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, 7 Dicembre 2022

Sproloquio Mondiale


Confesso la mia colpa: questo mondiale mi sta entusiasmando da matti. Gli ottavi sono appena terminati e io non mi sono perso una partita.


Ero tra coloro che parlavano di mondiale della vergogna, di follia criminale e di corruzione del calcio. Ma mi è bastato vedere il pallone rotolare per dimenticare tutto. Alla faccia di panem et circenses, direte voi. Potrebbero condannarmi a morte senza formulare nessuna accusa, basterebbe accendere la tv della mia cella su una partita che smetterei all'istante di sbraitare e colpire le sbarre reclamando il mio diritto a un avvocato. Al massimo chiederei di aspettare la fine dell'incontro prima dell'iniezione letale.

La questione è annosa. È giusto giocare un mondiale in un posto che viola costantemente i diritti umani, che reprime il dissenso politico, che criminalizza l'omosessualità e limita fortemente la libertà delle donne?

La mia coscienza è la ragazza iraniana che canta l'inno in lacrime mostrando alle telecamere la maglia col nome di Masha Amini e mi dice ma stai davvero guardando questa baracconata costruita sul sangue? E una parte di me, quella che non vuole scocciature e vuole godersi momenti di spensieratezza, è lo steward che si avvicina al mio senso di colpa e lo oscura, lo silenzia. Anche quando arriverà l'apocalisse credo che aumenterò il volume della tv e mi lamenterò delle urla disperate in strada. Sarà che altri modi per tenere a distanza la morte non li conosco.

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(Photo by Giuseppe CACACE / AFP)

Forse la risposta è partecipare e, per quanto possibile, marcare le proprie differenze e manifestare il proprio dissenso.

Neuer per esempio non aveva intenzione di indossare la fascia di capitano con raffigurate le caricature di Maometto, non ha proposto di cantare i Versetti satanici di Rushdie sulla musica dell'inno tedesco. Avrebbe voluto semplicemente indossare una fascia coi colori dell'arcobaleno in difesa dei diritti della comunità lgbtq+ e questo ha indignato quasi tutta la comunità musulmana ssswfm+ (sciiti, sunniti, salafiti, wahabiti, fratelli musulmani e altri che per semplicità definiremo +). 

Ho immaginato tutta la squadra tedesca in bianco e nero e Neuer come la bambina di Schindler’s List con il cappottino arcobaleno.

Come gli ambientalisti che tirano la vernice contro le opere d'arte. I quadri sono protetti da teche per cui non causano nessun danno, ma ottengono un grande effetto comunicativo. Così è l'arcobaleno, i colori non hanno mai sodomizzato nessuno, la nostra virilità è al sicuro. Di cosa si ha paura, allora?

Ma l'omosessualità in Qatar è come la corruzione all'interno della FIFA: non esiste.

Stanotte a Doha c'è stata molta umidità, forse ha un po' piovuto. Fuori dallo stadio Khalifa, in terra, vicino a un marciapiede si è creato, appena accennato, il consueto fenomeno dell'arcobaleno sull'asfalto. Solerti poliziotti hanno provveduto immediatamente a transennare la porzione della cunetta incriminata. A breve arriverà una squadra a coprire la zona multicolore con un telo scuro.

La censura televisiva ai mondiali è ridicola. La Cina censura i tifosi sugli spalti perché nessuno ha la mascherina. Il Qatar non vuole che negli spalti si vedano arcobaleni e simboli politici. Ma sembra davvero svuotare il mare con un cucchiaino, impresa impossibile. Qual è il pericolo secondo i censori? Che una donna musulmana veda un'iraniana senza velo tifare per la sua squadra? Vogliamo controllare chiunque all'ingresso degli impianti, perquisirli e verificare che tutto sia regolamentare e secondo quali criteri? Facciamo come il quarto uomo che verifica che i calciatori non abbiano catenine e orecchini, ma più in grande? Il punto che dev'essere chiaro è che la violazione dei diritti umani non c'entra nulla con i costumi e le tradizioni. Detto così, da un eurocentrico novecentesco come me, sembra facile. Ma l'umanità dovrebbe mettersi d'accordo sul significato di diritti umani. Vasto programma.

C'è chi paventa la dittatura del politicamente corretto. In Iran si rischia la prigione, le percosse della polizia, la pena di morte. Da noi al massimo ti impongono la visione de Il Circolo dei Mondiali sulla Rai con gli occhi spalancati tipo Arancia Meccanica. O le intemerate di Adani che sembra un Gianni Minà versione Eurospin, in overdose da redbull, con la sua retorica sul Sud America.

https://www.youtube.com/watch?v=y_S8yefHMAk

Forse ogni popolo ha i suoi tempi. I musulmani cominciano a contare dal 622, l'anno dell'Egira, la fuga di Maometto dalla Mecca, per cui contando che il loro è un calendario lunare e ogni anno ha 354-355 giorni, dovrebbero essere nel 1444 circa. 

Ecco, se si pensa al nostro 1444, l'Inquisizione spagnola era ancora inoffensiva come il tribunale di Forum, ancora non erano nati né Galileo né Giordano Bruno e men che meno Lutero. Per cui: diamogli tempo. E anche questa è una visione eurocentrica, mi rendo conto. Ma posso fare anche di peggio, posso essere pure schiettamente islamofobico.

Per esempio: quando in Qatar hanno sentito It's raining man hanno pensato che da noi i gay venissero puniti lapidati da una grandine di uomini.

Il Qatar ha fatto passi in avanti verso la modernità, secondo Infantino. Dalla gogna vera e propria si passerà alla gogna mediatica.

C'è aria di apertura anche nel campo dei diritti, per esempio le donne potranno intonare il loro velo al colore dei loro ematomi.

Nel Qatar poi non c'è una grande tradizione calcistica.

Il portiere del Qatar ha preso tante di quelle pallonate che in patria qualcuno pensava di assistere a un'esecuzione pubblica di un adultero.

Il volto delle donne secondo gli ortodossi islamici va coperto col velo per pudore. La stessa cosa che farei io con la costruzione dal basso del Qatar: un bel velo pietoso. Che poi la costruzione dal basso non è obbligatoria, proprio come il velo per il Corano.

Adani è piaciuto molto in Qatar. Gli sceicchi hanno visto quanto lo show sia in grado di sedare e omologare le masse. Pensavano di filmare e trasmettere in TV le punizioni corporali e le frustate per chi viola la Sharia con il commento enfatico e urlato di Adani.

Qatar e Iran poi sono nemici giurati da sempre. Sunniti contro sciiti.  Ebbene grazie alla magia ecumenica del mondiale, si sono trovati d'accordo su un grande classico di regimi e teocrazie: la repressione della libertà. Ed ecco il Qatar che viene in soccorso degli amati nemici ed evita ogni riferimento a Masha Amini e alle violenze della polizia iraniana. Se si accantonano i punti di divergenza, quelli di contatto, i più importanti, si trovano sempre.

Tutti abbiamo visto perché Lewandoski ha fallito il primo rigore contro la Francia. Tutti abbiamo visto la mano dello zombie sbucare dal terreno, far saltare una zolla e afferrare la caviglia del centravanti polacco. E abbiamo visto i calciatori francesi spaventati accennare una fuga invadendo l'area di rigore. Lo zombie era un lavoratore morto durante la costruzione dello stadio. Chiunque ha assistito alla scena ma abbiamo rimosso, una parte del nostro cervello ha preferito il quieto vivere alla cruda realtà.

Certo, è questione di tempo, prima o poi tutti i non morti riaffioreranno dalla terra e si vendicheranno dei loro carnefici e di noi che siamo indifferenti. Magari si alleeranno ai disperati e agli ultimi, ci divoreranno e metteranno il mondo a ferro e fuoco. Però intanto che si organizzano e che la terra ribolle, finché è possibile, risistemiamo le zolle, nascondiamo con il piede le irregolarità del terreno e premiamo forte sulle loro facce che cercano di scorgere la luce.

Gli stadi del Qatar sono opere magnifiche, faraoniche in tutti i sensi, se si pensa alle condizioni lavorative. Questi impianti, vere e proprie cattedrali nel deserto, una volta finiti i mondiali, saranno abbandonate se non distrutte. Quanta gente è morta nella costruzione di queste opere effimere? Ecco, su questo non sarei così tragico.

Se ci pensate la Terra stessa, il nostro bel pianetino, è una cattedrale nel deserto. Un'opera grandiosa in mezzo al nulla dell'universo. Quanta gente muore ogni giorno e per quale scopo, poi? Per l'intrattenimento di noi tutti, affinché il gioco e lo spettacolo continuino. Ma quando la razza umana si estinguerà a che servirà questo bel globo terracqueo? Perché affannarci con dighe, teatri, musei, opere d'arte, scudi spaziali, fabbriche green e riconversione energetica? Tutto questo tribolare, soffrire e lavorare, per cosa? Tanto tra qualche tempo nessun essere umano ne godrà. E se qualcuno rimarrà saranno animali, insetti, pesci, non propriamente il target ideale di opere d'ingegno tecnico o artistico.

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La Terra è stata scelta tra tanti pianeti come teatro di questa grande manifestazione della vita umana, questo ridicolo reality con gironi infernali ed eliminazione diretta, corrompendo un'entità megagalattica come la FIFA? Gli ultimi sopravvissuti all'estinzione umana saranno i PM della Procura di Trani che apriranno un'inchiesta per accertare la verità sull'assegnazione dell'evento. Spero solo che DAZN non acquisisca i diritti per trasmettere la fine del mondo. Vorrei gustarmi l'apocalisse con uno streaming decente.

Mi sembra che la fine del nostro bel mondo capitalista sia vicina e ineluttabile. La cosa positiva è che i minuti di recupero sembrano infiniti. Le morti sul lavoro e le uccisioni dei dissidenti sono stati una grande perdita di tempo in questo grande gioco. Quindi mi sembra giusto recuperare e rimandare l'inevitabile per quanto possibile.

  • Andrea Frau. Classe '86, autore e redattore di Verde Rivista, enigmista per lavoro e aspirante insegnante. Laico, libertario e interista.

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