Considerazioni sparse post Brasile-Svizzera (1-0)
Il Brasile va agli ottavi con il minimo indispensabile.
-Una di quelle caratteristiche che spesso si richiedono alle grandi squadre è la capacità di vincere le famose "partite sporche", quell'abilità di imporsi anche nelle giornate in cui non ci si riesce ad esprimere al meglio ma, in qualche modo, il destino riesce a voltarsi dalla tua parte. In questo senso il Brasile oggi fa ampiamente il suo dovere ma, a voler dirla tutta, la partita contro la Svizzera non dà solo segnali incoraggianti alla Selecao, che vince una partita brutta, noiosa e un po' deludente e, senza il suo gioiello più prezioso, comincia a scoprirsi un po' meno attrezzata di quello che tutti ci eravamo abituati a pensare. Ma intanto è qualificata agli ottavi di finale;
-Se le perplessità sulle scelte di Tite all'esordio erano state spazzate via da una prepotente doppietta di Richarlison, in questo caso il CT verdeoro non sembra decifrare con facilità il rebus Neymar, e desta più di qualche dubbio con la sua formazione. L'undici iniziale è una specie di 4-5-1 con Paquetà, apparentemente scelto per giocare sotto punta, che in realtà ti ritrovi a galleggiare da mezzala, coadiuvando la piatta mediana Fred-Casemiro. Raphinha e Vinicius sono gli esterni, ma solo il secondo dà timidi segni di essere in campo, e l'eroe dell'esordio Richarlison resta solo e pensoso là davanti e di palloni ne tocca pochini. Con i cambi Tite prova a modificare più volte il suo scacchiere, ma sembra lui stesso il primo a non essere troppo sicuro di come giocare
-L'intenzione del Brasile sembra sin dall'inizio quella di sviluppare il gioco sugli esterni, anche se la formazione iniziale vede un giocatore in più a centrocampo. Sulle fasce, però, i brasiliani faticano a sfondare, perché i terzini spingono poco in supporto, e la Svizzera è lì ad aspettare gli esterni verdeoro, con Widmer e Rodriguez belli bloccati nella metà campo difensiva, e le posizioni di Rieder e Vargas ad aiutare con il raddoppio. Il piano B sembra non esserci e, per lunghi tratti di gara, il piano tattico di Yakin porta ad uno stallo che ha come conseguenza il quasi totale annullamento dello spettacolo. Di tiri in porta se ne vedono pochi e in generale, il Brasile non dà mai la sensazione di potersi rendere pericoloso, mentre la Svizzera non sembra nemmeno interessata a provarci;
-Gli elvetici però, almeno tatticamente, giocano una partita seria e attenta, i cui sforzi vanno in fumo proprio a pochi passi dal traguardo. La squadra che ci ha esclusi dalla competizione è la prima ad essere consapevole dell'abissale gap tecnico tra le due formazioni e sa che per sopperire serve una gara di grande attenzione ed intelligenza tattica. Il simbolo di queste caratteristiche è il duo di centrocampo formato da Remo Freuler e Granit Xhaka, due che non spiccano per un'intensità forsennata, ma che per posizionamento e letture sembrano sempre in grado di fare la cosa giusta. Il mediano dell'Arsenal in particolare è protagonista di un'altra prova di ottimo livello, che unisce come spesso accade qualità e quantità. La Svizzera oggi perde, ma ha le carte per prenotare un posto agli ottavi;
-Il gol di Casemiro, un gioiello per costruzione e finalizzazione (passi pure la deviazione che lo rende imparabile), semplicemente mette fine alla partita della Svizzera, che in situazione di svantaggio sembra non avere più armi per poter rispondere, ma soprattutto risolve un sacco di problemi a Tite e i suoi. Non basta aver sbloccato questa gara per nascondere sotto il tappeto una prestazione opaca sia collettivamente che nei singoli (pessimi Raphinha e Fred, non brillantissimi Vinicius e Richarlison, ondivago Paquetà): il Brasile rischia poco e vince la gara con pazienza e cinismo, ma il dubbio che può cominciare a venire è che, senza Neymar, forse la Selecao non sia più così tanto favorita.
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