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, 12 Dicembre 2022

Ceuta y Melilla


Il rapporto tra Marocco e Spagna è un rapporto stretto, ma anche conflittuale e si lega alle due enclavi spagnole sul suolo africano. Uno dei tanti luoghi dove si mischiano immigrazione e contraddizioni.


Negli ultimi giorni hai sicuramente sentito parlare di Marocco: se non è perchè una tua amica ha deciso di avventurarsi a Marrakech, allora è per via dei festeggiamenti in seguito alla vittoria della Nazionale marocchina contro la Spagna, nei rocamboleschi ottavi di finale dei Mondiali in Qatar, e poi contro il Portogallo.

Da Londra a Barcellona, da Milano a Madrid, decine di migliaia di marocchini hanno invaso le strade. Sarà anche per il fascino dell’underdog che mi porta a parteggiare sempre per chi vince da sfavorito, ma i festeggiamenti marocchini mi hanno veramente emozionato. Il loro fervore e il forte attaccamento per chi li sta rappresentando in diretta mondiale si lega però alla stessa storia del Marocco. Indipendente dall’imperialismo francese dal 1956, la vittoria del Marocco contro la Spagna non è stato un semplice trionfo sportivo: si stringe attorno a Ceuta y Melilla.

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13 chilometri

Quello spazio tra Ceuta, territorio spagnolo nel continente africano, e Algeciras nel suo punto di maggior vicinanza dista appena 13 chilometri. 13 chilometri che separano i due continenti e che nell’immaginario antico sono stati sinonimo di incertezza, vuoto, baratro: le Colonne d’Ercole. Prima delle esplorazioni medievali, nessun europeo sapeva cosa c’era oltre lo stretto di Gibilterra, poteva solo immaginarlo.

Oggi, è attraverso quello strettissimo lembo di mare che corrono i rapporti piuttosto tesi tra Marocco e Spagna. La monarchia marocchina contesta da diversi anni la sovranità spagnola sulle due città - Ceuta e Melilla - presenti sulla costa africana: due exclave che, per il governo spagnolo che ne esercita la sovranità da più di 500 anni, possiedono uno status autonomo simile a quello della Catalogna, mentre il Marocco le reclama come propri possedimenti.

Subito una mappa per capire di cosa stiamo parlando. Ceuta, Melilla e lo stretto di Gibilterra.

Guardiani dell’Europa

L’estrema vicinanza marocchina al suolo europeo non può che legarsi ai grandi movimenti di immigrazione dal continente africano dell’ultimo ventennio. E in maniera simile a quanto succede nell’area balcanica, l’Unione Europea ha ricompensato proprio negli scorsi mesi il Marocco con 500 milioni di euro per controllare le frontiere ed evitare che onde di migranti giungano in Europa. Questi pagamenti non sono un novità e soprattutto sono in vigore da diversi anni, tra l’UE e quei partner fuori dal perimetro europeo designati per aiutare l’Europa nella gestione dei movimenti migratori.

Il ruolo da “guardiano dell’Europa” - seppur meno cruento di Libia e Turchia - è dunque attivo da diversi anni, ma è diventato lampante lo scorso 24 giugno, quando un tentativo di massa di superare il confine tra Marocco e Spagna è stato represso con forza dalla polizia marocchina, con il risultato che più di 60 persone da quel giorno risultano “disperse”, e altre decine sono sicuramente decedute. Questo fatto, che assomiglia a un massacro, è avvenuto in particolare nella barriera che ripara Melilla dai migranti, così come avviene a Ceuta: le due exclave spagnole sono infatti protette da due vere e proprie barriere di filo spinato lunghe diversi chilometri, e tra le altre cose il Marocco contesta pure l’erezione di questo muro. 


Barriere

Da anni Ceuta y Melilla sono due luoghi, due muri attorno ai quali si consuma uno dei tanti drammi che contraddistinguono i movimenti migratori degli ultimi decenni: si stima che negli ultimi vent’anni più di 4000 persone siano morte lungo questo confine. Al centro di tutto questo non c’è solo il ruolo del Marocco, ma è anche sotto accusa il comportamento del governo spagnolo nella gestione della frontiera e nel modo con cui rispediscono in Marocco diversi migranti che riescono ad attraversare il fronte. Non solo in quel 24 giugno 2022.

Le barriere costruite attorno a Ceuta y Melilla sono state finanziate e costruite da Spagna e Unione Europea a partire dalla metà degli anni Novanta, e sono solo uno dei tanti esempi che vedono l’UE direttamente coinvolta in progetti di divisione e respingimento nei confronti dei movimenti migratori, piuttosto che tentare di investire in inclusione e accoglienza. Questi ultimi due concetti non sono le uniche due soluzioni adottabili, ma troppo spesso UE e gli stessi Paesi europei optano esclusivamente per strade alternative. E oggi l’Europa è percorsa da sedici muri e quasi mille chilometri di barriere e recinzioni, in alcuni nodi fondamentali lungo il suo perimetro.


L’asse Marocco-Spagna

Attorno a queste barriere e tensioni, il rapporto tra Marocco e Spagna è complicato ma anche, inevitabilmente, stretto. Il Marocco è probabilmente il Paese più stabile dell’intera Africa settentrionale, e dunque un prezioso partner per la Spagna e tutto il continente europeo. Inoltre, la vicinanza tra i due Paesi ha portato alla formazione di una nutritissima comunità marocchina in Spagna, e di spagnoli con origini marocchine. 

Nella vittoria di pochi giorni fa contro la Spagna, nella Nazionale marocchina militava Munir Mohand Mohamedi, cresciuto a Ceuta e diventato un calciatore della Nazionale marocchina anche grazie a come si è potuto realizzare in Spagna; Achraf Hakimi è la stella del Marocco ed è cresciuto nel Real Madrid; il portiere Yassine Bounou, vero eroe dei rigori a fine partita, gioca nel Siviglia. Insomma, un legame strettissimo ma anche costruito attorno a diverse tensioni, contraddizioni, rivendicazioni. Ecco, a maggior ragione, il perché al fischio finale è esplosa una grande festa.

  • 26 anni a base di fùtbol, racchette e capitali del mondo. Contro gli anglicismi inutili.

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