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, 9 Dicembre 2022

Ora Gakpo è un ragazzo popolare


Sarà sicuramente capitato almeno una volta che qualcuno vi abbia chiesto: "Conosci quel tale?". Vi sarà anche capitato almeno una volta di rispondere una cosa del tipo: "di nome" o "per sentito dire". Sono in realtà due modi per dire che quella persona non la conoscete affatto e non ci avete mai avuto nulla a che fare. Prima di Qatar 2022, quel tale era Cody Gakpo, un 23enne di Eindhoven che forse avevate sentito nominare; un nome che in qualche modo suonava familiare, ma che di fatto identificava uno sconosciuto. Ecco, quel tale ora ha un volto, una voce, un numero di maglia e, soprattutto, uno straordinario talento. Quel tale è diventato popolare.


È l’11 novembre 2022. Siamo nel periodo frenetico di avvicinamento al mondiale, con i nostri telefoni bombardati da news sui convocati, condizioni dei giocatori più attesi e sullo sfondo la questione dei diritti umani calpestati. Alle 12.18 la federazione calcistica olandese annuncia con un tweet la lista dei 26 uomini selezionati da Louis van Gaal per Qatar 2022.

L’Olanda è da sempre una delle squadre più affascinanti e seguite nelle competizioni internazionali. Sarà per quell’arancio acceso delle maglie, ormai iconico; sarà forse perché, ancora oggi, ci sentiamo in dovere di ringraziarli per le innovazioni ad opera di Cruijff & Co negli anni ‘70; oppure deriva dalla speranza di vederli, dopo tre finali perse, vivere finalmente il tanto meritato momento di gloria.

I convocati confermano un po’ l’identikit che tutti noi avevamo in mente: molto solidi dietro, qualità a centrocampo, parecchia difficoltà in attacco.

Si parla sin da subito di una squadra legata alle prestazioni di un debuttante, un ragazzo di cui la maggior parte di noi, se va bene, conosce solo i numeri, talmente strabilianti da aver fatto il giro del mondo (9 gol e 12 assist in Eredivisie); un prodigio ancora senza volto. Non però per chi ha approfondito e si è informato. Loro lo conoscono e sanno, per davvero e non per sentito dire, che le sue prestazioni saranno determinanti per gli Oranje. Accanto a questa piccolissima minoranza ci sono quelli che su questo ragazzo olandese sono un po’ scettici - d’altronde il campionato fiammingo non è di alto livello - e che preferirebbero vederlo in altri contesti, come dicono loro.

Sulle spalle di Cody Gakpo, ancor prima dell’inizio della competizione, c’è un macigno composto da atteggiamenti diametralmente opposti: uno di chi vuole che confermi le proprie aspettative su di lui come potenziale fenomeno, e l’altro, di coloro che al primo errore saranno lì, pronti a sottolinearlo, in modo da sentirsi per un brevissimo istante i migliori opinionisti sul pianeta; ve l’avevo detto, dirà ognuno di loro. Come se non bastasse, gioca il suo primo mondiale in una delle nazionali più attese, per tutti i motivi che dicevamo prima. Una cosa da nulla insomma.

Testa

L’Olanda non riesce a trovare lo spunto per passare in vantaggio e Gakpo, forse un po’ teso ed emozionato (forse eh), è particolarmente statico. L’attaccante del PSV sembra ingabbiato, un po’ dai giocatori del Senegal e un po’ dalla disposizione stessa dell’Olanda, che è schiava della propria idea tattica, e combina poco.

Quando però la fine si avvicina, van Gaal vuole che i suoi smettano di pensare. L’ingresso di Depay per scombinare le carte in tavola è anche e soprattutto un messaggio per chi è in campo: bisogna segnare.
Il primo a recepire è, inutile dirlo, Frenkie de Jong. Il centrocampista del Barcellona riceve palla un po’ defilato sulla trequarti avversaria. Non c’è più tempo per il fraseggio, per allargare su Blind o scaricare su Aké, si può solo rischiare. Qualcuno in area di rigore gli detta il passaggio con un movimento, a tagliare completamente la difesa senegalese. Passa un secondo, il tempo di sistemarsi il pallone, e de Jong lo pesca alla perfezione. Non abbiamo nemmeno il tempo di capire l’identità del destinatario, perso nel trafficato dinamismo di un’area di rigore all’84’, che Mendy esce male, Gakpo spizza il pallone e l’Olanda é in vantaggio.

Van Gaal ha chiesto di non pensare e Gakpo segna, ironicamente, di testa, creandosi la situazione giusta di puro istinto; come un bambino che mette da parte le indicazioni del mister e va incontro al pallone, dando per scontato che gli arrivi in mezzo ad una decina di coetanei con la stessa idea in mente.
Nel momento del bisogno, il popolo olandese si è affidato al suo jolly, che ha preso per mano la squadra, trascinandola verso la vittoria.

Sinistro

Nonostante tutto, si parla solo dell’errore di Mendy e di quanto l’Olanda (e Gakpo) non abbia brillato sul piano del gioco.

Tutto vero. Se ne accorge ovviamente anche van Gaal, che provvede immediatamente a cambiare qualcosa: l’esterno del PSV ora gioca nei due davanti, con compiti evidentemente diversi rispetto a quelli del partner d’attacco, ma comunque nei due davanti. L’allenatore vuole aprire la gabbia in cui Gakpo si era trovato nel match contro il Senegal, avanzandolo di qualche metro, in modo da fargli prendere campo e libertà.

Fuori da quella cella tattica, gli bastano sei minuti. Sei minuti per raccogliere una sponda di Klaassen, da quel momento in poi imprescindibile, e scaricare in porta un siluro di sinistro che si vede a stento. 1-0.
Già. Un sinistro a 111 Km/h, quello che dovrebbe essere il suo “piede debole”, un’espressione che se si parla di Gakpo é meglio prendere e gettare via. Sarebbe infatti irrispettoso nei confronti di chi, per davvero, ha un weak foot, ovvero la stragrande maggioranza dei calciatori sul pianeta.

Nel PSV gioca nel tridente offensivo, generalmente spostato a sinistra per poi entrare dentro il campo e cercare la conclusione sul palo lontano con il destro, che è invece il suo piede preferito. La preferenza di uno non comporta la debolezza dell’altro, e il gol contro l’Ecuador ne è la dimostrazione pratica.

Gakpo usa entrambi i piedi con una tale naturalezza da mandare il difensore direttamente al manicomio. Quello, poverino, non sa come mettersi col corpo; qualsiasi mossa è sbagliata in partenza, e può solo sperare: sperare che sbagli con il destro, difficile, oppure che torni per un attimo umano e inizi ad avere anche lui, come tutti, un piede debole, altrettanto difficile.

Destro

Nelle prime due partite è come se Gakpo avesse tirato fuori tutti i suoi assi nella manica, sparando delle cartucce che in pochi si sarebbero aspettati. I due gol segnati non sono una fedele rappresentazione di quanto fatto vedere in questi mesi al PSV, sono un qualcosa di diverso. Noi la chiamiamo crescita, nel caso di un ragazzo giovane, maturazione. Talmente rapida da fare quasi impressione, anche perché non cancella le qualità precedenti, ma le evolve. La rete contro il Qatar è un ritorno al recente passato, un ritratto del Gakpo che ci aspettavamo, e che invece abbiamo visto solo alla terza partita, insieme a tutto il resto.

Colpo di tacco per spezzare il ritmo e andare sopra di una battuta, uno-due con Klaassen, primo controllo, progressione, coordinazione, conclusione. Palla in buca d'angolo. Nell'azione del gol l'attaccante olandese porta a spasso tre avversari che non riescono in alcun modo ad avvicinarsi, come se fosse circondato da un campo magnetico che li respinge. Gakpo in realtà non fa altro che sfruttare il corpo. Utilizza le lunghe leve e il suo metro e novantatré per crearsi il proprio raggio d'azione, uno spazio nel quale è impossibile entrare, men che meno sottargli il pallone. Nel tiro c'è tutta la sua qualità balistica, di cui aveva dato anticipazione nel match precedente, calciando un vero e proprio frigorifero, come si dice in gergo tecnico, verso la porta dell'Ecuador.

Quello che impressiona di Gakpo è la facilità. Nel primo controllo, nel saltare l'uomo, nell'accelerazione, nell'utilizzo di entrambi i piedi, nella conclusione in porta e nella capacità di migliorarsi velocemente e ripetutamente.

Cody Gakpo è andato oltre. La gente adesso può attribuirgli un volto, non solo dei numeri. Ha confermato le aspettative di chi già lo conosceva e le ha magistralmente superate, distinguendosi come una delle stelle più luminose di questo Mondiale, per essere riduttivi. Ora è l'oggetto dei desideri di mezza Europa, mentre ad Eindhoven già si sfregano le mani.

Ce le sfreghiamo anche noi, in una snervante attesa di vederlo "in altri contesti", magari in Premier League, non tanto perché dia ulteriori conferme, ma unicamente per una questione di comodità. Per godere, più facilmente, delle sue gesta in campo.

  • Classe 2003. Ama i talenti inespressi e i giocatori ipertecnici. Ora studia Comunicazione e Società.

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