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, 4 Dicembre 2022

Denzel Dumfries ha stupito tutti


Contro gli USA l’esterno olandese ha realizzato due assist e un gol.


Le condotte criminali intorno al mondiale in Qatar sono note a tutti. Sportellate ha deciso che così come non ha mai rinunciato a raccontare questi aspetti oscuri, allo stesso modo fornirà anche il racconto sportivo di quanto accadrà sul campo. È un modo per offrire un'informazione completa a 360°. Abbiamo approfondito le ragioni della nostra scelta in questo post.


Non esistono esterni a tutta fascia validi che il campionato italiano negli ultimi dieci anni non abbia allevato, comprato, o anche solo corteggiato; così, quando l’Inter ha lasciato partire Hakimi, nel 2021, un po' come se la Serie A selezionasse i suoi “quinti” attraverso un draft, è sembrato naturale che la scelta del sostituto ricadesse sull’esterno rivelazione dell’estate. Denzel Dumfries aveva giocato l’europeo nel 3-5-2 dell’Olanda di Frank De Boer e, correndo avanti e indietro sulla fascia destra, aveva dominato le difese avversarie in un modo così violento e inatteso da far pensare che barasse. Dumfries giocava terzino fluidificante ma finiva nell’area di rigore avversaria ad ogni azione dell’Olanda; nella prima partita segna il gol decisivo del 3-2 contro l’Ucraina, di testa, impattando sul secondo palo un cross proveniente da sinistra. Nella successiva contro l’Austria si conquista un rigore all’8’ e segna il 2-0 con un tap-in a porta vuota, dopo aver seguito l’azione di contropiede guidata da Malen. Tutte circostanze in cui la sua presenza sottoporta non era affatto scontata; in cui il senso di sorpresa e di subitaneità con cui Dumfries sbuca sul lato debole può essere così descritto: «Prima non c’è niente; poi c’è Dumfries a destra».

È una frase che mi sembra buona per descrivere l’impatto brusco e violento che ha avuto Dumfries nella partita di ieri. Nel primo ottavo di finale del Mondiale, l’Olanda ha battuto 3-1 gli USA e Dumfries ha realizzato due assist e un gol facendo sostanzialmente una cosa sola: materializzarsi sul secondo palo senza alcun preavviso ogni volta che l’azione veniva preparata sul lato forte di sinistra e necessitava di uno sbocco a destra. Al 9’ l’Olanda costruisce da dietro muovendo il pallone da destra a sinistra, con i tre difensori centrali (Timber, van Dijk e Aké) l’esterno sinistro Blind e il primo regista De Jong. Dumfries è lontano, posizionato già alto: in questi anni all’Inter Dumfries ci ha abituati a togliersi di mezzo nella fase di prima costruzione, a posizionarsi in profondità come un’ala offensiva.

Blind passa a Depay, che viene incontro e scambia con De Roon e Klaassen formando un lato forte sulla sinistra. L’azione accelera quando la palla arriva a Gakpo nel cerchio di centrocampo; quello si gira e, con gli USA ormai disordinati dal possesso olandese, porta palla in verticale. È in quel momento che la visuale TV si allarga e compare Dumfries a destra, l’uomo più avanzato dell’Olanda. Gakpo allarga per Dumfries, che di prima mette dentro l’area un traversone basso e arretrato, uno di quei palloni tra difesa e centrocampo, su cui si avventa Depay che fa l’1-0.

Anche il gol del 2-0, al 45', arriva dopo un'azione simile, ma stavolta sviluppata interamente a destra. Ciò che è identico è la rifinitura di Dumfries dalla fascia verso il centro. Dumfries e Gakpo creano un triangolo sulla corsia destra e risalgono il campo; Dumfries tenta un primo cross che viene ribattuto, poi, sul prosieguo dell’azione, trova un’altra palla in fotocopia a quella del primo gol, bassa e arretrata verso il limite dell’area, su cui arriva stavolta l’esterno opposto Blind, che fa il 2-0.

Dumfries durante la partita ha tenuto sempre una posizione estremamente alta sull’esterno destro: la terza più alta per l’Olanda dopo i due attaccanti, come mostra il radar delle posizioni medie di Whoscored. Con i suoi scatti in profondità senza palla e i suoi traversoni tesi Dumfries è stato la fonte creativa principale per l’Olanda. Al 29’ è scattato alle spalle del terzino sinistro Robinson e ha messo un altro pallone per Blind, identico a quello del gol, ma stavolta Blind è stato anticipato. A inizio secondo tempo ha scaricato a Gakpo sulla trequarti e si è buttato nello spazio velocemente, ha messo un pallone rasoterra che un difensore americano ha deviato rischiando l’autogol.

All’80’ Dumfries ha segnato il 3-1 definitivo, sbucando alle spalle di tutti su un cross dalla sinistra di Blind. Di nuovo un sovraccarico sul lato sinistro, con Depay, De Jong e Blind che attraggono la difesa USA tutta da quella parte, prima dello scarico sul lato debole – il regno di Dumfries. Un’altra assistenza da quinto a quinto, come nel gol del 2-0, ma stavolta a parti invertite.

Certo, la puntualità con cui Dumfries partecipa a tutte le azioni offensive ha dei risvolti negativi: i ripiegamenti lenti in difesa, le disattenzioni nelle marcature, i tagli subiti alle spalle dalle ali avversarie. Al 3’ la prima grande occasione della partita capita a Pulisic, che scappa alle spalle di Dumfries e riesce a tirare da posizione favorevole (anche se qui è Blind dall’altra parte a sbagliare il fuorigioco). Al 7’ e al 12’ Dumfries viene sorpreso alle spalle ancora da Pulisic, mentre al 16’ è Robinson a scappargli dietro. Si tratta di situazioni che però, tutto sommato, sembrano il giusto prezzo da pagare in cambio dell’apporto che Dumfries fornisce in fase d’attacco.

Dumfries interpreta il ruolo di quinto di centrocampo con una mentalità estremamente offensiva, comportandosi di fatto come un’ala d’attacco. Secondo Fbref, nell’ultimo anno è in assoluto il terzino tra le principali leghe europee con più tocchi a partita nell’area avversaria; al contempo, è uno dei terzini con meno tocchi nel proprio terzo difensivo. È anche nel 2% dei terzini che tirano di più, e nel 2% di quelli che tirano da più vicino alla porta, segno dell’attitudine a sganciarsi e proporsi in zone molto avanzate di campo. Dumfries però non è troppo preciso nella finalizzazione, e in fondo concretizza poco rispetto alla mole di occasioni che si crea: l’anno scorso ha segnato in Serie A 5 gol da 6.14 xG, quest’anno 1 gol da 2.40 xG (dati Soccerment).

Quando l’anno scorso all’Europeo lo abbiamo visto mettere a ferro e fuoco il lato debole dei campi di mezza Europa, ci sembrava naturale che un esterno così potesse ingolosire i club italiani. La Serie A campa sui “quinti” di centrocampo e ogni volta che se ne affaccia qualcuno interessante all’orizzonte prova ad attrarlo a sé come l’occhio di Sauron fa con l’anello.

All’Inter Dumfries ha preso il posto di Hakimi, ma in verità la sua interpretazione del ruolo di esterno destro è molto diversa: se Hakimi poteva portare palla, fare da regista esterno, ordinare il ritmo della risalita del pallone anche accentrandosi in posizioni più interne, Dumfries è un esterno meno tecnico con la palla e meno cerebrale. Uno che ha scavato il ruolo di fluidificante di tutti i compiti col pallone fino a tenere solo quelli che non prevedono la sfera: le corse pazze senza palla, l’intensità, l’impegno a pungere costantemente il lato debole dell’attacco come una spina conficcata a destra. Il suo stile è thriller, non può fermarsi a porsi troppe domande su cosa fare col pallone. Preferisce che la palla ce l’abbiano gli altri; abbassare la testa e correre dritto sul suo binario. Col fisico da centometrista, la faccia truce, le rughe contratte tra le sopracciglia, il nome preso da un attore hollywoodiano: Denzel Dumfries al massimo dello sforzo è il cattivo ideale di un film d’azione con Bruce Willis.

Dumfries non partecipa alla costruzione dell’azione: nell’Inter il suo movimento ad allontanarsi è il presupposto per le rotazioni raffinate con cui difensori e mediani consolidano il possesso; nell’Olanda la sua influenza non è fluida e continua come quella di De Jong, il regista, o quella di Depay, il fantasista incaricato di trovare soluzioni usando la propria visione di gioco. Anche in una partita che ha dominato come quella di ieri, l’influenza di Dumfries è discontinua, puntiforme, improvvisa. Dumfries è uno di quei giocatori le cui prestazioni non sono mai autosufficienti; piuttosto sono una spia dello stato di forma della squadra: se Dumfries sta giocando bene significa che l’Olanda sta manipolando bene gli spazi; se Dumfries non riesce a ricevere in profondità invece c’è qualche problema non suo ma della squadra.

Forse è stata l’allucinazione di vedere Dumfries così coinvolto nella partita, ma per lunghi tratti di Olanda-USA è sembrato che l’Olanda giocasse come l’Inter di Inzaghi, o più in generale come una squadra italiana basic: 3-5-2, difesa posizionale bassa, ritmi lenti, focus sull’ostruzione degli spazi e delle linee di passaggio, transizioni veloci. Quando è tornato sulla panchina dell’Olanda, dopo Euro 2021, Louis Van Gaal ha mantenuto in un primo momento il 4-3-3 usato dal predecessore Frank De Boer, per poi passare alla prediletta difesa a 3 con calma, all’inizio di quest’anno. Van Gaal ha organizzato questa Olanda intorno ai principi della prudenza che hanno informato la sua seconda fase di carriera: baricentro basso, possesso palla difensivo, volto a non correre rischi, un gioco offensivo essenziale e fondato sugli affondi dei due esterni.

Se da una parte gli USA si impegnavano a esprimere lo zeitgeist calcistico contemporaneo, provando a occupare fluidamente gli spazi tra le linee, cercando di recuperare il pallone velocemente con una riaggressione intensa, dall’altra l’Olanda si è limitata ad amministrare e a giocare sottoritmo, attendendo nella propria metà campo e attaccando con pochi uomini, col minimo sforzo. Offrendo un calcio più distruttivo che costruttivo: l’opposto dell’immagine ideale del calcio olandese.

Non una novità per l’ultimo van Gaal, un allenatore che già al Manchester United era stato accusato di proporre un calcio noioso e speculativo, e che adesso sta affrontando più o meno le stesse critiche in nazionale. Dopo la partita il CT si è detto scontento per aver lasciato così tanto palla agli USA nel primo tempo, e che avrebbe preferito che la squadra difendesse con maggiore aggressività. Il prossimo avversario sarà l’Argentina, una squadra che finora ha perso solo una partita contro l’unico avversario che ha avuto il coraggio di aggredirla e pressarla intensamente. Sarà difficile immaginarsi un’Olanda troppo diversa da quella compassata vista fin qui, ma in un Mondiale che finora sta sorridendo alle nazionali speculative chissà che la nuova Olanda sorniona e cinica non possa fare la storia.


  • Salentino e studente di Architettura. È nato il 23 dicembre come Morgan, Carla Bruni e Vicente Del Bosque.

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