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, 8 Gennaio 2023

Considerazioni sparse post Lazio-Empoli (2-2)


Un punto a testa: per la Lazio un pareggio che sa di sconfitta, mentre Marin regala all'Empoli una gioia simile a quella di una vittoria.


- Quante partite abbiamo visto come quella tra Lazio ed Empoli? Una piccola all'Olimpico che inizia con la paura negli occhi e nelle gambe, i biancocelesti che trovano il vantaggio alla prima sgasata, partita sostanzialmente chiusa. Stavolta sono sufficienti 78 secondi alla squadra di Sarri per chiarire le gerarchie: angolo di Luis Alberto, spizzata di Felipe Anderson e deviazione di Caputo a impedire a Vicario di respingere la sfera. Non che sia servito chissà quale sforzo, ma da questo momento in poi il match si sviluppa esattamente sui binari che vi state immaginando: il 4-1-4-1 della Lazio in fase di non possesso minimamente scalfito dalla costruzione degli uomini di Zanetti, l'assenza di una concreta ed efficace pressione alta dell'Empoli, il palleggio dei laziali guidato da Luis Alberto e Sergej che trova sbocchi, appoggi e sponde faticando poco o nulla. Solo l'imprecisione al tiro dei padroni di casa evita che si cambi canale dopo 10-15 minuti, ma l'impressione è che se la Lazio voglia davvero chiudere la partita potrebbe farlo con uno schiocco di dita;

- Abbiamo ormai imparato che la Lazio di Maurizio Sarri, nelle domeniche in cui non si trova di fronte a una compagine aggressiva e intensa almeno quanto lei, sappia raggiungere picchi di estetica e armonia difficilmente pareggiabili in Italia. Le combinazioni sulle fasce e i ribaltamenti sul lato debole sono eseguiti con tempi e ritmi ai limiti della perfezione, come neanche alle partitelle di allenamento del giovedì (ammesso che si riescano ancora a fare). La questione è che in settimana è una giovanile a provare lo schieramento dell'avversario del weekend, mentre l'Empoli dovrebbe essere una formazione di Serie A alla caccia dei 3 punti in classifica. Eppure la Lazio non sembra nemmeno accorgersi della consistenza del 4-3-1-2 di Zanetti: spesso si abusa del termine leggera per indicare una squadra di calcio, ma l'Empoli dell'Olimpico aderisce totalmente alla definizione. L'unico neo del primo tempo della Lazio è il giallo per Lazzari, sventolato probabilmente solo per spegnere sul nascere qualsiasi vostra ambizione legata al modificatore difesa;

- Quando si parla della competitività e del livello medio dei vari campionati europei è sin troppo facile denigrare la Serie A. Troppo semplice esaltare il calcio estero per il gusto tricolore della polemica, fomentata dalla visione parziale ed esotica di squadre tedesche, spagnole, francesi o inglesi. Ecco: l'Empoli visto a Roma ha cercato in tutti i modi di confermare lo stereotipo della Serie A poco allenante, per nulla attraente e coinvolgente nella direzione di catturare un pubblico occasionale. Al 54' la contesa perde completamente di tensione e incertezza: il mancino smorzato di Anderson trova puntualissimo Zaccagni solo di fronte a Vicario, inerme dinnanzi al pallonetto d'esterno dell'attaccante ex Verona. Il primo pericolo per Provedel arriva dopo un'ora, ma Caputo manda alto di testa su cross di Fazzini. Tempo due minuti e Vicario impedisce a Sergej di riempire le bacheche social della domenica sera, deviando sul palo la staffilata del serbo. Di lì in poi, purtroppo, è un lungo garbage time, condito al più da qualche cartellino da ambo le parti che potrebbe pesare non poco nel prosieguo del campionato? No: i fantasmi di Lecce riappaiono all'improvviso, impersonati dal gol di Caputo. Impronosticabile e imprevedibile, al 93' Marin, uno dei peggiori sino al momento, pareggia i conti su una corta respinta. "Football, bloody Hell!" direbbero quelli bravi;

- Sottovalutato sia in prestagione che nella lettura di ogni formazione titolare della Lazio, il lavoro che fornisce Danilo Cataldi è uno dei segreti dell'equilibrio in fase di recupero palla e copertura dei capitolini: Sarri ha plasmato uno schermo centrale che permette di difendere a zona con relativa tranquillità, senza che la manovra debba necessariamente passare dalle sue invenzioni. Per quello ci sono Luis Alberto e soprattutto Milinkovic-Savic, sempre più metronomo e cervello della fase offensiva sarriana. Non è nemmeno necessaria la versione più scintillante di bomber Immobile: le brutte figure, in campo e sugli spalti, di Lecce sono scacciate. Almeno fino al 93';

- Paradossalmente, dell'etereo Empoli sono i tre più piccoli, giovani e meno dotati da Madre Natura a dare almeno l'impressione di provarci: Parisi è un discreto regista laterale, Fazzini combatte come un leoncino in mezzo al campo, Baldanzi cerca di illuminare la trequarti con qualche conduzione verticale col pallone incollato al mancino. I tre, purtroppo, si trovano a predicare nel deserto. Ogni volta che gli ospiti riescono a superare la prima linea di pressione biancoceleste rimbalzano sulla retroguardia di Sarri, non impensierendo mai Provedel. Stojanovic su tutti è frustrante: completamente fuori fase, il terzino finisce per creare più danni che altro. Se non si costringe l'avversario a inserire almeno la seconda marcia, i demeriti prevaricano la bravura altrui: un maggior coinvolgimento di Cambiaghi potrebbe portare nuova linfa a una fase offensiva asfittica. Non è il punto finale a cancellare le lacune di Zanetti.

  • (Bergamo, 1999) Calcio e pallacanestro mi hanno salvato la vita, ma anche il resto degli sport non è male. Laurea in Lettere, per ora, solo un pezzo di carta.

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