Considerazioni sparse post Juventus-Udinese (1-0)
Quanto può essere prevedibile una partita di calcio?
-Se tre giorni fa avete visto Cremonese-Juventus, e magari avete letto di Cremonese-Juventus, probabilmente ora avrete una specie di senso di dejà-vu, perché a Torino la Juventus supera l'Udinese essenzialmente con lo stesso spartito diabolicamente messo in atto allo Zini. Dopo tanto filosofeggiare sulla vittoria di Cremona, dell'allegrata e del corto muso, del gioco e del risultato, dell'estetica e dell'ippica, la Juventus questa volta sembra quasi farlo apposta, sembra quasi voler mettere in scena l'eterno ritorno della stessa partita, vinto allo stesso modo, con quel sorriso beffardo e un po' nevrotico tipico del suo allenatore. L'hanno fatto di nuovo. Ci riescono, come ci riescono è difficile da spiegare, ma ci riescono;
-La novità è il ritorno di quella che è diventata quasi una figura mitologica nella rosa della Juventus di quest'anno, metà calciatore e metà risentimento al polpaccio, e che prende il nome di Angel Di Maria, trionfalmente accolto dopo aver cambiato paese e decennio ed aver vinto un Mondiale con giocate che alla Continassa hanno visto solo su YouTube. El Fideo versione bianconera si conferma una presenza mistica, quasi rarefatta, grottesco per come stride nell'estetica delle sue carezze, immerso in un tale contesto di minimale pragmatismo. Fluttua disinvolto, distrattamente, a volte te lo dimentichi, ma non fa quasi mai una cosa banale. Poi esce dopo un'ora lamentando il dolorino. È questo il Di Maria juventino, ma guardarlo fa sempre piacere;
-La Juventus, come detto, fa esattamente le stesse cose di Cremona, con un primo tempo di lento equilibrio dato da un'altra formazione dai tratti surrealisti (McKennie quinto è La Locura), e poi ancora una volta i cambi che provano (e riescono) a dare la qualità che serve a mettere la differenza nella ripresa. Sottil la affronta a specchio, prendendosi il campo lasciato dalla Juventus ma in modo quasi interdetto, destabilizzato. L'Udinese sembra chiedere il permesso prima di attaccare, come se avere il pallino del gioco in mano allo Stadium non fosse veramente possibile. Invece ce l'ha per davvero, ma alla fine non se ne fa moltissimo, e il primo tempo si chiude con le uniche due emozioni che derivano da calcio piazzato. Ma nessuno dovrebbe essere sorpreso;
-La ripresa però esprime un controllo più netto da parte dei padroni di casa rispetto a quanto avvenuto nell'ultimo turno. Pian piano la Juve comincia a far aleggiare una presenza minacciosa dalle parti di Silvestri, che non sempre si tramuta in vere a proprie occasioni da gol, ma in un incedere quasi inevitabile verso l'area dei friulani, che con un po' di fiducia si converte in qualche situazione pericolosa. Soprattutto sulla catena di sinistra (guidata ancora da un torreggiante Rabiot, sempre più in versione "rinnovo milionario") la Juventus sfonda e questa volta il terzetto difensivo, guidato da un Rugani che odora ancora di naftalina, non concede praticamente nulla alla squadra di Sottil, che ad un certo punto sembra scoppiare, quasi rinunciare, e crolla un po' fisicamente. E alla fine il gol arriva, guarda caso grazie alle giocate di due innesti come Paredes e Chiesa. Anche qui non siete sorpresi, vero?;
-"Voi siete i primi a guardare i risultati" ripete spesso Allegri ai giornalisti che, nella retorica ormai stucchevole del dualismo gioco/vittorie, lo accusano di "risultatismo". Tutti i torti il livornese non li ha, e in effetti, dopo 8 vittorie senza subire gol, la narrazione è quella di una Juventus quasi inarrestabile, che in un modo o nell'altro ti porta sempre all'epilogo ineluttabile. Che impressione si avrebbe delle stesse prestazioni se la palla alla fine non entrasse mai? Per quanto basterà questo gioco così essenziale? Ma soprattutto, se e quando riuscirà a recuperare qualche rotazione e ad essere a pieno organico, come evolverà questa squadra? Per ora resta in scia, e non è nemmeno poco. Ma la prossima è il Napoli...
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