Mondiale 2022: guida al Giappone
Una buona Nazionale in un girone impossibile. Il cammino del Giappone appare decisamente in salita.
Le condotte criminali intorno al mondiale in Qatar sono note a tutti. Sportellate ha deciso che così come non ha mai rinunciato a raccontare questi aspetti oscuri, allo stesso modo fornirà anche il racconto sportivo di quanto accadrà sul campo. È un modo per offrire un'informazione completa a 360°. Abbiamo approfondito le ragioni della nostra scelta in questo post.
Immaginatevi di essere all'interno del tempio di Kiyomizu-dera a Kyoto, sulla collina di Higashiyam. È considerato uno dei templi buddisti più belli del Giappone. Neanche un chiodo presente nella sua struttura, tutta architettura giapponese progettata fino all'ultimo dettaglio. Il tempio è stato edificato con assi abilmente incastrate tra loro con la tecnica chiamata kanawatsugi. Il nome del tempio significa “acqua pulita”, infatti nel luogo è presente una sorgente sacra da cui sgorga acqua purissima. Poi catapultatevi nel delirio (ordinato) dell'incrocio di shibuya a Tokyo. Pochi chilometri di distanza, stessa etnia, stessa cultura, contrapposizione totale. Caos calmo.
Questo è il Giappone, una continua negazione di se stesso. Un Paese in perenne equilibrio tra due opposti. Un po' come il suo calcio - dopotutto il macro si riflette sempre nel micro -, un movimento mai veramente decollato ma riconoscibile per una voglia di emergere fuori dal comune.
Il movimento del football giapponese comincia a muovere i passi più significativi a livello intercontinentale solo nei primi anni '90, quando i primi calciatori nipponici cominciano a sbarcare in Europa (il primo nel nostro campionato fu, nel 1994, Kazuyoshi Miura, attaccante recordman che a cinquantacinque anni è tuttora in attività) e contestualmente alcune vecchie glorie europee (Totò Schillaci docet) fanno il percorso inverso per chiudere in bellezza la propria carriera alla corte dell'imperatore.
Negli anni il movimento è cresciuto in termini di esportazione del talento. Solo nel nostro campionato è passata una gamma di giocatori che vanno da semplici figuranti a talenti di spicco: Yanagisawa (colpo Sampdoriano di Beppe Marotta), Nanani del Venezia, fino agli affermatissimi Hide Nakata, campione d'Italia con la Roma, Nakamura, artista reggino delle punizioni mancine, e i più recenti Keisuke Honda, mossa milianista riuscita solo a metà, Tomyasu e Yoshida, colonne portanti dell'attuale difesa nipponica, e Yuto Nagatomo, giocatore/meme simbolo dell'Inter post triplete.
La Nazionale, però, stenta a prendere il volo, impantanata nel macchinoso meccanismo delle qualificazioni asiatiche. Fino al 1998, quando finalmente il Giappone si qualifica per la prima volta al mondiale, ospitato quell'anno in Francia. Un'esperienza comunque poco gratificante: il Giappone raccoglie un solo punto in un girone che comprende anche Argentina, Croazia e Giamaica, e viene eliminato al primo turno.
Va decisamente meglio il torneo del 2002, che il Giappone ospita in società con la Corea del Sud. L'eliminazione agli ottavi di finale contro la Turchia, che si impone 1-0 con gol di Umit Davala, lascia a lungo l'amaro in bocca ai tifosi giapponesi, che avevano visto la loro nazionale imporsi di forza in un girone con Belgio, Tunisia e Russia.
Germania 2006 e Brasile 2014 sono competizioni sfortunate per i nipponici, eliminati nei gironi eliminatori senza ottenere vittorie. Soprattutto la squadra del 2014, allenata da Alberto Zaccheroni, parte con grandissime ambizioni, favorita in un girone che comprende Colombia, Grecia e Costa D'Avorio e composta da molti calciatori dall'ampio respiro internazionale: Nagatomo in forza all'Inter, Honda al Milan, Kagawa allo United. Il risultato però è fallimentare. Eliminati con 2 gol fatti, 6 subiti e appena un punto realizzato. Un flop. Al contrario dell'edizione del 2010 disputata in Sudafrica, dove, grazie anche alle prestazioni di calciatori di classe come Nakamura, Inamoto e Honda, il Giappone riesce ad approdare agli ottavi di finale, dove viene eliminato solo ai calci di rigore dalla sorpresa Paraguay.
La partita rimasta più impressa nella memoria degli appassionati, però, è quella tra Polonia e Giappone disputata durante la rassegna di Russia 2018. La classifica provvisoria dopo la seconda giornata vede Giappone e Senegal appaiate in testa a 4 punti. Per le due nazionali manca solo l'ultimo sforzo, rispettivamente contro Polonia (già eliminata) e Colombia.
L'andamento delle partite però prende binari imprevedibili: sia Senegal che Giappone si ritrovano inaspettatamente in svantaggio per 1-0. A pari punti, a pari differenza reti, l'ultimo posto utile deve essere assegnato attraverso la regola del... fair play, per la prima volta nella storia del mondiale. Ovvero: chi ha ricevuto meno cartellini passa il turno. Ed è proprio quello il momento in cui lo storico spirito giapponese va (finalmente) a farsi benedire, quando il Giappone - virtualmente qualificato per aver ricevuto due gialli in meno del Senegal - dà vita alla più squallida delle meline negli ultimi 15 minuti di (non) gioco contro la Polonia. Neanche il peggior Svezia-Danimarca avrebbe saputo offrire uno spettacolo peggiore.
Il cammino verso il mondiale 2022 è stato tutt'altro che proibitivo per il Giappone. Il primo girone con Tagikistan, Kirghizistan, Mongolia e Birmania è stato poco più di una passeggiata al parco, liquidato con 8 vittorie su 8, 46 gol fatti e 2 subiti.
© Tatsuya TAKEUCHI
Nel successivo girone, invece, i nipponici si sono dovuti sudare la qualificazione diretta, alla fine raggiunta grazie al secondo posto ottenuto dietro l'Arabia Saudita che ha condannato l'Australia agli spareggi.
La rosa
La Nazionale giapponese che giunge a questi inediti Mondiali invernali non può avere grosse ambizioni di gloria. Per quanto la squadra sia di buonissimo livello, ricca di interpreti eccellenti quali Tomiyasu, Minamino, Kubo e la sorpresa Mitoma, il girone con Germania, Spagna e Costa Rica sembra davvero proibitivo.
Hajime Moriyasu, commissario tecnico in carica dal 2018, ha nel 4-2-3-1 il suo marchio di fabbrica e tutta quella schiera di mezze punte ed esterni prodotti da questa generazione di calciatori fa giusto al caso suo. Kamada, Kubo, Minamino, Ito, Doan e Mitoma sono tutti calciatori appartenenti a club europei che sanno giocare a calcio. Qualcuno di loro ha anche una forte confidenza con il gol, come il trequartista Kamada del Francoforte che fino ad oggi ha l'impressionante media di un bonus a partita in campionato (7 gol e 3 assist in 11 partite), e due gol segnati in Champions League in 5 apparizioni. Takefusa Kubo, in forza alla Real Sociedad, e Junya Ito dello Stade Reims si giocheranno il posto di esterno destro mentre a sinistra agirà senza alcun dubbio Takumi Minamino del Monaco.
Uno dei dubbi più importanti relativi all'11 titolare ricade sul ruolo dell'attaccante. Ha stupito, infatti, la mancata convocazione di Furuhashi del Celtic Glasgow, uno dei pochi veri attaccanti a disposizione della Nazionale. Il vuoto lasciato da Furuhashi, già autore in stagione di 8 gol in Scottish Premiership, potrebbe essere riempito da Maeda, anche se il rebus è tutt'altro che concluso.
Possibile sorpresa potrebbe rivelarsi Karou Mitoma, ala sinistra venticinquenne del Brighton ancora non completamente esplosa. Se da un lato il Mondiale aggiunge forti pressioni, dall'altro potrebbe rivelarsi la vetrina perfetta per questo talento pronto a sbocciare. Attenzione anche alla punta Ayase Ueda che sta facendo benissimo al Cercle Brugge dopo aver fatto bene al Kashima. Non ci stupiremmo se dovesse riuscire ad accumulare diversi minuti al centro dell'attacco.
Centrocampo e difesa sono blindati dalle coppie Endo-Morita in mediana e Tomyasu-Yoshida nel reparto arretrato. Giocatori esperti che dovrebbero garantire una discreta copertura al portiere Schmidt. Gavi, Musiala, Sanè e company permettendo, naturalmente.
La stella della squadra, evidentemente, è Takumi Minamino, ex attaccante del Liverpool attualmente al Monaco. Giocatore con caratteristiche ideali per lo schieramento di Moryasu, agirà da esterno sinistro con licenza di accentrarsi. La sua duttilità tattica (ha giocato praticamente in tutti i ruoli del centrocampo e dell'attacco), la capacità di usare indifferentemente il destro e il sinistro, l'abilità nel saltare l'uomo, potrebbero fare di Minamino l'arma in più del Giappone. Le sue doti migliori le esprime nella rifinitura dell'azione. Dal punto di vista realizzativo, invece, in carriera non è mai stato molto prolifico.
Le annate migliori Minamino le ha vissute nella Bundesliga austriaca con la maglia del Salisburgo. Lì ha vinto sei titoli nazionali, giocato 199 partite, realizzato 64 gol e 43 assist che gli hanno procurato la chiamata del Liverpool. L'esperienza in Inghilterra, però, si rivela un po' too much per il fuambolico giapponese. Ceduto in prestito al Southampton, a gennaio 2021, non riesce a incidere, e la stagione successiva torna a Liverpool per vivere un'altra stagione anonima, in cui si fa notare solo per una doppietta al Norwich in Carabao Cup. Questa estate è stato ceduto in Ligue 1, al Monaco, con cui per il momento ha uno score di 1 gol e 2 assist in 13 presenze.
In Nazionale vanta 43 presenze e 17 gol, e probabilmente al mondiale indosserà il prestigioso numero 10, la maglia del talentuoso fantasista. L'unico rammarico è che si troverà di fronte a squadre oggettivamente di livello superiore, un peccato visto che siamo convinti che il Giappone, guidato da Minamino, sia una squadra capace di esprimere davvero un buon calcio.
Il pronostico
Il sorteggio è stato fin troppo crudele col Giappone, costretto in un girone insieme a Spagna e Germania. Due tra le grandi favorite della rassegna, corazzate fatte di calciatori abituati a calcare i palcoscenici più importanti del Mondo. Per questo crediamo che sarà molto difficile che il Giappone riesca a ritagliarsi un posto agli ottavi di finale. Ma chissà, il calcio è uno strano gioco fatto di episodi e le tre partite del girone, tutte one shot, sembrano fatte apposta per riservare delle sorprese.
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