Considerazioni sparse post Argentina-Croazia (3-0)
Messi è di un altro pianeta, Scaloni si conferma un grande CT e l’Argentina vola in finale.
- 4 anni fa, quando Argentina e Croazia si incontrarono nel girone eliminatorio dei Mondiali in Russia, l’Albiceleste era una nazionale senza né capo né coda, con alcuni campioni sul viale del tramonto (vedi Mascherano) ed una serie di giocatori tra il trash e l’iconico che per il popolo argentino è stato meglio dimenticare (Caballero? Mercado? Salvio? Meza?!?!). La Croazia era invece probabilmente meglio allora, anche semplicemente per il fatto di avere in rosa una punta abituata a certi palcoscenici come Mario Mandzukic. Finí 3 a 0 per i biancorossi ed a vedere le rispettive formazioni scese in campo quel 21 giugno 2018, la cosa non deve stupire;
- 4 anni dopo, quella punta alla Croazia manca da morire, mentre l’Argentina ha avuto la fortuna di essere stata rivoltata come un calzino. L’Albiceleste ha nel corso degli anni trovato nel “Dibu” Martinez un portiere finalmente affidabile e con gli innesti fissi in nazionale di Romero, Molina, De Paul, Enzo Fernandez, Mac Allister, Lautaro Martinez e Julián Álvarez la qualità e la forza di questo gruppo è aumentata a dismisura. Scaloni e Messi hanno fatto il resto: nel 2021 la conquista della Coppa America e ora, 8 anni dopo, sarà di nuovo finale Mundial. Per quanto visto stasera, traguardo inevitabile e meritato;
- Il match odierno è durato più o meno 30 minuti. Per la precisione fino al rigore con cui Messi ha aperto le danze ed è diventato con 11 gol il massimo goleador nella storia della Selección ai mondiali. Se fino a quel momento la Croazia sembrava la squadra al controllo delle operazioni, da quell’istante in poi l’Argentina si trasforma e mette in mostra un’unità d’intenti ed una sicurezza, tali da annichilire i croati, capaci di far registrare solo 2 tiri in porta in una partita giocata quasi interamente all’attacco ed alla ricerca del pareggio. Troppo poco per guadagnarsi la finale. A maggior ragione se di fronte hai questo Messi;
- Ah, per quanto riguarda Messi abbiamo finito gli aggettivi e reputo personalmente un grande privilegio aver potuto scrivere le “considerazioni sparse” del suo quarto di finale e della sua semifinale. Stasera la “Pulce” decide di prendersi gioco per l’intera partita del povero Gvardiol, colui che fino a poco prima del fischio d’inizio veniva considerato da tutti gli esperti del settore il miglior difensore di questo Mondiale, e ci riesce in maniera quasi diabolica. La cosa impressionante è che Messi ha 35 anni, Gvardiol 20 e Gvardiol atleticamente è oggettivamente su un altro livello rispetto a Leo. Eppure è stato un no contest, dal primo all’ultimo minuto. Come a voler impartire una lezione infernale al ragazzo. Come a voler prendersi gioco di un’intera generazione. Il Messi che stiamo ammirando in Qatar è un uomo in missione che non ha pietà di nessuno;
- Fatta salva l'inutile finale per il terzo posto, quella di stasera è stata l'ultima sinfonia di Luka Modrić in un Mondiale. Non è andata come sperava, ma l’ovazione all’uscita dal campo è stata il giusto riconoscimento per il fuoriclasse del Real Madrid, autore di un altro Mondiale da urlo. Nella disfatta croata si salvano lui e Kovacic, quantomeno per abnegazione e voglia di incidere. Impreciso Perisic e disastroso Gvardiol, ma il vero problema dei croati - anche in ottica futura - resta l’attacco. Nell’Argentina brilla ancora la stella di Julián Álvarez, pronto a conquistare il mondo a soli 22 anni. De Paul, Fernandez e Mac Allister hanno 4 polmoni a testa. Romero è un muro, Messi di un altro pianeta.
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