Considerazioni sparse post Lecce-Lazio (2-1)
Una Lazio a due facce le perde entrambe, meritatamente, in terra salentina.
- Quando giochi senza una motivazione qualunque partita la perdi, specie se l'avversario gioca facile e senza troppi fronzoli. Il Lecce è ordinato, pulito, ruvido il tanto che basta ad imbrigliare la squadra di Sarri in hangover dalle festività. Il risultato è giusto per quanto visto in campo. La motivazione è quasi sempre carburante per il risultato finale;
- La Lazio del primo tempo si fa gradire. Passa in vantaggio e ne potrebbe fare quantomeno altri due. Gioca veloce e con concentrazione. Il Lecce, invece, appare un pò intontito e quasi teso ad arginare le folate biancocelesti. Nonostante l'assenza di Luis Alberto ed un Milinkovic sotto tono, il palleggio è fluido e Immobile viene servito con regolarità. La difesa salentina è costantemente in affanno e lì davanti non pungono quasi mai. Si poteva presagire un buon inizio anno. Come, però, detto le motivazioni contano. La voglia e la concentrazione sono essenziali;
- Il Lecce rientra in campo con il piglio giusto. Vuole il pareggio. La Lazio difende anche bene ma non ha ritmo. Non esce fluidamente palla al piede. Si innervosisce, sbaglia e perde costantemente palla nella propria trequarti. Proprio da una di queste nasce il pareggio del Lecce che, fino a quel momento, aveva cercato senza, però, troppa precisione. La Lazio si disunisce, si sfalda e perde ogni riferimento. I salentini lo subodorano e spingono con buona continuità. Un costante pressing e la vittoria di quasi tutti i contrasti portano all'inevitabile secondo gol. Il resto della partita, quasi venti minuti, sono tentativi goffi biancocelesti e ripartenze non troppo convinte del Lecce. Non bastano i cambi;
- Il Lecce è una buona squadra. Corvino l'ha costruita proprio per fare del Via Del Mare il proprio fortino e cercare, così, i punti per la salvezza. Strefezza e Di Francesco danno quel pizzico di esperienza lì davanti utile per mettere in condizione di segnare a Colombo. La difesa balla, spesso troppo, ma regge l'urto non troppo convinto di Immobile e soci;
- Le urla di Sarri si sentono sin qua a Milano. Ennesimo black out. Uno stop che in molti temevano e che puntualmente si è avverato. Stanchezza di tutti prima di tutto mentale e mancanza di applicazione negli schemi. Non è francamente concepibile che ci si ritrovi a vedere un secondo tempo così orrendo sotto ogni punto di vista. La mentalità è sì migliorata ma siamo ben lontani dall'avere un temperamento che possa permettere di guardare alle prime posizioni di classifica. Sarri ha molto ancora da lavorare.
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