Mondiale 2022: guida all'Arabia Saudita
Una nazionale che per vicinanza geografica gioca quasi in casa, e che si presenta al Mondiale con una rosa di soli calciatori locali.
Le condotte criminali intorno al mondiale in Qatar sono note a tutti. Sportellate ha deciso che così come non ha mai rinunciato a raccontare questi aspetti oscuri, allo stesso modo fornirà anche il racconto sportivo di quanto accadrà sul campo. È un modo per offrire un'informazione completa a 360°. Abbiamo approfondito le ragioni della nostra scelta in questo post.
L’Arabia Saudita si presenta in Qatar dopo un ottimo percorso di qualificazione. Nella doppia fase di qualificazione asiatica ha vinto entrambi i suoi gironi, perdendo una sola partita su un totale di 18, in trasferta contro il Giappone – la squadra con il movimento calcistico più fervente d’Asia. Nel secondo girone, quello decisivo, era nel raggruppamento più ostico, insieme a Giappone e Australia. L’Arabia Saudita però ha vinto il girone battendo l’Australia all’ultima giornata e condannandola al terzo posto, ovvero a giocare il playoff Asia-Sudamerica.
Rispetto alle altre nazionali asiatiche con una buona tradizione calcistica (Giappone, Australia, Sud Corea, Iran) l’Arabia Saudita è quella che storicamente ha esportato meno i suoi calciatori nei campionati europei. Eppure ha sempre mantenuto un buon livello di competitività: ha vinto tre volte la Coppa d’Asia, tante quanto l’Iran, meno solo del Giappone. Quest’anno si presenta al Mondiale in Qatar con una rosa composta al 100% da calciatori che militano nel campionato saudita.
Certo, gli investimenti nel calcio saudita negli ultimi anni sono stati cospicui. A partire dalle finali di Supercoppa Italiana e Spagnola ospitate recentemente fino al discusso acquisto del Newcastle United da parte del fondo governativo Pif. Un’operazione che porta il denaro pubblico saudita direttamente nel calcio europeo. La risposta della monarchia saudita alle mosse fatte già da Qatar e Emirati Arabi Uniti con Psg e Manchester City.
La rosa
Il CT francese Hervé Renard – quattro anni fa al Mondiale sulla panchina del Marocco – ha guidato la squadra nel percorso di qualificazione attingendo dal movimento saudita in espansione: ha dato fin da subito fiducia a diversi giovani e rinunciato a molte vecchie glorie. Il fatto che tutti i convocati per il Qatar giochio nel campionato locale, ha reso possibile organizzare un mini ritiro pre-mondiale. Convocati che grossomodo provengono tutti dalle quattro squadre saudite principali: Al-Hilal, Al-Nassr, Al-Ittihad e Al-Shabab.
In porta l’uomo di fiducia di Renard è Al-Owais, trentunenne portiere dell’Al-Hilal. Altrettanto certe sono le scelte per i terzini, con Al-Shahrani dell’Al-Hilal a sinistra (è l’unica vera opzione opzione affidabile per questa posizione) e Al-Ghanam dell’Al-Nassr a destra. Al centro della difesa a quattro è certo Al-Amri, che ha esordito proprio con Renard nel 2021, mentre l’altro posto di centrale se lo contendono Madu e il veterano Al-Bulayhi.
A centrocampo ci sarà il capitano Al-Faraj, infortuni permettendo e un altro tra Kanno o Al-Malki, che Renard ruota spesso. Sulla trequarti le fasce saranno affidate all’estro di Al-Dawsari (qualcuno forse se lo ricorda per il gol decisivo contro l’Egitto ai Mondiali russi), autore di 7 gol nelle qualificazioni (compreso quello decisivo all’ultima giornata contro l’Australia) e a Al-Muwallad, favorito rispetto a Bahebri. Anche nella posizione di trequartista Renard ha ruotato diversi giocatori in base alle partite: Kanno, Al-Faraj, Al-Najei. Per il ruolo di centravanti il favorito è Al-Buraikan, uno dei più giovani della rosa, 22 anni, ma anche lui si è spesso alternato con il più esperto Al-Shehri, che nel girone di qualificazione ha messo a segno 7 reti.
"Sabbia" è un podcast in quattro episodi scritto e realizzato da Sportellate. Un progetto nato con l'obiettivo di descrivere le fondamenta criminali su cui poggiano - tanto metaforicamente quanto letteralmente - gli stadi di Qatar 2022. Online dal 14 novembre su tutte le piattaforme di streaming podcast.
In panchina, lo abbiamo detto, siede Hervé Renard, francese di 54 anni con una carriera modesta in Europa e un curriculum da giramondo: è stato secondo di Claude Le Roy sulla panchina del Ghana, poi ha allenato due volte lo Zambia, la Costa d’Avorio, il Marocco. È stato il primo allenatore a vincere la Coppa d’Africa con due nazionali diverse: Zambia nel 2012 e Costa d’Avorio nel 2015.
Renard aderisce in pieno alla figura dello “stregone bianco”, il classico allenatore bianco europeo con una carriera modesta in patria ma che gode di grande fama in Africa. Ha anche la faccia da attore, ideale per interpretare un archeologo in missione nel deserto, oppure un europeo dal passato nebuloso arrivato in Medio Oriente per nascondersi da qualcosa o qualcuno. Nel 2018 era stato definito l’allenatore più bello del Mondiale.
Il pronostico
In un girone con Argentina, Messico e Polonia è oggettivamente difficile per l’Arabia Saudita qualificarsi agli ottavi. Un obiettivo più realistico è provare a non chiudere il girone a 0 punti. Un obiettivo possibile, questo, d'altronde non va trascurato il fattore ambientale di cui potrebbe godere l’Arabia Saudita in un Mondiale giocato “vicino a casa”, in un Paese confinante. Ogni punto ottenuto sarà tutto di guadagnato per l’Arabia Saudita. Un’eventuale vittoria, uno scalpo da incorniciare.
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