte tutto questo può funzionare. I campioni risolvono, molte volte talento batte organizzazione. Quando in campo non hai però quelli che piacciono a te, allora il gioco si fa duro. Se provi a recitare lo stesso copione, ogni tanto può andare bene ma quando i pianeti si disallineano sono dolori, vedi i cinque ceffoni di Napoli, con annesse lezioni di gioco. Se poi sei a zero titoli e sai bene qual è il claim societario inventato da Boniperti, il rischio è il coma.
False verità
Se non hai un piano B, prima o poi la verità viene a galla. È una roulette, finché vinci va tutto bene ma una sola puntata può far saltare il banco. È un bluff, è un all in, è come acquistare una Ferrari con le cambiali, è come provarci con la più bella del locale illudendola di essere un miliardario usando uno smoking a noleggio, un rolex falso e affittando una Limousine. Se ce la fai sei un mito, se fallisci sei uno sfigato. Ma forse non è neanche colpa di Allegri, lui è sempre stato questo, più di questo non sa fare.
Nel paese, l'Italia, in cui il sommo poeta Dante viene definito un pensatore di destra, allora è lecito categorizzare (come piace tanto al mister) politicamente anche il credo calcistico di Allegri. Anche il cortomuso è di destra, di quella che odia pizzi e merletti, i ricami inutili. Quella destra in cui non c'è spazio per l'evoluzione e il cambiamento, sono cose da sciocchi perditempo. Il nuovo è il male, è sempre meglio come si faceva una volta. Il cortomuso appartiene a quella destra che considera l'ambientalismo una rottura, che pensa che l'inquinamento e il riscaldamento siano panzane. Abbiamo sempre vissuto in un modo, inutile innovare: "tutti teorici".
Allora il dubbio è se le sue doti siano state sopravvalutate o se lo stesso Max si sia illuso di poter essere quello che non è. Allora è qui che il cortomuso cambia, che da esclusiva fabbrica di idee per i più deboli si trasforma nel romantico romanzo popolare che fa cadere i potenti. Perché non succede sempre ma ogni tanto succede: se non meriti, prima o poi perderai e giustizia sarà fatta. Attenzione però: se vincerai dopo aver perso tutto, sarai un eroe, è la vendetta del cattivo. Più fantascienza che altro al momento, la realtà dice che è tempo di rivoluzione.
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