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, , 3 Dicembre 2022

Considerazioni sparse post Olanda-Stati Uniti (3-1)


All'Olanda basta poco per centrare i quarti. Per quanto basterà ancora?


- Diciamolo subito: il primo ottavo di finale del tabellone di Qatar 2022 non offre certo uno spettacolo indimenticabile né dal punto di vista della qualità e nemmeno dal punto di vista del punteggio. A voler guardare i pronostici questo poteva essere uno degli incroci più equilibrati tra quelli proposti dalle migliori 16, ma il campo emette una sentenza molto più netta di quanto non ci si potesse aspettare. Nel suo modo un po' blando e sonnecchiante, l'Olanda si dimostra una squadra complessivamente di molto superiore agli USA, e si qualifica meritatamente per i quarti di finale;

- L'Olanda vince senza dover fare quasi niente di particolare: si potrebbe pensare che la sua partita giri praticamente intorno a quella gigantesca occasione divorata da Pulisic in avvio, ma ad essere onesti la sensazione è che, pur senza strafare, la partita sia sempre in pieno controllo degli Orange. La squadra del "Santone" (come viene affettuosamente definito in telecronaca) sfrutta il suo classico 3-5-2 per limitare al massimo le iniziative degli esterni statunitensi (unici a poter davvero rappresentare una minima minaccia), e si accontenta di aspettare gli avversari, producendosi giusto in qualche ripartenza ben orchestrata. Tanto basta per superare questi Stati Uniti, e anche per farlo tutto sommato in controllo;

- L'impressione è che per lunghi tratti della partita siano gli USA a fare "qualcosa in più" rispetto agli Orange, ma in effetti è veramente solo un'impressione data dal fatto che è proprio la squadra di Berhalter a fare la partita, con risultati tuttavia un po' mediocri. Tolta la grossa occasione iniziale, il palleggio yankee non produce molto più che grande confusione, data da un numero esagerato di errori tecnici individuali uniti ad un modesto senso tattico da parte di una mediana volenterosa ma arruffona (di cui lo specchio è lo juventino McKennie, la cui partita somiglia molto alla sua acconciatura). Il pasticcio è completato dalle imperdonabili lacune difensive, che portano gli americani a subire praticamente tre reti uguali e decisamente evitabili. C'è molto da lavorare, ma potrebbe anche esserci il materiale per farlo;

-A prendersi le luci della ribalta nella vittoria olandese sono gli esterni (o i "quinti", come dicono quelli bravi) che dominano senza contesa le rispettive fasce di competenza, complici due dirimpettai non ineccepibili (tra cui un rivedibile Dest): Denzel Dumfries e Daley Blind segnano un gol a testa, scambiandosi anche vicendevolmente gli assist, e l'esterno interista è anche protagonista nell'azione dell'1-0 targato Depay. Ottima anche la prova di Aké tra le file Orange, attento ed efficace in difesa. Tra gli americani il grande assente è Christian Pulisic, l'uomo che dovrebbe alzare la qualità della sua nazionale, ma che finisce per giocare molto da solo e per perdersi sotto il peso delle aspettative;

- Da inizio mondiale a Van Gaal si imputa principalmente una certa mancanza di "gioco" da parte della sua Olanda che però, a voler essere onesti, oggi è l'unica della due squadre in campo ad avere un'idea (anche se forse non la più sexy). Le avversarie affrontate fino ad oggi dagli olandesi sono state tutto sommato abbordabili, e per Van Gaal e i suoi è bastato il minimo indispensabile per superarle. Difficile aspettarsi ora un'Olanda diversa dalla squadra minimalista vista fin qui, ma la domanda è: questa squadra si è accontentata di poco perché poteva farlo o semplicemente non ha nelle corde più di questo? Siamo destinati a scoprirlo presto. Nel frattempo si chiude un torneo che per gli USA si può considerare sufficiente: li rimandiamo a quando sarà compiuta la crescita dei tanti giocatori interessanti che potrebbero rendere questa squadra molto più credibile di quanto non lo sia ora.

  • Nato a Biella il 30/07/93, laureato in Matematica per motivi che non riesco a ricordare. Juventino di nascita, vivo malissimo anche guardando le partite dell’Arsenal, di Roger Federer e di qualunque squadra io scelga a Football Manager (unico sport che ho realmente praticato). Fanciullescamente infatuato di Thierry Henry, sedotto in età consapevole da Massimiliano Allegri, sempiternamente devoto a Noel Gallagher.

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