Considerazioni sparse post Juventus-Lazio (3-0)
La Juventus fa accadere esattamente quello che vuole.
- Allegri contro Sarri è una specie di "classico" dell'ultimo decennio del nostro campionato, oltre ad essere diventato in qualche modo anche uno scontro che dalla tattica passa all'ideologia, quasi alla filosofia. O almeno così è piaciuto disegnarlo negli ultimi anni. Questo Juve-Lazio sembra un film la cui sceneggiatura è scritta direttamente dal tecnico livornese, che ha la meglio proprio con le sue armi preferite: la Lazio ha quasi il 60% di possesso palla ma i biancocelesti non sporcano nemmeno i guantoni del portiere polacco, evidenziando una differenza di efficacia quasi imbarazzante nei 90 minuti. I bianconeri spostano ritmi ed equilibri della partita a loro totale piacimento, vincendo con un punteggio netto e meritato;
- Il primo tempo è per 40 minuti un'estenuante partita a scacchi, che ha il risultato di anestetizzare il match dal punto di vista del ritmo, ma di creare una sempre crescente tensione, dovuta al sottile equilibrio creato tra lo sterile palleggio laziale e la vigile attesa juventina. A rompere gli indugi è Adrien Rabiot, sempre più nettamente l'uomo chiave di Allegri, che scippa un pallone a Milinkovic-Savic (che soffre il francese ed offre una delle peggiori versioni di se stesso) e ispira il pallonetto di Kean. Proprio Moise Kean, altro rivitalizzato dopo mesi di grande anonimato, si riscopre decisivo con due gol negli ultimi 3 giorni: chi l'avrebbe detto?
- La Lazio, dopo alcune buone prove, si scopre timida ed inefficace come raramente aveva mostrato quest'anno. Vero che la mancanza di Immobile pesa, ma i biancocelesti faticano non nel trasformare le occasioni create, quanto proprio nel costruire pericoli dalle parti di Szczesny. Il primo tiro in porta arriva dopo un'ora di gioco e a produrlo è Luis Alberto: perché lo spagnolo abbia un minutaggio così ridotto sembra francamente uno dei misteri più grandi riguardo le scelte di Sarri. Triste poi il finale così remissivo, il 2-0 mette un macigno sull'incontro, facendolo piombare in un torpore quasi telecomandato dalla squadra di Allegri, che è l'unica a far qualcosa per segnare. E infatti ci riesce;
- C'è una scelta di Allegri che rischia di passare in secondo piano ma che dice moltissimo sul futuro di questa stagione: se l'equilibrio difensivo è nato ancora dalla scelta di rispolverare il vecchio 3-5-2 di emergenza, interpretato dal trio brasiliano Danilo-Bremer-Alex Sandro, l'assenza di quest'ultimo avrebbe fatto pensare a Bonucci titolare in una partita così delicata. Allegri invece sceglie Federico Gatti, che disputa anche una buona gara, ma soprattutto rende chiarissimo a tutti che il ruolo di Leonardo Bonucci è sempre più chiaramente quello della riserva, in una difesa che intanto mette insieme il sesto clean sheet consecutivo;
- A proposito di futuro, gli ingressi di Chiesa e Di Maria possono essere davvero rappresentativi per questa Juve, che si porta sul 2-0 senza di loro e poi consolida il vantaggio anche grazie alla tecnica dei due subentrati. La Juve senza Chiesa e Di Maria (quest'ultimo c'è stato, ma davvero poco) si porta alla pausa lunga al terzo posto e spera di recuperarli a pieno regime per il rientro di gennaio. Se la Juventus che oggi termina questa prima parte è una squadra in crescita, ma pur sempre in emergenza (la lista assenti è ancora molto lunga), la Juve che ritornerà in campo a gennaio avrà come principali innesti i suoi stessi giocatori. Anche per la Lazio questo stop non sembra una notizia così cattiva come l'aveva (anche comprensibilmente) descritta Sarri in conferenza pre partita: con solo due calciatori in Qatar, recuperare qualche energia potrebbe fare bene alla stagione dei biancocelesti.
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