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, 19 Novembre 2022

Mondiale 2022: guida al Senegal


I campioni d’Africa del Senegal hanno una rosa di qualità, ma l'assenza di Mané rischia di ridimensionare molto le loro ambizioni in questo Mondiale.


Le condotte criminali intorno al mondiale in Qatar sono note a tutti. Sportellate ha deciso che così come non ha mai rinunciato a raccontare questi aspetti oscuri, allo stesso modo fornirà anche il racconto sportivo di quanto accadrà sul campo. È un modo per offrire un'informazione completa a 360°. Abbiamo approfondito le ragioni della nostra scelta in questo post.


Quattro anni fa, al Mondiale in Russia, il Senegal era uscito ai gironi per la regola del Fair Play, ovvero per aver preso due ammonizioni in più del Giappone, con cui era pari in tutto. In quel torneo il mondo aveva scoperto nel Senegal una nazionale di culto: la componevano calciatori affermati come Koulibaly e Mané, giovani dal talento evidente e insieme misterioso come Ismaila Sarr e Mbaye Niang, un allenatore hipster come Aliou Cissé – dreadlock, occhiali quadrati molto glam, una specie di aura mistica intorno. Avevano mostrato un calcio essenziale e tatticamente ordinato e battendo la Polonia alla prima partita avevano generato un hype paragonabile a quello del 2002, quando al Mondiale di Corea-Giappone si erano spinti fino ai quarti di finale per essere eliminati – sempre in circostanze sfortunate – dalla Turchia, al golden gol.

Come nel 2002, l’eliminazione strana del 2018 confermava il Senegal come nazionale fica ma sfortunata. Una reputazione che l’anno dopo si sarebbe ulteriormente rafforzata, con la Coppa d’Africa 2019 persa in finale contro l’Algeria. La seconda finale persa su due nella storia del Senegal, dopo quella persa ai rigori contro il Camerun nel 2002.

Poi però ce n’è stata un’altra, di Coppa d’Africa, quella dello scorso febbraio, e stavolta il Senegal l’ha vinta. Senza dominare, ma approssimandosi alla vittoria un passo alla volta, senza picchi eclatanti, imprimendo la propria superiorità tecnica sulle partite a un livello quasi sotterraneo e migliorando nei turni decisivi. Era la vittoria di cui il Senegal aveva bisogno per scrollarsi un po' di ruggine di dosso, l'ansia di sapersi forte e perdente, e che permetteva alla squadra di arrivare al Mondiale in Qatar con una leggerezza tutta nuova. Questo finché un altro colpo di sfortuna non ha colpito la squadra a una settimana dal mondiale.

Stavolta gli sceneggiatori incaricati di complicare la vita al Senegal nel modo più drammatico possibile hanno scelto un vecchio classico: l'infortunio del calciatore migliore, il più rappresentativo. Sadio Mané si è infortunato alla testa del perone nella penultima partita di Bundesliga prima della pausa, in un Bayern-Werder Brema, e dopo aver fatto di tutto per recuperare in tempi record ha dato forfait giusto l'altro ieri, il 17 novembre. La sua assenza è un duro colpo per le ambizioni del Senegal, oltre ogni modo di dire. Un'assenza così incolmabile, che forse anche per motivi simbolici il CT Cissé ha deciso di non convocare nessuno al suo posto, e di portare al Mondiale solo 25 giocatori.

La rosa

È superfluo sottolineare quanto i piani cambino con o senza Mané, il calciatore vice Pallone d'Oro in carica. L'attaccante del Bayern era intanto colui che coronava la spina dorsale talentuosissima del Senegal: Edouard Mendy – Koulibaly – Gana Gueye – Mané. Quante altre nazionali hanno uno dei migliori calciatori al mondo in ciascun reparto? Intorno a Mané il CT aveva cucito tutto il gioco della squadra, i suoi movimenti a ricevere nel mezzo spazio sinistro per poi attivare combinazioni veloci erano la principale fonte di gioco.

Aliou Cissé negli anni ha perfezionato un sistema di gioco semplice, fondato su una fase difensiva prudente e una di possesso altrettanto essenziale, con combinazioni sulle catene di fascia per risalire il campo. Sebbene il Senegal abbia una qualità diffusa in tutta la rosa, era il talento di Mané la principale fonte creativa. Mané che assumeva i compiti di regista offensivo e colmava i limiti di una squadra tecnica ma poco creativa sulla trequarti, a cui mancava sempre l'ultimo passaggio. Mané che permetteva al sistema del Senegal di funzionare – un sistema con poche regole tattiche, fondato sulla capacità dei singoli di prevalere nei duelli individuali.

Un esempio di come il Senegal usava la catena di fascia sul lato forte di Mané per attaccare. Mané viene a ricevere davanti al centrocampo avversario, la mezzala Pape Gueye si inserisce nello spazio lasciato libero e serve la sovrapposizione esterna del terzino, che crossa dentro. Sul prosieguo è sempre Mané che attacca l’area partendo da lontano e tira in porta, prendendo palo. Trama semplice ed essenziale.

Va da sé che la principale sfida di Cissé sia sostituire Mané, colui che oliava tutti i meccanismi di gioco della squadra. Tanto per cominciare, il primo dubbio è se il CT in assenza del suo fulcro creativo rispolvererà la vecchia strategia reattiva usata a Russia 2018 – 4-4-2 con baricentro bassissimo, due mediani schiacciati indietro e lanci lunghi – oppure se proseguirà sulla strada di un calcio più palleggiato e razionale inaugurata in Coppa d'Africa, quando Cissé ha sostituito la coppia di mediani con un centrocampo a 3 che moltiplicasse le linee di passaggio in zona centrale e agevolasse il possesso. Ciò che è certo è che Cissé non rinuncerà al principio della solidità difensiva: l'unica regola irrinunciabile in tutto il suo ciclo.

L'ipotesi più plausibile è che il CT mantenga il 4-3-3, e che il posto di Mané di esterno sinistro lo prenda Ismaila Sarr, ala dribblomane dai movimenti sinuosi da incantatore di serpenti – originariamente previsto a destra. Sarr non ha le letture da regista di Mané, e sebbene negli ultimi tempi nel suo club, il Watford in Championship, abbia preso a giocare regolarmente a sinistra, storicamente lo ricordiamo giocare a destra. Il classico esterno da lato debole: uno che resta appoggiato alla riga laterale come al bancone del bar, preparando il prossimo dribbling dinoccolato e la prossima sgasata col suo metro e 85 di sole gambe. Tra i molti giocatori di culto del Senegal Ismaila Sarr è in cima alla lista, ma dovrà alzare di molto la sua influenza sulla squadra per colmare l'assenza di Mané.

Sarr in finale di Coppa d’Africa contro l’Egitto

Con Sarr dirottato a sinistra, sulla fascia destra si aprono due possibili scenari: o giocherà Krépin Diatta, un'ala classica da tridente, rientrato quest'anno dopo la rottura del legamento crociato che gli ha fatto saltare la scorsa Coppa d'Africa, oppure verrà adattato Boulaye Dia. L'attaccante della Salernitana è il favorito per il ruolo di punta, ma è anche un giocatore molto tecnico, associativo, abile nel condurre palla lontano dalla porta, e per questo potrebbe essere messo largo a destra, dove peraltro ha già giocato. In questo caso la maglia da 9 se la giocherebbero Bamba Dieng, 22enne punta non troppo prolifica del Marsiglia, oppure Famara Diédhiou, ora in Turchia ma artefice negli anni precedenti di diverse buone stagioni realizzative nella B inglese col Bristol City.

Nel triangolo di centrocampo è sicuro di un posto Idrissa Gana Gueye, nella casella di mezzala destra. 33 anni, appena tornato all’Everton dopo tre anni al Psg, è un box-to-box molto intenso e capace di portare palla in verticale per diversi metri. È un grande passatore sul corto, ma poco creativo. Per questo Cissé potrebbe mettergli a fianco Pape Gueye, 23enne centrocampista del Marsiglia, più portato a muoversi dietro le linee e offrire tracce per far avanzare il possesso. Col suo dinamismo Pape Gueye è utile anche a scivolare a sinistra per compensare i movimenti verso l’interno di Sarr: lo stesso scivolamento che faceva con Mané.

Davanti alla difesa dovrebbe giocare Nampalys Mendy, classico mediano di posizione dal gioco di passaggi compassato. Un’alternativa per un possesso più ambizioso, invece, sarebbe Pathé Ciss, fatto debuttare da Cissé in amichevole a settembre. Stranissimo regista alto un metro e 86, calzettone abbassato, tutto controlli orientati e movimenti scioltissimi: è un mediano più tecnico di Mendy col pallone, più fluido a scivolare in orizzontale per ricevere dai compagni e a giocare a pochi tocchi. Come mezzala potrebbe ritagliarsi un posto Pape Matar Sarr, altro giocatore dal fisico freak (1,80 metri x 68 chili) che dietro la figura allampanata nasconde un insospettabile gioco minimalista, fatto di passaggi semplici e piccole punteggiature al possesso. Ha fatto da poco vent’anni ed è di proprietà del Tottenham (ma non ha ancora debuttato con Conte).

In difesa al centro è sicura la coppia KoulibalyAbdou Diallo, difensore del Psg da quest’anno in prestito al Lipsia. Koulibaly, il capitano della squadra, in assenza di Mané deve imporre con ancora più decisione la sua leadership carismatica. Da un punto di vista tecnico, invece, in nazionale la sua qualità palla al piede non è esplorata come nei club, dato che il Senegal preferisce costruire sulle fasce o persino con lanci diretti. Terzino sinistro è il milanista Ballo-Touré mentre a destra, in assenza del titolare Bouna Sarr operatosi da poco al ginocchio, gioca l’esperto Youssouf Sabaly del Betis.

In porta, naturalmente, Edouard Mendy. Miglior portiere della Champions League 2021 – vinta col Chelsea – e dell’ultima Coppa d’Africa, Mendy rappresenta forse meglio di tutti l’ulteriore salto tecnico di questo Senegal rispetto al passato: se la qualità offensiva della Nazionale era alta anche in altre occasioni, probabilmente mai il Senegal aveva avuto tra i pali un portiere di questo livello (nonostante le attuali difficoltà di Mendy nel Chelsea).

"Sabbia" è un podcast in quattro episodi scritto e realizzato da Sportellate. Un progetto nato con l'obiettivo di descrivere le fondamenta criminali su cui poggiano - tanto metaforicamente quanto letteralmente - gli stadi di Qatar 2022. Online dal 14 novembre su tutte le piattaforme di streaming podcast.

Può sembrare singolare che il Senegal non sfrutti un trio difensivo tanto tecnico (Diallo-Mendy-Koulibaly) per costruire azioni di possesso fin dal portiere. Finora però il calcio lineare ed essenziale di Cissé ha funzionato bene, e non è detto che abbia frustrato le qualità tecniche dei giocatori.

Il modo in cui il CT Cissé gestisce il Senegal – come ha vinto la Coppa d’Africa – ricorda da vicino le squadre europee più competitive degli ultimi anni. Come il Real Madrid di Ancelotti/Zidane, come la Francia di Deschamps, il Senegal semplicemente rinuncia all’ambizione di prevenire il caos attraverso una pianificazione molecolare: al contrario, accetta che il caos si presenti, confidando per risolverlo nella capacità tecnica dei singoli. Ne consegue che il Senegal più che dominare la partita ne controlla solo alcuni momenti topici; invece di riempire il match in ogni momento di qualcosa – la proattività del pressing in fase di non possesso, l’esattezza armonica dei movimenti in fase di possesso – sceglie di funzionare a intermittenza. Se la proattività rende le squadre continue come l’onda luminosa, il Senegal ha il carattere discreto dei singoli fotoni.

Nella crescita competitiva del Senegal, insomma, i meriti del CT sono evidenti. Cissé è in carica dal 2015 e arriva al Mondiale come uno dei tecnici più longevi (più di lui solo Deschamps e Fernando Santos del Portogallo), coi vantaggi che ne derivano in termini di affiatamento del gruppo e di continuità progettuale. Nel 2018 era il tecnico più giovane del Mondiale e l’unico dalla pelle nera (e il meno pagato). Il problema della diffidenza del calcio d'élite verso gli allenatori africani (e africani neri in particolare) è ancora grosso, ma intanto quest’anno, magari anche per l’esempio virtuoso di Cissé, per la prima volta nella storia tutte e cinque le Nazionali africane al Mondiale avranno tecnici africani.

Il pronostico

I grandi tornei per nazionali hanno dimostrato che squadre piuttosto prudenti, con un impianto di gioco semplice e lineare, possono funzionare. Il Senegal è stato sorteggiato in un girone alla portata, in cui il passaggio del turno è un obiettivo realistico. La presenza dei padroni di casa del Qatar è uno svantaggio, visto l’entusiasmo particolare di cui godono tradizionalmente le squadre ospitanti, ma il Senegal sulla carta gli è molto superiore.

L’Olanda appare oggi di un altro livello, per cui il principale avversario per il passaggio del turno sembra l’Ecuador, una squadra ben allenata da Alfaro ma molto giovane. Dalla sua parte il Senegal ha l’esperienza internazionale dei suoi giocatori, e i 26 posti nel ranking Fifa che la separano dai sudamericani. L'unico dubbio è: per una squadra come il Senegal quante posizioni del ranking costa l'assenza di un giocatore come Mané?


  • Salentino e studente di Architettura. È nato il 23 dicembre come Morgan, Carla Bruni e Vicente Del Bosque.

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