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, 6 Novembre 2022

Considerazioni sparse post Roma-Lazio (0-1)


L'ennesimo derby vinto dalla squadra che partiva sfavorita.


- In uno sport aleatorio come il calcio, un gioco in cui ventidue persone si sfidano su un palcoscenico sterminato e pieno perciò di variabili, di insidie, una delle poche leggi non scritte è che nei derby la squadra che dovrebbe partire sfavorita, alla fine, finisce per offrire qualcosa in più degli avversari. Per prendere il pronostico e stracciarlo in un modo puramente irrazionale, con la determinazione e la voglia di riscatto, cioè. In questo senso è stato il derby della Lazio di Maurizio Sarri che ha battuto la Roma di José Mourinho stasera, con i biancocelesti reduci da una rocambolesca eliminazione in Europa League appena tre giorni fa, e costretti a presentarsi alla gara dell'anno senza Milinkovic-Savic (squalificato) e Ciro Immobile (infortunato);

- Ed è arrivato proprio dal sostituto ad interim di Immobile, ovvero Felipe Anderson, il gol che ha deciso il derby. Con l'addio di Muriqi in estate, infatti, Sarri si è ritrovato un roster d'attacco talentuoso ma incompleto, senza un centravanti di riserva, e in queste settimane ha dovuto reinventarsi l'ex West Ham come riferimento centrale. Felipe Anderson è il tipico calciatore ondivago, capace di incidere su una partita in un senso o nell'altro, un totem a cui accendere ceri di preghiera prima del fischio d'inizio sperando che si riveli l'uomo in più e non un freno egoistico. Tante volte croce, oggi F. A. è stato delizia nel momento più importante, quando – dopo il recupero palla di Pedro grazie all'errore di Ibanez – ha incrociato con freddezza un diagonale mancino che è valso i tre punti;

- Ma se da un lato l'organizzazione nel gioco dal basso e nelle pressioni sulle linee di passaggio giallorosse hanno aiutato la Lazio a giocare piuttosto bene, Mourinho e la Roma devono aprirsi a più di una riflessione. Innanzitutto sulla sterilità dell'attacco: Belotti, Abraham e Zaniolo contano tre gol segnati in Serie A, e non può essere solo responsabilità dei calciatori. Esclusa la traversa di Zaniolo a fine primo tempo (frutto comunque di una giocata estemporanea), la fase offensiva della Roma è stata caotica e disordinata. Nei 10 minuti di recupero finali, anche oggi Abraham e soci hanno fatto il solletico alla porta di Provedel (la Roma ha tirato due sole volte in porta, nonostante fosse in svantaggio dal 29' del primo tempo);

- Prima della solita rissa per futili motivi nel finale, la partita è stata vivace, a tratti godibile, piena di capovolgimenti di fronte e giocate di livello. Forse non spettacolare, ma intensa. Alla fine ne esce vincitrice la squadra più vicina all'avere un'identità collettivamente solida. La Lazio è terza in classifica, a due punti dal Milan, e per la settima volta nelle ultime otto partite di campionato non ha concesso goal. Oggi, pur pagando l'assenza di Milinkovic-Savic, ha trovato in Luis Alberto e Vecino una coppia di mezze ali dedite al sacrificio in fase di non possesso, e sempre pronte ad attaccare l'area romanista, segno che la profondità della rosa a centrocampo è una qualità che Sarri dovrà sfruttare di più. Siamo solo a un terzo del campionato, e tutto sommato se la Roma avesse trovato il pareggio nell'assedio finale nessuno avrebbe gridato allo scandalo, eppure la sensazione è che qualsiasi squadra ambisca a rientrare nei primi 4 posti, quest'anno, dovrà passare sul cadavere della Lazio.

  • Nato a Giugliano (NA) nel 2000. Appassionato di film, di tennis e delle cose più disparate. Scrive di calcio perché crede nella santità di Diego Maradona. Nel tempo libero studia per diventare ingegnere.

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