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, , 29 Novembre 2022

Considerazioni sparse post Ecuador-Senegal (1-2)


Un dominio fisico e atletico con pochi precedenti: il Senegal vince lo spareggio con l'Ecuador e accede agli ottavi di Qatar 2022.


- Con un orecchio a Olanda-Qatar, il Khalifa International Stadium è sede di quella che è, di fatto, la prima sfida a eliminazione diretta del Mondiale 2022. La fisicità del fascia centrale del Senegal è impressionante: Ciss e Pape Gueye sono letteralmente la custodia di qualsiasi dirimpettaio l'Ecuador possa schierargli di fronte. L'inizio è a marchio africano: il 4-3-3 di Aliou Cissé partorisce due clamorose occasioni vanificate da Gana Gueye e Dia. Senza lo squalificato Mendez, la costruzione della Tricolor si affida ancor di più alla fascia sinistra: Caicedo si abbassa sulla linea di Hincapié, permettendo a Estupinan di avanzare e scatenare i cavalli in una zona più offensiva. A dettare il contesto, tuttavia, è la squadra condannata unicamente a vincere per passare il turno: gli strappi sulle fasce dei Leoni della Taranga sferzano le spalle dei terzini dell'Ecuador, trovati costantemente fuori posizione;

- Nelle prime due uscite l'Ecuador era riuscito a imporre la propria organizzazione grazie a un atletismo superiore nei duelli individuali; quando però anche Preciado è in difficoltà nell'arginare Ismaila Sarr, tutto il castello di Alfaro si rivela assai fragile. La partita non concede un attimo di tregua: accelerazioni, strappi e ribaltamenti di fronte hanno la meglio su qualsiasi teorico tatticismo. Il bello, o se preferite il brutto, delle partite in cui due nazionali si giocano un sogno. La posizione intermedia di Gueye, a tratti mezz'ala destra a tratti trequartista, è un rebus irrisolto: sia in possesso che in prima pressione, il giocatore in prestito all'Everton mostra perché il PSG aveva deciso di investire su di lui. La sua assenza peserà nell'ottavo di finale: quanto? Ad Aliou Cissé il compito di colmare la lacuna. Una cosa è certa: qualsiasi sarà l'avversaria, il Senegal non partirà battuto in partenza;

- Il Senegal si regge alle figure totemiche incarnate nella fascia da capitano: il braccio di Kalidou Koulibaly, comandante della linea difensiva, e Sadio Mané, guida spirituale simboleggiata dal 19 sul nastro giallo. L'animo dell'attaccante del Bayern pervade il sentimento di ogni elemento della rosa del Senegal: come spiegare altrimenti la personalità di Jakobs, Pathé Ciss, Ndiaye, alle prime apparizioni coi Leoni della Teranga? Il paragone con le riserve ecuadoregne (Franco, Torres e Gruezo) è impietoso: se si esclude la prima metà della seconda frazione, il Senegal ha fatto pesare i chili e i centimetri medi di vantaggio, riuscendo a scagliare le frecce offensive con continuità;

- Un cavallone indemoniato. Non esistono termini migliori per descrivere Ismaila Sarr. Il 18 è un moto perpetuo sulla sinistra, svernicia Preciado e Torres in ripetizione, si procura e trasforma glacialmente il rigore che consegna il vantaggio al Senegal in chiusura di primo tempo. L'inerzia muta completamente una volta rientrati dagli spogliatoi: i senegalesi abbassano troppo il baricentro e, senza che Alfaro si debba inventare niente di straordinario per sistemare le cose, si consegnano senza opporre resistenza al pareggio di Moises Caicedo. Verrebbe da dire che l'Ecuador inizi finalmente a giocare, ma tempo due minuti e KK trova il primo gol della carriera con il Senegal. Se mai ne troverà uno più importante (e più bello), chissà quali prede saranno bottino delle cacce dei Leoni;

- Se uno spettatore si imbattesse per la prima volta in Enner Valencia nella partita col Senegal, rimarrebbe impressionato in negativo: nella partita più importante della sua storia con la Tricolor, il 13 mostra il lato oscuro del suo calcio, fatto di eccessiva teatralità e confusa frenesia. Le sue incertezze contagiano anche i compagni meno esperti: guardare la prestazione di Hincapié e Preciado per ulteriori conferme. Dopo il pareggio con l'Olanda, la pressione per un possibile ottavo di finale ha gravato sulle spalle degli uomini di Alfaro: la stessa elettricità che ne pervadeva le transizioni delle prime due partite si è trasformata in energia negativa, che ha reso impossibile una gestione lucida dei momenti della partita.

  • (Bergamo, 1999) Calcio e pallacanestro mi hanno salvato la vita, ma anche il resto degli sport non è male. Laurea in Lettere, per ora, solo un pezzo di carta.

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