Sulle spalle di Gvardiol
Il migliore difensore del Mondiale è stato decisivo per la qualificazione della Croazia.
Le condotte criminali intorno al mondiale in Qatar sono note a tutti. Sportellate ha deciso che così come non ha mai rinunciato a raccontare questi aspetti oscuri, allo stesso modo fornirà anche il racconto sportivo di quanto accadrà sul campo. È un modo per offrire un'informazione completa a 360°. Abbiamo approfondito le ragioni della nostra scelta in questo post.
Violenza
Al minuto 91' Belgio e Croazia si stanno ancora giocando la qualificazione. Sull'altro campo del girone, nell'Al Thumama di Doha, il Marocco vince contro il Canada, rendendo quella che doveva essere la passerella finale delle due qualificate uno spareggio per gli Ottavi. Romelu Lukaku ha già sbagliato tre gol incredibili, avvicinando il suo ritorno in campo dopo l'infortunio a un girone infernale (a fine partita si sfogherà prendendo a pugni la panchina del Belgio), ma avrebbe in teoria un'ultima occasione per rifarsi.
Per guidare un Belgio noioso almeno tanto quanto bolso a superare il girone, e per evitare un fallimento annunciato. Dopo aver dribblato in velocità Juranovic, Doku si ferma con piedi vicino alla linea di fondo ma non si avvicina nessun compagno: torna allora indietro, dove Castagne aspetta il passaggio all'altezza del vertice sinistro dell'area. Il cross è destinato al taglio sul palo opposto di Thorgan Hazard, se non fosse che il pallone smette di girare mezzo metro prima del previsto, e Borna Sosa riesce con la punta del piede a sporcarne la traiettoria.
A quel punto sembra davvero fatta. Come nella solita storia del calabrone che non sa di non poter volare e quindi lo fa lo stesso, Lukaku si getta in spaccata per deviare il pallone vagante nell'area piccola della Croazia, noncurante del suo peso e della lentezza con cui si è mosso nei minuti precedenti. Chissà quante volte, in questi mesi passati in infermeria all'Inter, Lukaku avrà pensato a quel pallone, all'occasione per rimettere le cose apposto, per diventare il dessert essenziale da offrire al banchetto luculliano che è stata la generazione d'oro del Belgio.
Se ha davvero pensato a questo, Lukaku non aveva però fatto i conti con Joško Gvardiol.
Quando capisce che il pallone sta per oltrepassare lo spazio massimo a cui può tendere il suo corpo, Gvardiol entra in scivolata mentre Lukaku è ancora in piedi, così da togliergli il pallone dal piede al momento giusto, qualche centesimo di secondo prima che l'attaccante riesca a calciare. Ne esce un tocco persino fine, con l'esterno del piede sinistro che devia la sfera verso l'esterno del campo. Per capire quanto sia successo tutto in pochi istanti è sufficiente guardare la faccia di Lukaku nell'inquadratura dietro la porta croata. L'attaccante dell'Inter non riesce a fermarsi e calcia l'aria o qualche zolla del prato, e con la testa segue la palla sfilargli via, nel momento in cui sfilano definitivamente le ambizioni del Belgio, che nel migliore ciclo della sua storia si fregerà "solo" di una semifinale, a Russia 2018.
Joško Gvardiol 🤩 pic.twitter.com/8dFdse7Mx6
— 🇫🇷🇺🇾™ (@ConteSZN_) December 1, 2022
Gvardiol rimane dietro le quinte di una scena che con l'uso del chiaroscuro assomiglierebbe a un quadro rinascimentale. La sofferenza negli occhi di Lukaku, l'incredulità della panchina del Belgio sullo sfondo (erano già tutti in piedi, pronti per liberarsi ai festeggiamenti), ma soprattutto l'audacia di Joško Gvardiol, con la maschera protettiva sul volto che gli conferisce sempre più austerità, mentre è sdraiato per terra dopo aver salvato un gol fatto.
La scivolata di Gvardiol è un gesto violento, anche se di una violenza che tendiamo a non associare mai ai difensori. Ci aspettiamo ancora che i centrali rispecchino l'ideale fittizio di un marcantonio di 185 cm x 80 kg aggressivo, che sale sul ring dell'attaccante e difende con le maniere forti per avere la meglio su un terreno battagliero, fatto di strattonate e gomiti intimidatori all'altezza della faccia. Quello di Gvardiol sui centravanti è invece un dominio puramente mentale, la scivolata chirurgica con cui ha anticipato Lukaku ha come risvolto – oltre chiaramente a salvare la qualificazione della Croazia – quello di infiltrarsi nella sua testa con una voce diabolica: «Se arrivo a prenderti pure questa, come cazzo segni?».
Certo in quella partita per Lukaku segnare non è stato semplice, e in altre occasioni (il palo al 59' o il colpo di testa al 67') avrebbe potuto comunque potuto battere la marcatura di Gvardiol. È il limite estremo del ruolo del difensore: concedere il meno possibile all'avversario, che nella maggior parte dei casi significa comunque concedere qualcosa.
A 20 anni, il migliore al mondo
Contro il Belgio la prestazione di Gvardiol è stata eccezionale. Secondo i dati di Squawka ha vinto riconquistato otto volte il pallone, di cui sei volte nell'ultimo terzo di campo e non si è mai fatto dribblare. Ha vinto tre duelli e ha provato "solo" due volte il tackle. «A 20 anni, da quello che ho visto io, è il migliore al mondo» l'ha coccolato il CT della Croazia, Zlatko Dalic, nel post-partita. «È qualcosa di fantastico».
A novembre del 2021 Gvardiol aveva trovato il posto da titolare in RB Lipsia-PSG di Champions League. Era ancora un teenager, eppure la sua partita era stata così sorprendente da meritarsi degli highlights individuali con titoli roboanti tipo questo, che il montatore ha chiamato: "Mbappe in his pockets". La calma con cui Gvardiol ha contrastato Di Maria o Neymar è la stessa con cui sta giocando la sua prima Coppa del Mondo. (Tra l'altro, nel video in cui Gvardiol si mette in tasca Mbappe c'è un recupero incredibile ai danni di Hakimi, lanciato in profondità e fermato con una scivolata che fatta un secondo dopo sarebbe costata a Gvardiol l'espulsione).
Un mese dopo, Gvardiol giocò da titolare anche contro il Manchester City. Il suo arrivo in Germania era stato ufficializzato a settembre 2020, quando il RB Lipsia pagò 16 milioni alla Dinamo Zagabria per strapparlo alla concorrenza. Si parlava già di Gvardiol come talento su cui puntare subito, prima che le big europee arrivassero a contenderlo. Quel periodo su cui puntarci, però, è durato meno del previsto. Gvardiol si è imposto fin da subito come un difensore generazionale, capace di brutalizzare Mahrez o uscire in pressing su De Bruyne senza paura di essere saltato. Più aumenta il rischio, più Gvardiol gode nell'entrare in tackle o a «murare» un tiro all'ultimo secondo; la sua difesa vive su un filo sottile di tempismo e sfacciataggine.
Nelle tre partite del girone la Croazia ha dato sfogo al suo attacco un po' compassato principalmente recuperando molti palloni in alto, un atteggiamento tattico favorito dalla velocità e dall'intelligenza dei quattro difensori. Guardando una partita della Croazia potreste ritrovarvi Gvardiol picchiare un attaccante fino ai limiti del regolamento, deviare un cross con gesti da parkour o, se gli spazi per i centrocampisti sono chiusi, portare palla fino al limite dell'area avversaria.
Un difensore moderno
Al fianco di una figura carismatica ed esperta come Dejan Lovren, i compiti di Gvardiol nella difesa della Croazia non si limitano però al recupero del pallone. Al piede di Gvardiol è infatti affidata la prima costruzione croata, e lui mette in pratica l'ossessione per la verticalità di matrice rangnickiana che ha introiettato al RB Lipsia: il suo calcio è pulito, orientato alla conduzione contro difese schierate o al lancio diretto per il movimento degli attaccanti contro pressioni offensive.
Nella seconda giornata del Mondiale il Canada è passato in vantaggio al primo minuto. La Croazia si è vista con le spalle al muro, costretta ad attaccare una difesa bassa, e la capacità di Gvardiol di leggere le marcature preventive, anticipando i canadesi alle spalle, ha permesso alla sua nazionale di giocare in un campo più corto e manipolare la difesa avversaria attraverso il possesso. Contemporaneamente, Gvardiol è stato cruciale per la manovra croata, e non è un caso che nelle partite giocate al Mondiale finora ha mantenuto l'88% di precisione nei passaggi.
Josko Gvardiol vs Canada pic.twitter.com/Y69yFGlGEZ
— ً (@AREDlTS) November 27, 2022
Al 50' della partita contro il Belgio, ad esempio, la Croazia ha accerchiato gli avversari nella loro area. Perisic punta Meunier decentrato sulla sinistra, ma non riesce a superarlo e serve Brozovic. A quel punto il centrocampista dell'Inter non trova sbocchi e torna indietro, appoggiando a Gvardiol, che evita la pressione di De Bruyne con un controllo orientato di destro, il suo piede debole. Dopo aver condotto la palla per qualche metro vede l'uscita di Dendoncker e appena prima che il suo marcatore lo anticipi, riesce a toccare la palla con l'esterno a Kovacic, che calcia a giro. (E costringe Courtois ad un'altra parata unica, deviando in angolo con la mano di richiamo).
Una frangia della partita in cui tutti i giocatori della Croazia sembravano influenzati dall'uso barocco dell'esterno da parte del capitano Luka Modric, autore forse della migliore prestazione individuale del Mondiale.
Il gusto per la conduzione e gli estetismi di Gvardiol quando tocca il pallone sono legati indissolubilmente al modo in cui difende, sempre pronto all'anticipo sull'avversario. Una difesa rischiosa, che si fonda sull'essenza di un calcio quasi infantile, in cui difensore e attaccante sono pedine isolate in uno scontro frontale. Il difensore come ruolo attivo, quindi, sempre nel vivo del gioco anche quando non ha il pallone. Nella modernità della sua tecnica palla al piede, Joško Gvardiol difende come si è sempre difeso, cercando di rubare la palla all'avversario con ogni mezzo possibile. Come nella spaccata con cui è riuscito a dare il pallone a Livakovic nel finale della partita contro il Belgio, le sue chiusure affettano i tempi dell'azione, possono chiuderla e trasformarla in una ripartenza della sua squadra o, quando sbaglia, farla pendere dai piedi degli attaccanti.
Da mesi si parla di un suo possibile trasferimento per 90 milioni di sterline al Chelsea, e ieri Gvardiol non ha negato che gli piacerebbe giocare in una big europea. «Il Real Madrid è un grande club» ha detto «chissà, magari un giorno giocherò lì». Per adesso ci sono gli Ottavi contro il Giappone, e anche lì la Croazia affiderà ancora il suo modo di difendere alle chiusure di Gvardiol, che a 20 anni ci sta dimostrando di saper fare già le cose che fanno i migliori difensori del mondo.
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